
L’Europa e il pozzo nero dei diritti perduti
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Geopolitica Vs. Economia
15 Maggio 2024Quando, nel settembre del 2022, con la vittoria di FdI, Giorgia Meloni è diventata premier, confesso di aver ceduto per un attimo, malgrado la delusione, alla seduzione della speranza. Mi sono detta: è un programma che non condivido, sono valori che non mi appartengono, è gente che esprime una formazione culturale e ideologica distante dalla mia e ha obiettivi diametralmente opposti ai miei, ma… ha una donna come leader indiscussa e, soprattutto, ha una donna che, come aveva dichiarato con orgoglio la stessa presidente al suo insediamento, ha sfondato per la prima volta quel tetto di cristallo cosi inarrivabile fino ad allora. Non che confidassi in Meloni: non era una neofita della politica ed era nota a tutti la sua vis di guerrigliera di destra. Tuttavia mi sono consolata pensando: se destra ha da essere, meglio una donna che un uomo, meglio una presidente, che, nella sua battaglia politica potrà ricordarsi, oltre che dei fratelli, anche delle sorelle d’Italia, e di tutti quei soggetti fragili, nella difesa dei quali sono stati strutturati i principali articoli della Costituzione. È stata una pia illusione, nella quale per fortuna non ho investito, ma che mi ha dato la conferma che non è sufficiente essere donna per sviluppare una sensibilità conforme ai valori costituzionali, pur essendone una condizione ottimale.
Faccio un poderoso passo indietro. Riavvolgo il nastro ai miei vent’anni. A vent’anni si è stupidi davvero, recitava una canzone. E io a vent’anni più che stupida, ero manichea. E come tale, molto vicina all’essere stupida. Facevo una distinzione netta tra destra e sinistra e non sospettavo che l’una e l’altra sfera ideologica potessero contenere delle caratteristiche comuni che sfumano in un senso o nell’altro a seconda del punto di vista. Pensavo, per esempio, che gli ideali di giustizia sociale fossero strutturali alla sola sinistra ma, con l’esperienza, lo studio, la riflessione, dovetti ricredermi: d’altronde la stessa Costituzione, figlia di padri provenienti da aeree culturali diverse tra loro, sostiene che lo stato deve rimuovere quegli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Postula, analogamente, l’accoglienza dello straniero, il rispetto della donna in quanto persona e non solo in quanto madre, il diritto al lavoro e alla salute, l’indissolubilità della nazione, la libertà di pensiero e di parola, l’uguaglianza. Sono, questi, diritti sanciti dalla nostra carta costituzionale e sono, senza ombra di dubbio, la risposta a un ventennio di soprusi, di efferatezze, di ingiustizie e di impietose stratificazioni sociali ed economiche. Una risposta elaborata dalle diverse anime che in comune avevano il pedigree dell’antifascismo.
Ritornando al presente, ho la netta sensazione che la politica portata avanti da questo governo non si muova nella direzione preconizzata dai nostri padri costituenti. E questo è davanti agli occhi di tutti. O per lo meno, davanti agli occhi di quanti non si riconoscono ciecamente in Meloni e nella sua squadra. Che, tra votanti e astenuti, rappresentano un congruo numero.
Alcuni esempi.
Donne: si tenta di incentivare la maternità (proclamata come massima aspirazione cui le donne devono tendere), osteggiando la 194 e introducendo nei consultori il movimento pro vita, ma si lesina sui sostegni alle famiglie e sui provvedimenti a favore delle lavoratrici. Nazione: la premier ama riempirsi la bocca della parola nazione, preferendola ad altri sinonimi, ma accetta il ricatto della Lega che le impone l’autonomia differenziata.
Libertà di pensiero e di parola: è un governo che urla alla censura se dei ragazzi contestano una ministra (che non esita a tirarsi indietro, assurgendo al ruolo di martire), ma dimentica la censura (quella sì che è censura!) di cui vengono giornalmente fatte oggetto le voci dissonanti di validi intellettuali.
Uguaglianza: valore senz’altro perseguito, tanto perseguito che chi si sente “più uguale” degli altri esercita il diritto di fermare i treni o di speculare sul TFR di onesti lavoratori. C’è poi chi dice – con destrezza demagogica – di essere una di noi, tranne poi trattare con protervia e insolenza, e non di rado con sarcasmo da avanspettacolo, chi possiede una diversa visione del mondo.
Diritto alla salute: tagli alla sanità pubblica, ma lunga vita a quella privata!
Premierato: avremo forse la madre di tutte le riforme, ma che importa se poi questa sovverte il sacrosanto principio della divisione dei poteri postulato dalla nostra costituzione, concentrando invece forti poteri in una sola persona?
È un governo che ha giurato sulla nostra Costituzione, ma ne rappresenta l’ossimoro e ne disattende i valori fondanti in maniera primitiva e del tutto distante dall’interesse della gente. Come se parlasse a un’esigua minoranza di persone, ignorando quel popolo, l’amato popolo, che ne subisce inconsapevolmente la fascinazione.
A questo punto non so proprio quali siano i valori di destra. O meglio di questa destra. Credo, tuttavia, che ci sia ancora un’alternativa. Rifacendomi all’aforisma di un gentiluomo della politica, Pierluigi Bersani, sono convinta che, se si abbandonano gli egoismi, l’odio, l’arroganza, l’interesse privato nella gestione della cosa pubblica, se si guarda il mondo con gli occhi dei più deboli, si può fare davvero un mondo migliore per tutti. I padri costituenti ce ne avevano offerto una preziosa opportunità. Non sprechiamola.