Le ragioni del NO
2 Ottobre 2016Il “no” della Raggi e certi “no” molto veneziani
6 Ottobre 2016Ha creato ancora una volta scandalo da parte della cosiddetta sinistra del PD e dei residui di cosiddetta sinistra al suo esterno l’affermazione di Renzi sul fatto che per raggiungere un risultato in cui contano i numeri per ottenere una maggioranza bisogna conquistare il consenso degli elettori del campo considerato avverso; nella fattispecie della cosiddetta destra o centrodestra che sia. In questo caso l’affermazione di tutta attualità riguardava la conquista dei favori degli elettori sulle Riforme costituzionali promosse dal governo e già votate dal Parlamento. Personalmente trovo stupefacente questo scandalizzarsi di un’ovvietà che vale anche per tutte le sfide elettorali in Italia e nel mondo: per prevalere ci vuole una maggioranza e se non ce l’hai devi fartela aggiungendo voti nuovi provenienti da chi prima non te li dava, destra o non destra che sia. E trovo ancora più stupefacente che questo scandalizzarsi di fronte a tale ovvietà provenga da quelle componenti di cosiddetta sinistra del fronte avverso alle riforme che si sta acconciando a votare e a far votare NO al Referendum. Infatti se il NO vincerà, cosa tutt’altro che improbabile e comunque possibile, ciò avverrà sicuramente soprattutto attraverso il voto di elettori dichiaratamente di destra, quelli appunto non conquistati da Renzi; in questo caso attraverso la propaganda diretta di partiti e forze politiche dichiaratamente di destra che faranno blocco unico con queste cosiddette sinistre più o meno consapevoli di appartenere oggettivamente a tale blocco. Lasciando perdere i 5 Stelle che sono notoriamente trasversali ( ma con accertati voti a loro favore e anzi maggioritari provenienti comunque da destra, trovati, bravi loro, proprio nel modo che ha descritto Renzi), nel blocco del NO c’è Forza Italia di Brunetta, la Lega lepenista e razzista di Salvini con gli altrettanto lepenisti, oltre che almeno in parte ancora neofascisti di Fratelli d’Italia, questo per andare sui grandi numeri; e trascurando cioè che per il NO ci sono dei noti adoratori della Costituzione Repubblicana come gli integralisti conservatori cattolici nemici grandi dei diritti civili (costituzionali) che si raccolgono negli appuntamenti del family day guidati dal loro leader Gandolfini, senza contare altri adoratori della Costituzione Repubblicana come i neonazisti di Casa Pound e Forza Nuova; ma tutti questi obiettivamente hanno per fortuna un’influenza limitata e se il NO vincerà non vincerà probabilmente per il loro apporto, che resta però in ogni caso un grazioso fiore all’occhiello di questo fronte e della variegata e influente destra a cui senza batter ciglio si aggregheranno certe cosiddetta sinistre. Questo è la descrizione del paesaggio che stiamo ammirando e che senz’altri commenti mette bene a fuoco l’ipocrisia di chi grida allo scandalo circa la quantomeno onesta, realistica e trasparente affermazione di Renzi citata in apertura.
Ma i paradossi emergenti nel fronte del NO non si fermano qui e in buona parte sono emersi nel confronto televisivo sulla 7 tra Renzi e Zagrebelsky di cui parla ampiamente Lorenzo Colovini nel suo articolo in questa stessa pagina. C’è solo da aggiungere che com’era prevedibile nel confronto televisivo si è finito molto per parlar d’altro, cioè di legge elettorale, tema che, come è noto, non fa parte dei quesiti di cui si occupa la Riforma costituzionale sottoposta a Referendum. Certo di questa si è anche parlato, per fortuna visto che il confronto verteva solo sulle Riforme, ma se n’è parlato quasi di rimando, di contesto, sullo sfondo, mentre la lingua di Zagrebelsky batteva con insistenza sul dente dolente dell’Italicum, più facilmente attaccabile. Questo vezzo di mescolar tutto è una costante caratteristica del fronte del NO, perché porta argomenti in più che si aggiungono ai pochi, deboli e contraddittori che riguardano la Riforma costituzionale vera e propria. Viene continuamente invocato il combinato disposto Italicum+Riforme per gridare all’oligarchia e all’attentato alla democrazia. Non ci sono le prove, non si dice mai dove e come nella Riforma ci sarebbero le conseguenze oligarchiche (Renzi glielo ha chiesto a Zagrebelsky e gli si è risposto citando ancora una volta l’Italicum). Tutti vedono bene che la parte della Costituzione che garantisce la Democrazia nei suoi valori fondanti, la prima parte cioè, nelle proposte riformatrici rimane intatta. Esse riguardano le parti successive che sono per così dire più tecniche e applicative. Si obietta che quella seconda parte, pur essendo tecnica e applicativa, ha l’effettivo potere politico di attuare i valori democratici della prima parte. Ed è vero. Non c’è tempo e spazio per entrare nel merito e rimando all’analisi più puntuale di Colovini, ma basta allora osservare come appunto la seconda parte, quella che si vuole riformare, abbia fallito proprio così com’è strutturata in settant’anni di Repubblica, non riuscendo mai a proporre soluzioni efficaci e di fatto eludendo sistematicamente una democrazia di sostanza per il nostro paese. Chi sono allora i difensori della Costituzione e dei primi suoi articoli? Quelli che, riformandola, provano ad attuarla nella pratica o quelli che preferiscono resti solo sulla carta nei tanti libretti che vengono sventolati in questi giorni solo come vessilli?