Storia, politica, morale
16 Novembre 2023Locazioni turistiche. La proposta di ATA
20 Novembre 2023Franco Vianello Moro ha già affrontato il tema riforma costituzionale su questa testata https://www.luminosigiorni.it/2023/11/armi-di-distrazione-di-massa/ con una serie di considerazioni, anche di contorno, con le quali generalmente concordo. Volevo tentare di approfondire l’argomento stando maggiormente sul merito della proposta che, lo dico subito, mi pare scombiccherata come poche (in questo sono totalmente allineato con Franco).
Parto col dire che a mio parere le principali contestazioni che vedo poste al testo nel dibattito pubblico non sono, in realtà, le più significative. Sembra turbare molti sonni il fatto stesso che il Presidente del Consiglio sia indicato direttamente dagli elettori. In sé, non solo non c’è nulla di male ma di fatto è quello che è accaduto nella quasi totalità delle consultazioni della Seconda Repubblica. Siamo andati in svariate occasioni alle urne sapendo che o vinceva Prodi o Berlusconi. De facto, non de iure certo, si è eletto direttamente il Presidente del Consiglio. Nessuno si è sentito turbato e nessuno ha minimamente pensato che il Presidente della Repubblica in carica, che non poteva esimersi dal dare l’incarico all’uno all’altro (e infatti così ha fatto), fosse per questo meno autorevole né questa è stata colta come una diminutio. Debole anche l’obiezione in base alla quale il Presidente del Consiglio, essendo eletto dal popolo mentre il Presidente della Repubblica resta eletto dalle Camere, diventerebbe troppo importante a spese del Capo dello Stato. Perché appunto già de facto per molti anni il premier ha ricevuto una investitura diretta dall’elettorato e secondariamente perché non si capisce quale conseguenza negativa ci sia nella (eventuale) modificazione dei pesi dei due profili. Ho come l’impressione che qui giochi un certo conservatorismo, una sensazione di intoccabilità dello status quo, condita dall’insopportabile retorica della “Costituzione più bella del mondo” che in quanto tale non si può modificare. Vero, peraltro, che il Presidente della Repubblica ha meno poteri perché non può decidere lui lo scioglimento delle Camere e un eventuale premier “di emergenza” come avvenuto in questi anni (vedasi Monti e Draghi). Però la ratio della riforma è proprio quella di evitare che il Presidente della Repubblica si trovi appunto in condizioni di emergenza e costretto a patrocinare evoluzioni non indicate dall’elettorato. Quindi, da questo punto di vista, la proposta di riforma ha una sua logica.
Cos’è invece (sempre a parere di chi scrive naturalmente) che proprio non funziona? La cosa più macroscopica è che l’indicazione del candidato premier funziona in un sistema partitico puro (ovvero un partito = un premier candidato) ma non con le coalizioni. E meno che meno coalizioni entro cui la primazia è contendibile. Fateci caso, nello stesso centro destra, quando la prevalenza indiscussa nei numeri di Forza Italia è venuta meno, i partiti costituenti la coalizione avevano stretto l’intesa che in caso di vittoria avrebbero dato al Capo dello Stato indicazione di incaricare il leader del partito che avrebbe preso più voti, anche uno solo in più. Ed era giusto così. Con la nuova legge, il centrodestra andrebbe al voto indicando, poniamo, Meloni e poi magari alle urne ha un exploit la Lega. Ma il premier votato sarebbe Meloni e non Salvini. Ancora più chiaro pensando all’altro campo. Poniamo che i due maggiori partiti di opposizione mettano in piedi il mitico “campo largo” e si presentino insieme indicando un candidato premier. Ad oggi sono divisi nei sondaggi da un punto percentuale.. difficile dire chi alla prova delle urne prenderebbe più voti. Immaginiamo Schlein candidata del campo largo e che le urne premino clamorosamente i Cinquestelle. Per l’automatismo della legge diventerebbe Presidente del Consiglio la Schlein e non Conte. È chiaro che non funziona a livello di logica. E paradossalmente quello che ad oggi appare un arzigogolo informe, ovvero che il premier può cambiare una sola volta, purché la stessa maggioranza che lo ha eletto ne trovi un altro, troverebbe spiegazione proprio nel voler lasciare la possibilità di cambiare la prima indicazione con quello che poi gli elettori hanno scelto. In ogni caso, anche fosse stato questo il retropensiero di chi ha ideato la riforma, resta un procedimento obliquo e oscuro, esattamente il contrario degli obiettivi di chiarezza che la riforma si propone.
Ma non basta, questo premier eletto dal popolo non avrebbe neppure il potere di sfiduciare i ministri (e sappiamo quanto sarebbe stato utile in passato). Per di più, come detto, con la spada di Damocle della possibilità di essere cambiato da un compagno/rivale di coalizione. Né è prevista la possibilità della sfiducia costruttiva (ovvero il formarsi di una maggioranza diversa in Parlamento). Insomma, un sistema innaturalmente ingessato dallo spauracchio (per i parlamentari) del ritorno alle urne e solo da quello.
Ciliegina sulla torta, la disposizione che la coalizione di maggioranza per stare tranquilla, avrà il 55% dei seggi senza che sia indicata una soglia minima (e tantomeno cosa è previsto in caso di non raggiungimento di detta soglia).
Insomma, un pasticcio colossale. E difficilmente emendabile. Non troverà sostenitori al di fuori della maggioranza (e non è detto che non ci siano malpancisti all’interno della maggioranza stessa) Per cui è estremamente probabile che si vada al referendum per l’approvazione. Che, Renzi insegna, è una vera e propria ordalia per chi lo propone. E la riforma costituzionale di Renzi, pur molto ma molto più razionale e coerente di questa, è stata bocciata abbastanza nettamente.
Ora, viene da chiedersi, ma perché Meloni, finora molto accorta e lucida, si è imbarcata in un’impresa da Armata Brancaleone e potenzialmente suicida come questa? Non mi convincono le ipotesi “psicologiche”, tipo per distrarre l’elettorato dagli scarsi risultati del governo. Né quella per cui ha bisogno di una bandierina identitaria da agitare per le Europee.. non ne ha bisogno (la fedeltà degli elettori di centro destra alla coalizione è granitica e semmai così facendo si priva di allargare il consenso). Neppure la contingenza attuale suggerisce l’imperativo di regole anti-ribaltone.. Se c’è un momento nella politica italiana in cui il governo gode di una maggioranza solida e di una chiara leadership della stessa è proprio questo. Semmai i problemi di governabilità derivano dalle intemperanze interne.. ma guarda caso la legge proposta (con il pasticcio della possibilità di cambiare premier) precisamente esalta queste intemperanze.. Insomma, nessuna convenienza personale e di partito, neppure di coalizione, nessunissimo vantaggio per il Paese in termini di maggiore governabilità (perché il premier non ha più poteri) e la sola, pallida, soddisfazione per l’elettorato di eleggere direttamente il premier (che potrebbe essere letta, come detto, al contrario: ovvero l’imposizione di un candidato premier all’interno di una coalizione mentre l’elettore ne preferirebbe un altro). In ogni caso, una questione lontanissima dalle preoccupazioni concrete della gente. Insomma, tutto da perdere.
Francamente, non riesco a darmi alcuna spiegazione. E pensare che il capo del governo del mio Paese (per cui non ho votato ma è irrilevante) sia così avventato non mi tranquillizza per niente. Perché passi se dimostra avventatezza in un tema che non avrà conseguenze (la proposta sarà bocciata e morta lì) ma se la stessa irrazionalità la applicasse su temi chiave del Paese, le cose sarebbero molto diverse. Perché il primo requisito che i cittadini hanno diritto di pretendere dai loro governanti, che ne condividano o meno indirizzi e idee, è che siano razionali e abbiano la testa sulle spalle.
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