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23 Dicembre 2018L’inverno della ragione
7 Gennaio 2019La notizia che la Legge di Stabilità ha previsto la possibilità di introduzione di una “tassa di sbarco” a Venezia è oggettivamente un evento potenzialmente (vedremo perché per ora solo potenzialmente) epocale. Questa testata ha da sempre sostenuto l’opportunità, anzi la necessità, di un intervento in questo senso (sin dal 2015, vedasi http://www.luminosigiorni.it/2015/05/pass4venice-una-proposta-concreta/ ) e in effetti è stato salutato positivamente anche dall’opposizione PD veneziana oltreché, ovviamente, dall’amministrazione in carica (che probabilmente ha avuto anche un ruolo attivo nel raggiungere questo risultato).
Nelle more di capirci di più di come si concretizzerà, cerchiamo intanto di interpretarne la natura. Direi che è molto più un contributo spese che uno strumento di regolazione dei flussi (che era invece la motivazione principale del Pass 4 Venice). Da parte di ambienti vicini all’Amministrazione si preferisce non a caso parlare di contributo anziché di tassa. La ratio è semplice: preso atto che Venezia (patrimonio non solo di chi ci vive e lavora ma dell’intera umanità) che già di suo necessita di straordinari costi di manutenzione e conservazione, per il fatto di essere massicciamente visitata ogni giorno da folle di turisti deve affrontare extra costi per trasporti di merci e uomini, manutenzione urbana, rifiuti ecc., si chiede a coloro che vengono a visitarla un, appunto, contributo spese per il suo mantenimento. Correttamente, viene richiesta solo ai visitatori giornalieri o pendolari o mordi e fuggi.. chi pernotta in albergo e affini paga già la tassa di soggiorno che ha precisamente la stessa finalità. Altresì, non è granché come strumento di dissuasione dal venire a Venezia vista la pochezza dell’importo, magari qualcosa farà quando sarà imposta al massimo (10 €) nei periodi di punta ma direi che su questo versante è comunque una leva abbastanza corta.
Fin qui tutto chiaro. Il difficile comincia poi perché siamo in Italia e si cominciano a scatenare due sport nazionali: 1) la corsa all’esenzione 2) l’assalto alla diligenza. E saranno in tal senso estremamente importanti le scelte che farà l’Amministrazione che, a quanto pare di capire, sarà l’unica responsabile dell’applicazione della tassa. Circostanza questa che conferisce al Sindaco un potere enorme ma, insieme, anche una delicatissima responsabilità di cui speriamo si faccia saggiamente carico.
Chi sarà esente dalla tassa? Direi che dovrebbero esserlo i soli residenti della Città Metropolitana. Vanno respinte al mittente tutte le proposte di estendere l’esenzione a tutti i cittadini del Veneto. Perché trattandosi di incidere sul turismo mordi e fuggi, escludere dalla tassa tutti i Veneti, ovvero quelli logisticamente più indicati per una visita mordi e fuggi, sarebbe vanificare a monte gli obiettivi del nuovo istituto. Ma sarà una battaglia dura.. a tal proposito registriamo per onore di cronaca il parere della mirese Orietta Vanin, senatrice grillina, che sostiene l’esenzione per tutti gli Italiani, confermando la dissociazione dalla realtà che caratterizza il suo partito.
L’assalto alla diligenza: a chi/che cosa andranno destinati i proventi della tassa? Logica vuole che, proprio per le finalità di contributo descritte sopra, siano dedicati alla sola città storica per interventi aggiuntivi tesi alla salvaguardia e conservazione, intendendovi anche (io direi soprattutto) al sostegno della residenzialità. Attenzione per essere significativi devono essere aggiuntivi a quello che ordinariamente si spende (per capirsi: NON come avveniva negli anni grassi della Legge Speciale..). Però però, sai che botta mortale al mai domo separatismo mestrino se la compartecipazione a proventi della tassa viene distribuita su tutti i residenti del Comune.. E già si registra sul Gazzettino di oggi (3 gennaio) l’appello peloso del Sindaco di Marcon perché tutta la Città Metropolitana si spartisca i benefici. Anche in questo caso, un cortese ma granitico NO è d’obbligo.
Infine, c’è un gigantesco punto interrogativo circa la pratica possibilità di esigere il contributo e le modalità di riscossione della tassa stessa. Il legislatore se la cava con poche righe “applicare, per l’accesso con qualsiasi vettore, alla città antica e alle altre isole minori della Laguna un contributo, alternativo alla tassa di soggiorno“, come dire “aboliamo la povertà per legge”, perfetto stile grillino. Il come, è lasciato all’Amministrazione comunale. Vaste programme.. A parte i lancioni da Jesolo o le navi da crociera, vettori esclusivamente turistici e quindi tassabili massivamente con un sovrapprezzo al biglietto stesso, la gente che arriva con auto propria, con il treno o con l’aereo, come diavolo si fa a distinguere l’utilizzatore da tassare e quello no? Anche ammesso che, per esempio, Trenitalia acconsenta di fare da sostituto di imposta per conto del Comune, come distinguere sul sito di Trenitalia al momento dell’acquisto del biglietto quello che ha titolo all’esenzione o meno? E ATVO e ACTV con i bus dal Marco Polo? Pretendiamo che gli autisti si mettano a controllare se chi sale a bordo ha o no il voucher di prenotazione dell’hotel? E poi, a chi applicarla? Un figlio residente altrove che viene a trovare i genitori e si ferma a dormire nella sua camera di ragazzo, deve pagare? E chi ha una seconda casa? Chi è domiciliato per lavoro ma non residente? Uno studente di Cà Foscari che fa il pendolare da Mogliano?
Non solo: non va infine sottovalutato il rischio di un impatto negativo sulle attività non basate sul turismo che ancora resistono. Perché se non adeguatamente selettiva, la tassa di fatto rende più costosa per chi viene da fuori qualsiasi attività a Venezia. Uno scrittore che viene a presentare un libro (e non si ferma in albergo)? Tassa di soggiorno. Un giornalista, un politico che fa una conferenza? Tassa di soggiorno. Un collaboratore di una scuola, di un corso specializzato, i suoi allievi, un ricercatore che va all’Archivio di Stato… In effetti il potenziale depressivo di una tale misura in termini di mancata competitività del centro storico è estremamente elevato. In linea di principio si risponderà che tutte queste categorie saranno esentabili. Ma è un’affermazione puramente teorica. Perché è impossibile distinguere a monte chi si reca a Venezia per puro turismo o per altri motivi. E d’altra parte se non si troverà un modo per distinguere il grano dal loglio è facile prevedere la drammatica rarefazione di eventi culturali, scientifici, di attività didattiche e quant’altro nel centro storico.
In sostanza, siamo di fronte a due necessità difficilmente conciliabili: essere estremamente flessibili nel valutare le varie fattispecie di visitatori per non gravare su chi a Venezia viene e dà il suo contributo perché sia una città vitale e attrattiva, d’altro canto poter esigere la tassa in modo semplice e rapido per tutti i non esenti. Non nascondiamolo: è un’impresa da far tremare i polsi. Da quello che si legge, l’Assessore Michele Zuin, che è persona seria, ne sembra conscio.
Non a caso, il progetto Pass 4 Venice prevedeva barriere fisiche di accesso per il controllo della titolarità all’esenzione o meno. Con costi implementativi assai significativi e infatti si prevedeva un ticket di ingresso molto più elevato che aveva, in quel caso sì, anche finalità dissuasive. Insomma, le buone intenzioni ci sono, ma c’è il fondato rischio che si rivelino inapplicabili o persino dannose (in perfetto stile grillino). Staremo a vedere. Con occhiuta e speranzosa aspettativa.