SPECIALE ACQUA ALTA 3: Venezia, diciamo basta prima che a farlo sia l’acqua
17 Novembre 201910 ragioni per me posson bastare.. N° 7 – Tutti ci perdiamo
18 Novembre 2019Quanti denari andrebbero/rimarrebbero all’una e all’altra parte nella gestione ordinaria dei due ipotetici Comuni? Quali e quanti sarebbero i costi di esercizio e i ricavi delle due entità? La questione è oggettivamente scivolosa, difficilissimo orizzontarsi nelle pieghe del bilancio e soprattutto fare ipotesi non campate in aria. Procederemo dunque per macro temi senza pretesa di essere esaustivi e definitivi, cercando con trasparenza di distinguere le certezze dalle valutazioni qualitative.
Il tema schei peraltro ha un’oggettiva difficoltà di rappresentazione (per entrambe le parti, in maniera perfettamente speculare). Due casi paradigmatici: nei media hanno in questi giorni avuto largo spazio le valutazioni fatte dal Comune (valutazioni serissime e attendibili, sia detto) sui due settori più sbilanciati tra le due parti ovvero la tassa rifiuti e il trasporto urbano. Ebbene, per ovvi motivi i costi pro capite della raccolta rifiuti sono molto inferiori in terraferma che nella città d’acqua. A bocce ferme, la separazione comporterebbe un notevole aumento della TARI per chi ha i piedi nell’acqua e un significativo calo della stessa (ovviamente mediamente a testa il beneficio per gli uni sarebbe assai inferiore che l’aggravio per gli altri perché ripartito su una base numerica più ampia). Ebbene, la questione in sé (nel senso di presa isolatamente) costituisce evidentemente un elemento a favore della separazione per chi sta a Mestre e al contrario un fortissimo elemento dissuasivo per chi ha i piedi nell’acqua. Discorso esattamente contrario per quanto riguarda i trasporti urbani: qui si aprirebbe una voragine in Terraferma (nonostante i strombazzatissimi 3,5 milioni di presunti maggiori contributi che verrebbero dalla Regione) e viceversa i proventi della navigazione (grazie al super ticket per i turisti) sarebbero vacche grasse. Idem per la ripartizione della tassa di soggiorno che a oggi cuba più di 30 milioni di euro che per il 70% rimarrebbero tutti a Venezia. Quindi l’argomento in sé è neutro: sulla base della convenienza spicciola individuale, qualsiasi eventuale sbilancio tra le due parti rappresenta una opportunità per gli uni e una minaccia per gli altri. Ripartizione dell’IMU? Gli immobili della Terraferma (dichiarazione dell’Associazione separatista MuoverSI) producono il 70% di tutto il Comune. Esattamente il rapporto tra gli abitanti della stessa e quelli dell’intero comune. Quindi anche qui pari e patta (detto a margine: il fatto che il 70% dell’IMU vada a Mestre viene sbandierato dalla stessa MuoverSi come uno straordinario vantaggio che avrebbero i mestrini dalla separazione mentre ovviamente in rapporto alla popolazione come visto è un dato assolutamente neutro.. tanto per dire).
Volendo tentare un esercizio teorico (ma per quanto sopra sia chiaro che è solo di un’ipotesi di scuola) di vantaggi/svantaggi per gli uni o per gli altri, a occhio (attenzione “a occhio” non voglio spacciare impressioni per certezze) il riparto sarebbe abbastanza equilibrato in termini assoluti (fermo restando enormi differenze tra le diverse poste a bilancio). Il che tendenzialmente giocherebbe a favore di Venezia perché se in termini assoluti si andasse in pari, c’è la questione degli abitanti. Detta brutalmente: se io ho una torta apparecchiata per 260 persone e la divido in due e una metà (ma anche i due terzi) va a 180 persone e l’altra a 80, beh, non è che i 180 fanno un affare. Però avrebbero la TARI più bassa, argomento che per MuoverSi sembra da solo capace ti rilluminare le vetrine di Mestre..
Tutto ciò premesso, il dare/avere complessivo non sarebbe affatto a somma zero (e tanto meno positivo) perché ci sono poste importanti dove entrambe le parti ci rimetterebbero. Ma per questo c’è bisogno di una “puntata” tutta sua. Alla prossima.
Perché queste note
Queste note nascono dalla constatazione che un dialogo con i separatisti non è possibile. Perché ogni tentativo di fare informazione seria si vanifica in un estenuante batti e ribatti con considerazioni surreali esposte sovente in modo aggressivo.
L’ho chiamata “Dieci ragioni per me posson bastare” in omaggio al grande Lucio: una ragione diversa per dieci giorni esposta brevemente (ove possibile) per cui sostengo che la separazione sarebbe sbagliata e anzi una jattura. Per la città d’acqua e per quella di terra.
Anche solo riuscissi a far meditare uno dei lettori, non sarebbe stato sforzo vano.