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13 Novembre 2025Tra i collaboratori di questa testata vi sono ben tre candidati alle elezioni regionali, tutti nella lista Uniti per Manildo. Sono Franco Vianello Moro (per Casa Riformista), una colonna della Redazione fin dagli esordi, e due autori più saltuari (ma preziosi e apprezzati) Fosca Moro (per Azione – ALDE) e Giovanni Leone (indipendente candidato da + Europa – ALDE).
Approfitto di questa circostanza, che ci inorgoglisce, per porgere loro poche domande su argomenti programmatici legati in particolare alla realtà veneziana e ricavarne così una intervista a tre. Preciso che la scelta non ha alcuna pretesa di rappresentare un panorama compiuto dello spettro programmatico delle elezioni venete (tipo per intenderci l’ottima intervista, riproposta anche da Luminosi Giorni, fatta dagli amici di Solo Riformisti, a Vianello Moro https://www.luminosigiorni.it/cultura/dalla-toscana-intervista-a-franco-vianello-moro-candidato-nel-veneto-alle-regionali/ ) ma sono appunto aspetti peculiari e specifici che mi incuriosiva mettere a fuoco con i nostri interlocutori e della cui scelta mi assumo la responsabilità. Anche a titolo – e qui faccio volentieri outing – di elettore convinto della lista Uniti per Manildo.
Ecco, dunque, le domande e i punti di vista dei tre amici candidati.
- Come noto, le Regioni Toscana ed Emilia-Romagna hanno legiferato (o sono in procinto di farlo) sulla regolamentazione delle affittanze turistiche. Competenza questa che fino ad oggi si riteneva di esclusiva competenza statale ma, ad oggi la questione è in mano alla Consulta, ed è assolutamente possibile che si sancisca la competenza regionale sulla materia. Qualora avvenisse questo, cosa ritieni si debba fare in Veneto, di gran lunga la prima Regione d’Italia per visitatori? Tieni conto anche dell’enorme diversificazione tra le varie realtà della nostra Regione.
FVM
La regione detiene la competenza sul Turismo tant’è vero che il Regolamento sulle Locazioni turistiche è di sua emanazione dal 10 settembre 2019 che fa riferimento al art. 27 della legge regionale 14 giugno 2013. In accordo con i comuni che nel Veneto sono sotto quella pressione turistica che sottrae al mercato degli affitti a contratto 3+2 o 4+4 unità abitative che vengono destinate alla speculazione e alla rendita di posizione può adottare norme a carattere urbanistico (altra competenza regionale). Infatti la regione ha il compito di definire programmi strategici di interesse regionale e di definire le strategie a lungo termine per il territorio veneto.

Franco Vianello Moro
La legislazione della Regione Toscana si ispira a questo principio e fissa alcuni punti cardine:
Autorizzazione Quinquennale
Le nuove attività di locazione turistica saranno subordinate all’ottenimento di un’autorizzazione comunale della durata di cinque anni per ogni appartamento destinato a questo uso.
Poteri dei Comuni
I comuni avranno la facoltà di stabilire regolamenti specifici basati su criteri definiti, che potranno includere:
- Limitazioni Territoriali e Temporali: Possibilità di vietare le locazioni in determinate zone o di fissare un numero massimo di giorni annui, anche non consecutivi, oltre il quale l’attività è vietata.
- Rapporto Superficie/Ospiti: Determinazione del numero massimo di ospiti consentiti in un’abitazione, in base alla sua superficie.
- Standard Qualitativi: Requisiti relativi all’accesso agli spazi, igiene, decoro e servizi offerti, come la connettività.
Inoltre, i comuni potranno stabilire un numero massimo di autorizzazioni per persona e imporre limiti di autorizzazione in specifiche zone, al fine di evitare la saturazione in aree già densamente popolate da affitti turistici.
Sarebbero da adottare anche qui in Veneto.
FM
La Regione del Veneto deve senz’altro intervenire in materia di affittanze turistiche, comparto economico cresciuto in pochi anni in maniera esponenziale e nell’assenza di ogni regolamentazione: la quale andrebbe a beneficio tanto dei grandi centri come dei medio-piccoli, visto che ovunque si assiste all’espulsione della popolazione residente e al dilagare di un’offerta incontrollata.
GL
In ambito turistico-ricettivo si è affermata la locazione turistica, attività economica svolta però in ambito residenziale aggirando i vincoli tipici delle norme alberghiere. Con l’impennata della rendita fa concorrenza sleale sia agli alberghi che al mercato della casa residenziale in affitto e in vendita, approfittando di un tipo di contratto, quello breve, concepito per chi ha necessità di soggiorni di lavoro per breve tempo in un luogo, con agevolazioni fiscali, come la cedolare secca, adottate per agevolare e non per affossare il mercato degli affitti residenziali. Siamo invece arrivati al paradosso che gli autisti stagionali degli autobus sono stati trovati a dormire sui mezzi in deposito a Dolo, perché non c’era posto o i prezzi delle strutture erano troppo cari. Al contrario, vanno sostenuti i residenti che affittano, per altro verso va riconosciuta una nuova destinazione d’uso apposita per le unità in cui si avvia questa attività.
Il Governo ha presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la legge regionale toscana sostenendo che viola principi costituzionali come la libertà d’impresa, la concorrenza e le competenze statali. Alla prima udienza in ottobre, l’Avvocatura dello Stato è intervenuta affermando che “è un fenomeno che va sicuramente regolato” pur rimarcando il fatto che questa normativa debba essere uniforme a livello nazionale. Già un passo avanti per un governo il cui ministero del turismo patrocina i property days per incrementare questa attività economica senza minimamente prendere in considerazione misure per ridurre dell’impatto di quest’attività economica sul piano sociale. La regione Veneto deve assolutamente intervenire per aggiornare la legislazione regionale in materia, senza aspettare una norma nazionale che è comunque necessaria e opportuna, ma che non impedisce di assumere misure negli ambiti di competenza regionale.
Il turismo non è la causa di tutti i mali, per garantire la tenuta dei nostri centri storici e dei territori, occorre rilanciare politiche per il diritto alla casa con una decisa inversione di tendenza nella gestione delle case ATER, nella configurazione dei bandi con requisiti che sono oggi scorretti e inadeguati, urge un intervento di sistema con giusta declinazione delle categorie ERP e social housing affinché la regione eserciti il suo diritto/dovere a gestire il territorio con opportuni strumenti e strategie d’intervento.
- Il Veneto soffre dell’essere stretta tra le città alfa Milano e in parte Bologna. Produce laureati che poi emigrano altrove e i centri direzionali delle grandi aziende, anche locali, sono dislocati altrove. In breve, il Veneto è sempre più una periferia, ancorché competitiva. Che opinione hai in proposito e quali ricette eventualmente pensi siano efficaci per invertire il trend?
FVM
Il Veneto si è crogiolato nell’assunto del “piccolo è bello” e non si è attrezzata per affrontare le sfide della globalizzazione e della competizione economica-produttiva che spingeva verso realtà strutturate che hanno saputo attivare investimenti per la ricerca e per la formazione di figure professionali qualificate. Nonostante questo gap ha grandi potenzialità infrastrutturali: l’hub logistico di Verona, il Porto e l’aeroporto di Venezia, la rete ferroviaria con i suoi nodi strategici di Verona e Venezia, l’enorme area di Porto Marghera nella quale a fatica stanno trovando insediamento nuove aziende e attività imprenditoriali che recuperano in parte le dismissioni del Polo chimico. Il Polo dell’Idrogeno è uno fra questi, la logistica integrata all’attività portuale è un’altra. È su questo patrimonio che la Regione deve investire collegando più strettamente le sue Università con le aziende più dinamiche e innovative.
FM
La responsabilità in materia risale all’assenza di una qualsiasi politica regionale: Regione del Veneto deve produrre progettualità riguardo alle grandi sfide dell’Intelligenza Artificiale, della Manifattura Additiva delle stampanti in 3D, della Mobilità Sostenibile e della Rivoluzione delle Pompe di Calore per il riscaldamento domestico. Senza dimenticare settori maturi, ma perno dell’economia regionale, come cantieristica, metallurgia, oreficeria, concia e l’agricoltura che non è solo vitigni del Prosecco. La Regione, cioè, deve cominciare a occuparsi di tutto ciò di cui in questi anni si è dimenticata. Così i laureati resteranno e i centri direttivi delle aziende saranno qui.

Fosca Moro
GL
Va superato il gap tra formazione e opportunità offerte ai nostri giovani. La questione è strutturale e riguarda la formazione, il reperimento di manodopera con un attento governo dell’immigrazione per garantire i lavoratori indispensabili per la produzione, il rilancio dell’apparato produttivo del Nord Est a cui non è stato posto alcun freno alla delocalizzazione, il sostegno alle imprese vincolando gli aiuti alle assunzioni e garantendo remunerazioni adeguate. Il Veneto ha acquisito il primato nel consumo di suolo per l’estesa urbanizzazione anche con capannoni che vengono però spesso abbandonati per delocalizzare la produzione. Il problema è che prevale lo sviluppo dell’industria turistica, importante attività economica che non va penalizzata ma dev’essere governata per attenuarne gli eccessi. Il problema non è che l’industria turistica sia diventata fonte economica rilevante, ma che sia spesso la principale e talvolta l’unica a scapito delle attività industriali tradizionali che hanno ricadute più solide e benefiche sui territori, sia in termini fiscali che di occupazione.
Il Veneto deve consolidare la propria vocazione ad essere una regione virtuosa, capace di costruire reti di collaborazione e cooperazione tra comuni grandi e piccoli per ottimizzare la fornitura e condivisione capillare di servizi nel rispetto dei caratteri e dell’autonomia di ciascuno. Manca una visione a medio-lungo termine.
- Il rapporto tra la Regione e il Porto di Venezia è sempre stato di generale distacco. Un solo dato: il Porto di Venezia esporta meno della metà di quanto produce il “sistema Veneto”. Che opinione hai in proposito e come vedi il futuro del Porto in relazione all’attività industriale e commerciale della nostra Regione?
FVM
Dire che la Regione Veneto si è largamente disinteressata delle sorti della portualità veneziana è scoprire l’acqua calda. Come non pensare all’impulso che potrebbe derivare da un’integrazione strategica fra l’Interporto di Padova e il Porto di Venezia, se consideriamo che appunto da Padova tutte le merci vanno ad imbarcarsi al porto di Genova?
FM
Il Porto di Venezia è la maggiore “industria” della Provincia di Venezia e dell’intero Veneto. Storicamente ha prodotto la Repubblica Serenissima perché scalo naturale dell’intera Europa Centrale: non averlo mai capito rappresenta la sconfitta di fondo di tutti i governi regionali dal 1970 in avanti. Il Porto ha bisogno della sua proiezione “in altura”, ma anche di un’infrastruttura di retro-porto che permetta ai treni-merci e ai trasporti su gomma di entrare e uscire con la massima rapidità dalle banchine. In più, la Regione deve farsi carico di promuovere la modifica dell’attuale governo delle acque, frantumato tra diversi enti in competizione tra loro.
GL
Che la Regione trascuri il porto è evidente e il fatto che da tempo la città lagunare non sia rappresentata in Regione non è una buona ragione; perché il porto è avamposto dell’apparato produttivo del territorio regionale. La Regione è da tempo ‘distratta’ su Venezia che viene considerata come magnete turistico, ma non per investimenti e progetti industriali. Vorrei però allargare il campo, per dire che dovremmo invertire l’attuale tendenza a chiuderci nei nostri orticelli, anziché contrarre gli ambiti ai propri confini nazionali, regionali, comunali, di vicinato… dovremmo allargarci non per acquisire egemonia ma per costruire sinergia. Quello che serve per il rilancio del porto è una collaborazione sistematica per l’alto Adriatico, un coordinamento che non metta in competizione ma costruisca concorrenza nel senso di concorrere tutti al medesimo obiettivo condiviso che dev’essere quello di valorizzare le caratteristiche peculiari dei porti e dei territori che questi servono. Ad esempio, è auspicabile una sempre maggiore collaborazione con i porti di Trieste e Monfalcone, che hanno caratteristiche nei fondali, nei collegamenti e nella disponibilità di aree a terra diverse e complementari a quelle del porto di Venezia, che a Marghera ne ha grande disponibilità. Abbiamo bacini d’utenza diversi, a nord si lavora oltre i confini nazionali con i paesi dell’est, noi invece dovremmo lavorare con gli interporti e le industrie della pianura padana.

Giovanni Leone
Di più nella prospettiva di un consolidamento della dimensione europea si dovrebbe cercare di trovare forme di collaborazione anche con i porti di Koper e Rijeka, tenendo conto che però si tratta di porti privati, quindi sarebbero forme di collaborazione diverse. La prospettiva dev’essere questa, dare un respiro e una dimensione non solo nazionale, che coinvolga entrambe le rive dell’Adriatico lavorando all’implementazione qualitativa dell’esperienza della North Adriatic Ports Association (NAPA).
- Porto Marghera è un sito di eccezionali potenzialità per attrarre e produrre posti di lavoro qualificati e attrattivi. Esistono già realtà consolidate ma ancora enormi potenzialità. Come vedi la situazione esistente, che sviluppi immagini, che indirizzi strategici, quali destinazioni produttive, insomma quale politica attiva può o deve svolgere la Regione in quest’ambito?
FVM
In gran parte ho già detto sinteticamente alcune cose nella risposta alla domanda 2.
FM
Intelligenza Artificiale, Manifattura Additiva, Produzioni Legate alle energie rinnovabili, alla Ricerca bio-tecnologica, alla Cantieristica del Terzo Millennio, alla gestione delle risorse marittime, sia costiere che d’alto mare: la Regione può fare davvero tanto, per questo deve cambiare personale politico, perché fino a oggi ha drammaticamente fallito.
GL
A Venezia va comunque dato impulso alla realizzazione di un terminal per le crociere fuori dalla laguna e del porto offshore, strutture che devono essere innervate al territorio con l’utilizzo di porto Marghera come grande area della logistica, ma anche sfruttando le vie d’acqua come l’idrovia per Padova e il PO. Invece deviamo interesse e risorse a strutture di rango inferiore come il complesso sportivo che si sta realizzando a Tessera. Si deve altresì tenere conto di investimento e programmi in atto, sia le infrastrutture finanziate con il PNRR che con i programmi della Zona Logistica Semplificata (ZLS) che incentiva territori più svantaggiati come Rovigo.
Ultimo, ma non d’importanza, è la prospettiva nazionale dove la legge obiettivo porta a un accentramento di opere straordinarie ma in assenza di adeguata pianificazione nazionale. In questa materia la regione ha preso la direzione giusta lasciando spazio all’autorità portuale come soggetto autorizzatore unico, concedendo al porto maggiori margini di manovra.



