Welfare Italiano: Sfide Demografiche e Soluzioni Innovative
11 Aprile 2024PROGETTO EUROPA Soggetto politico o campo di battaglia?
12 Aprile 2024Il dibattito relativo alle prossime elezioni amministrative sembra essere assai vivace nonostante le tempistiche siano ancora relativamente dilatate. La vivacità è di sicuro maggiore rispetto alle elezioni del 2020 le quali sono state sottotono sia per la situazione pandemica ma anche per la sensazione che l’esito fosse abbastanza scontato. E tale scontatezza dell’esito la si percepiva anche nei mesi precedenti tanto che lo stesso dibattito sul nome del candidato, sulle alleanze e sul perimetro, risultò viziato dal pensiero di fondo che Brugnaro avesse già vinto. Ma fu un approccio sbagliato. Citando incautamente Giordano Bruno verrebbe da dire che se è il pensiero a generare la materia allora di sicuro pensare di aver già perso non ha aiutato (usiamo un eufemismo) a costruire una prospettiva di vittoria, o perlomeno di arrivo al ballottaggio. Un giorno, poi, bisognerà anche pur fare un’analisi di come si sia arrivati a questo punto nel giro di qualche decennio. Mentre in gran parte dei capoluoghi di provincia di tutto il centro-nord del Paese c’è una sostanziale egemonia di sindaci di centrosinistra, a Venezia siamo passati da una situazione in cui la vittoria del centrosinistra appariva scontata in partenza a una in cui si è giunti a sperare di arrivare al ballottaggio.
Mettendo nel mirino le prossime amministrative non si possono non tenere in considerazione alcuni punti fermi, anzitutto la fine (salvo sorprese) dell’era Brugnaro, perlomeno in prima persona. Si apre quindi una concreta occasione, per il variegato mondo che in questi anni non è stato convinto dalle politiche del sindaco in carica, di poter indicare un’alternativa.
Sono convinto, ma senza la pretesa di avere la verità in tasca, che sia necessario un fronte ampio e motivato, e possibilmente un unico candidato da contrapporre al (oppure ai?) candidato del centrodestra. Spesso in politica le addizioni seguono logiche proprie, ma il sistema elettorale delle amministrative, con il doppio turno e il ballottaggio, soprattutto di questi tempi, a mio avviso, non consente di affidarsi a “travasi” di voti dal primo al secondo turno, e prova ne è il fatto che il tecnicismo/tatticismo degli apparentamenti ufficiali sta andando sostanzialmente scomparendo da ogni elezione amministrativa. I vari candidati a sindaco che arrivano ai ballottaggi cercano di convincere direttamente gli elettori e la capacità di mobilitazione dei partiti spesso si limita alla cerchia degli iscritti e di qualche simpatizzante. Diventa quindi fondamentale presentare un candidato forte e riconoscibile già dal primo turno, senza considerarlo come turno “preliminare” in cui selezionare il miglior nome.
Proprio per questo ritengo che le primarie siano uno strumento fondamentale per selezionare i candidati. La cosa non dovrebbe stupire. Le primarie rappresentano un tassello fondamentale dell’essenza del PD sin dalla nascita e sono (pardon, dovrebbero) essere connaturate al modus operandi del PD stesso. Per dirla in altri termini, dovrebbero essere la normalità. Il tema che pone l’amico Carlo Rubini nel suo interessante editoriale (https://www.luminosigiorni.it/editoriale/le-primarie-il-perimetro-e-i-programmi-da-sacrificare/), ovvero se il programma debba essere definito prima o dopo le primarie, non è cosa da poco. Istintivamente sarei portato a dire che il programma dovrebbe essere elaborato prima, per consentire di aver chiaro non solo il perimetro elettorale ma anche l’orizzonte valoriale di riferimento che si è scelto. Però a questo punto le primarie si rivelerebbero esclusivamente la scelta di una faccia da presentare agli elettori, con una programma già preconfezionato e l’assenza della possibilità, da parte del candidato, di indicare una propria linea. Una maggiore apertura alle primarie invece consentirebbe anche ai vari candidati di poter esplicitare le proprie proposte, la propria personalità e consentire agli elettori di scegliere sulla base di ciò chi candidare come avversario al centrodestra, e non solo quale sia la faccia migliore. Ci devono essere tuttavia dei paletti: in primis chi accetta di partecipare alle primarie (candidato, partito, lista ecc) deve accettarne il risultato; in secundis deve essere stabilita una base di valori minima da cui non si può derogare, e cito a titolo esemplificativo ma non esaustivo il rispetto della Costituzione e l’antifascismo. Infine, e qui veniamo alla difficoltà maggiore, la capacità da parte di tutti, dopo le primarie, di saper spingere il carro in modo corale, senza perdersi in distinguo continui che portano solo l’elettore a disorientarsi, a perdere fiducia nella coalizione e a cercare rifugio presso ciò che conosce, l’amministrazione uscente.