Venezia capitale di cultura, un 2019 con Mestre al centro
6 Maggio 2013Parole come cactus. Primavera 2013
18 Maggio 2013La vexata quaestio del “gabbiotto” del Venezia Official Store (già il nome è penoso..), che fa bella mostra di sé ai piedi del Campanile, mette plasticamente in evidenza la pochezza degli amministratori di questa città.
Vediamo i fatti: si è messa in piedi una struttura del tutto incongrua con l’ambiente, tanto da trasmettere una sgradevole impressione di precarietà (un po’ come il cesto della biancheria lasciato in mezzo al salotto di casa). Struttura peraltro non necessaria perché erano a disposizione gli uffici dell’APT che potevano assolvere ottimamente alla stessa funzione. Sembra inoltre che si siano utilizzati per i servizi gli allacciamenti del preesistente cantiere del Campanile (il che, se è vero, non è neppure legale..).
Il fatto in sé è più meritevole di dileggio che di indignazione, è solo un esempio di ordinaria sciatteria che merita tutta l’ironia di cui è stato oggetto. Sono al contrario meritevoli di approfondimento le dichiarazioni dell’Amministrazione a seguito delle proteste sollevatesi. Nel Gazzettino di sabato 11 u.s. il Sindaco, con invidiabile faccia tosta, ammette che si, si poteva curare meglio l’aspetto, per poi lanciarsi in una dettagliata disamina della situazione dei banchetti mobili in città (che è come dire “parliamo d’altro”…). Analogamente il Direttore Generale del Comune Agostini, sul Gazzettino del giorno dopo, ed anche in una scarna risposta al nostro Lucio Scarpa su questa testata, ritorna sull’argomento banchetti (evidentemente è una strategia di difesa studiata a tavolino) sorvolando sulla questione vera. Per inciso, sottoscrivo in pieno la puntuta risposta in merito di Lucio Scarpa. Infine, l’Assessore al Turismo Panciera (l’Assessore al Turismo, si badi bene, non un carneade qualsiasi) se ne lava le mani: «Non è un progetto studiato dai nostri uffici, la delibera è a firma del sindaco. Credo sia stato studiato per creare una sinergia con i Musei civici per una comunicazione più efficace e un marketing allargato».
Insomma, un panorama desolante: chi e come ha deciso l’installazione del gabbiotto? Non è stata eseguita una analisi preliminare, valutate le alternative possibili, studiato un rendering? Adesso, a cose fatte, al Sindaco viene in mente che si poteva fare di meglio? E che c’entrano i banchetti ambulanti?
Siamo al cospetto di una palmare, irrimediabile inadeguatezza al ruolo ricoperto. Questa città, tra i molti, ha il problema di essere ostaggio di una classe politica inetta, arrogante e totalmente inidonea anche alla sola gestione ordinaria della macchina comunale. Se in una circostanza tutto sommato banale e facilmente gestibile hanno dato così pessima prova, come possiamo pensare che siano in grado di gestire questioni complesse come il Porto, il futuro di Porto Marghera, il traffico, la gestione dei flussi turistici, i trasporti, lo spopolamento della città d’acqua, il Quadrante di Tessera? Sconfortante, a proposito di quest’ultimo, la recente risposta di Orsoni a Marchi, AD di SAVE, che si lamentava di non avere un interlocutore su Quadrante e seconda pista del Marco Polo (chiedendo venia per l’autocitazione, si veda anche il mio precedente articolo in merito: http://www.luminosigiorni.it/2012/05/2395/ ).
I sigg. Orsoni, Agostini, Panciera se fossero dirigenti in una qualsiasi società privata (o anche pubblica, purché non infestata
da nomine politiche) sarebbero cacciati a calci nel sedere per manifesta incapacità al ruolo. Invece sono lì, nei posti chiave della macchina comunale, perché funzionali al perpetuarsi al potere di un certo sottobosco politico che da vent’anni si spartisce tranquillamente poltrone in giunta e/o nelle aziende partecipate. Ma soprattutto li abbiamo tra i piedi anche per nostra responsabilità, perché la città non è finora riuscita a proporre alternative credibili e perché l’elettorato vota in maggioranza per abitudine o fedeltà al partito, con stanchezza e disincanto. Pensiamoci, alle prossime elezioni.
Mandiamo a casa questi cialtroni.