Una Città tra passato, presente e futuro
5 Dicembre 2021Venezia, falsi miti
15 Dicembre 2021È passato ormai più di qualche giorno dall’appello lanciato dall’on. Nicola Pellicani http://nicolapellicani.it/missione-ue-100-citta-sostenibili-deuropa-venezia-raccolga-la-sfida-la-lotta-ai-cambiamenti-climatici/ perché Venezia presenti la sua candidatura al bando dell’Unione Europea EU Mission Climate-neutral and smart cities 100 https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/bc7e46c2-fed6-11ea-b44f-01aa75ed71a1/language-en/format-PDF/source-160480388, che individuerà 100 città che si candidano a divenire “climaticamente neutre” entro il 2030, ovvero 20 anni (almeno) prima dell’obiettivo generale che si è posta l’Unione, divenendo così apripista della transizione ecologica nell’Unione.
Le città selezionate sottoscriveranno dei Climate City Contracts per ospitare progetti pilota di Ricerca e Innovazione (R&I), diventeranno Mission Cities e costituiranno un circuito privilegiato tra loro perché si scambieranno esperienze e pratiche virtuose, godranno di visibilità internazionale e avranno accesso privilegiato a fondi europei per la realizzazione dei progetti, nonché ovviamente godranno di ricadute in termini occupazionali, di nuove competenze professionali, per la localizzazione di aziende di Ricerca e Innovazione. Insomma, linfa vitale dal punto di vista occupazionale e intellettuale.
In pratica, vuol dire entrare a fare parte di una specie di Champions League nel “campionato della transizione ecologica”.
Diciamola tutta e onestamente: lo stesso appello di Pellicani, comunque meritorio, è tardivo. Il termine per presentare delle candidature scade il prossimo gennaio. E naturalmente la candidatura deve presentare idee e piani di fattibilità su vari ambiti di intervento: efficienza energetica degli edifici, utilizzo di energia pulita, mobilità, riciclo rifiuti, tecnologie innovative digitali e uso dei dati. Insomma, bisogna fare i compiti per casa. Bisogna, in altre parole, rimboccarsi le maniche per redigere quanto meno una bozza di idee da poi perfezionare e negoziare con il Board giudicante. E, per essere estremamente franchi, è pure possibile che sia solo “fuffa”: francamente raggiungere una cosetta da niente come la neutralità climatica entro il 2030 suona un po’ da libro dei sogni.
Ma anche fosse solo una roboante e velleitaria iniziativa, anche fosse la classica montagna che genera il topolino, bisognerebbe in ogni caso mettersi in gioco e andare a vedere le carte. Non solo per una questione di convenienza spicciola ma anche di credibilità: Venezia al G20 Economia è stata candidata a Capitale Mondiale della Sostenibilità, con tanto di firma di un atto costitutivo di una Fondazione apposita, è un paradigma mondiale delle potenziali vittime del cambiamento climatico e dei rischi connessi. È un caso di scuola, inoltre, della complessità dei problemi che attengono alla sfera ambientale e della difficile convivenza con le attività antropiche ed economiche. La candidatura ad essere una delle 100 città apripista è dunque un passo quasi necessitato dalle dichiarate ambizioni e la mancanza di questa porrebbe serie questioni di credibilità della governance complessiva della città (non limitatamente all’Amministrazione Comunale).
Detta in altri termini, aderire alla call non è un’opzione ma un obbligo. Morale e politico. Come giustamente sottolinea anche l’on. Pellicani, la sfida è precisamente politica. E anche da questo punto di vista, non solo economico, un’opportunità da cogliere. Lo spirito dell’iniziativa della UE è quello del massimo coinvolgimento di tutti i portatori di interessi, e in ispecie i cittadini. Il Citizen Engagement (“involvement of citizens in their different roles as political agents, users, producers, shareholders, consumer or visitors”) è quindi la situazione ideale per chiamare a raccolta, una volta tanto con un unico obiettivo, l’Amministrazione, l’opposizione, i grandi players Porto e Aeroporto, le Organizzazioni in primis Confindustria, la pletora di Associazioni ambientaliste. Tutti seduti intorno a un tavolo, una task force per redigere almeno la candidatura (e poi vada come vada).
Invece.. l’appello di Pellicani non se l’è filato nessuno.
Nessuna reazione dall’Amministrazione, cui oggettivamente spetta la prima mossa e il coordinamento generale. Ora, quale sia l’intendimento dell’Amministrazione non è chiaro (almeno a me). Certamente l’iniziativa UE non le era sfuggita. Nel giugno del 2020 (https://live.comune.venezia.it/en/node/36761) la cosa era eccome all’attenzione. Quanto meno, dunque, l’ipotesi di partecipare al bando era sul tavolo sin dalla genesi dell’iniziativa. Dopo, non si sono più avute notizie. Tranne un indizio indiretto: il convegno a Cà Dolfin “Incontriamoci a Venezia per parlare del futuro dell’Europa” del 2 dicembre u.s. in cui, alla presenza di numerosi esponenti della Presidenza del Consiglio, del Comune e di Cà Foscari si è parlato – e ti pareva – di Venezia “capitale europea e mondiale della sostenibilità, città di incontro tra popoli e fucina di idee”. Però della Mission 100 città neanche una parola. Difficile che, in una circostanza del genere, se la preparazione della candidatura bollisse in pentola non se ne fosse fatta menzione. Parrebbe quindi che l’interesse sia scemato (ci augureremmo di essere smentiti naturalmente). Eppure, lo stesso Sindaco pochi mesi fa all’Expo di Dubai nel candidare Venezia a “capitale mondiale della sostenibilità”, proponeva Venezia come un laboratorio internazionale di sperimentazione e innovazione sociale dove transizione energetica, gestione dei flussi turistici, difesa della residenzialità, rigenerazione educativa e resilienza culturale si intersecano per affrontare la vera sfida del mondo contemporaneo. Ebbene, hic Rhodus hic salta: c’è l’occasione per dimostrare la determinazione e la volontà di mettere in atto il “laboratorio” e non fai nulla? Troppa fatica? Troppo difficile fare “vera” politica lungimirante, troppo complicato mettere giù piani credibili, confrontarsi con altre esperienze e con gli altri soggetti interessati? Più facile fare l’ennesimo convegno in cui lodarsi e sbrodarsi e “autonominarsi” capitale?..
Tace la Confindustria, forse perché impegnata nella campagna promozionale della ZLS che non decolla. Silenzio pure dall’opposizione cittadina (fatta salva la lodevole eccezione di Pellicani). Che pure anche politicamente aveva tutto l’interesse a incalzare il Sindaco su un punto così qualificante. Possibile che tra tante polemiche anche giuste, talvolta sacrosante, ma mediamente puntuali e di piccolo cabotaggio (il parcheggio, il conflittino di interessi, le corse di ACTV) non si sia colta l’occasione, o non si abbia voglia, di “volare alto”?
E silenti, infine, le inesauste vestali dell’ambientalismo, quelle sempre vigili sui delicati equilibri idrogeologici, su tutti i codicilli possibili, sui rovinassi di qualsiasi tipo da tutelare. E sì che sono colti, sono bravi a fare ricorsi al TAR, a pretendere la VIA, sono abili a vivisezionare le deliberazioni dell’UNESCO.. eppure non si sono accorti che la Mission UE si rivolge in particolare ai citizens.. perché “they are not only political actors in a governance structure, they are also users, producers, consumers and owners. In this way, citizens can have a huge impact on the environment and take an active role in their local urban areas, in associations and their own homes, to drive climate transition – thereby improving the economy and the environment. For this mission to be successful, citizens and civil society must have a primary role..”?
Doppia occasione persa dunque. Non solo per il merito ma anche perché si è perduta l’opportunità di costringere tutte le parti in causa a mettersi in gioco e confrontarsi. Con i vincoli, i limiti, le opportunità del presente. E con i propri dogmi e convinzioni. Più facile per ognuno stare nella propria comfort zone evidentemente.