SPECIALE ACQUA ALTA 1: Il MOSE che non c’è
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16 Novembre 2019Non è vero che veneziani e mestrini sono diversi, quasi antropologicamente distinti. Il tema identitario è sentito soprattutto a Mestre (dove per molti separatisti la vera motivazione è vedersi scritto sulla carta di identità Comune di Mestre) ed è artatamente alimentato dai separatisti. Va fatto presente che esiste certamente un’identità di prossimità che va rispettata e compresa ma ne coesiste una urbana, parzialmente inconsapevole ma nettissima. Si riverbera nei cognomi, nelle usanze come il San Martino, nel rito dell’aperitivo (una volta c’era pure l’aperitivo stesso ma oggi lo spritz lo trovi anche a Pechino.. non vale più), nel fatto che solo nel nostro comune al posto di bestemmiare usiamo la nota espressione che in italiano si traduce “ci eiaculo sopra”, nel tifare per la stessa squadra (e non è un caso che le squadre solo mestrine, di basket o calcio che siano, sono dichiaratamente in funzione anti..), nel celebrare la Festa della Salute, nell’usanza bocolo.. Sono, ripeto, elementi comuni identitari largamente inconsapevoli ma esistono eccome. Mentre dai separatisti mestrini sono contestati e negati proprio in quanto tali in modo strumentale toccando vette paradossali e ridicolmente miopi. In un confronto con un autorevole esponente dei separatisti questi lamentava che il Sindaco Orsoni l’avesse invitato a andare alla Fenice per sentire la lirica. L’accorato sottinteso era che i mestrini sono cittadini di serie B. Sarebbe da chiedere all’autorevole esponente dei separatisti se a suo parere un abitante per esempio di Rho sia più felice di poter andare a sentire l’opera alla Scala o più incazzato perché, essendo Rho comune, non vi abbiano ancora costruito.. un’altra Scala tutta per i rhodensi. Fuor di paradosso, vivere a pochi km dalla Fenice è un privilegio e una felice opportunità per tutti i mestrini e la Fenice è anche il loro teatro. Solo per pochi livorosi irredenti è addirittura offensivo invitarli ad andare. Salvo poi trovare normale (giustamente!!) andare a Quinto di Treviso a mangiare il bisato fritto. Ma attraversare il ponte, no. Quello no.
Peraltro, questo è un tema che riguarda esclusivamente il separatismo mestrino, la visione separatista mestrina dichiaratamente auspica la Grande Mestre dove le diversità, in primis quella specifica e particolare di Marghera, sono ignorate. Non a caso uno dei loro cavalli di battaglia sono i fantasmagorici risparmi dell’abolizione delle Municipalità. Notare che se si entra in argomento si contraddicono.. se alla solita narrazione che siamo diversi, che piccolo è bello, che studi rigorosi hanno stabilito che la dimensione ottimale è poche decine di migliaia di abitanti, che Spinea è un paradiso, che i parigini farebbero cambio con Marcon ecc. gli si ribatte “ma allora, seguendo il tuo ragionamento, anche Marghera dovrebbe essere comune a sé, anche Favaro..” rispondono “eh no.. ma allora Mestre sarebbe troppo piccola..”. Quindi è chiaro: il sentiment dei pochi separatisti (che sono, io ritengo, una netta minoranza) ha un orizzonte basso, con l’occhio sulla Piazza e che al massimo si spinge su Corso del Popolo, una Piazza e quattro strade dove si incrocia un mondo piccolo, fatto di rimpianti, affetti e interessi, il resto della Terraferma non esiste. Non esiste Marghera, la Gazzera, il Terraglio, l’acqua non esiste, non esiste il Marzenego-Osellino, non esiste il Canal Salso (pieno di storie e tradizioni), non esiste il Parco di San Giuliano (forse perché parlare di Parchi sarebbe ammettere che sono state fatte cose belle) non esistono le Barene, i ghebi, non esiste la laguna su cui la Terraferma si affaccia e su cui è vissuta per secoli. Il Porto? Cos’ è? Esiste solo la Piazza, la Torre, via Mestrina, Via Poerio e meno se ne ha meno se ne metta.