Ti riconosco, dunque sono
19 Aprile 2024Pensiero divergente e voci dissonanti: patrimonio da salvaguardare
19 Aprile 2024Il contapersone della Farmacia Morelli impietosamente da qualche lustro registra il declino demografico del Centro Storico (i sestieri) e in questi giorni è sceso ulteriormente sotto i 49.000.
Il problema è all’attenzione della Città fin dagli anni ’80 del secolo scorso quando il declino aveva cominciato a definire una curva decrescente che andava ben al di là dell’esodo determinato dalle conseguenze dell’”Acqua Granda” del 1966.
Chi si occupava di demografia aveva predetto l’esito a cui la Città sarebbe andata incontro se non ci fosse stata una politica che cercasse di contrastare in particolar modo il saldo naturale nati/morti.
E qualcuno aveva provato anche a disegnare alcune politiche a impatto sociale per consolidare e recuperare almeno il livello dei 100.000 residenti (prof. Francesco Indovina: “Venezia centomila”).
Con le giunte di Cacciari e Costa era stato varato un piano di recupero di unità residenziali che avrebbero impattato positivamente sulla residenza (Giudecca Campo Marte, ex Junghans, Area Saffa): cosa che in quell’isola si è puntualmente verificata, tanto che ancora oggi mantiene stabili i suoi numeri.
C’è da considerare che in quegli anni, fino a tutto il primo decennio del 2000, la tensione abitativa non doveva fare i conti con la penuria di case in affitto.
Ma il fattore lavoro, mobilità/scomodità, e la chimera della macchina sotto casa (al giorno d’oggi qualcosa sta cambiando) hanno comunque aiutato il depauperamento dei residenti.
Il trend demografico, che ha avuto un’accelerata in questi ultimi venti anni (non solo a Venezia, ma ormai in tutta Italia, mentre prima il fenomeno era-pareva essere limitato solo ad alcune città: Trieste, Genova e Venezia), ha dato una decisa impronta di forte regressione e i numeri sono lì a testimoniarlo.
Però il saldo migratorio che in anni meno recenti era anch’esso negativo, da un po’ di tempo in qua è andato in pareggio o appena appena in positivo.
Certo che non basta a tamponare quello naturale (-7/800 ogni anno), ma almeno dimostra che la Città Storica non è più così respingente come appariva qualche lustro fa.
E i numeri che escono dalla gestione delle “esenzioni” al contributo d’accesso fanno “mea” (più forbitamente combaciano) con quelli che già qualche tempo fa aveva reso pubblici Veritas: le utenze dell’acqua attive per i consumi domestici (non alberghieri o assimilabili, non commerciali) si attestano sulle 100.000 in tutta l’area Lagunare (i sestieri più Murano, Burano e Lido).
Con il che si dovrebbe prendere in considerazione che i residenti, con caratteristiche di una certa stabilità, sono all’incirca 70.000 nel Centro Storico cittadino.
Il tema vero al giorno d’oggi è l’enorme difficoltà, a differenza del passato, a trovare case in affitto perché un numero spropositato (la stima dice 7/8.000), al di fuori di ogni regolamentazione possibile e praticabile, sono state tolte da quello residenziale per sfruttarlo a fini turistici.
Il problema ormai ha assunto dimensioni “planetarie” se pensiamo che non c’è grande città a vocazione turistica in Europa, e non solo, che non si sia dotata di regole per calmierare e controllare il fenomeno (Parigi, Barcellona, Berlino, Amsterdam, New York e così via) che inferisce direttamente sulla vita delle città, sui loro servizi pubblici, sulla qualità della vita dei loro residenti, sul valore stesso del loro essere “civitas” e non solo “urbs”.
C’è bisogno di una legge nazionale per normare questo aspetto? Probabilmente sì, anche se c’è da dire che la politica della casa, la politica sulle affittanze in particolare nel nostro Paese sono state accantonate da mò (i piani di edilizia residenziale pubblica, l’Equo Canone e tutto ciò che un tempo ha contribuito a rendere vivibili le nostre città sono stati sostituiti da “poco o niente” di davvero efficace).
Qui a Venezia abbiamo un vantaggio inoppugnabile: la Legge Speciale e il più recente “decreto Pellicani” che se convenientemente applicati darebbero una risposta efficace alla tensione abitativa e metterebbero a disposizione di una quota di “nuovi” residenti una parte di alloggi oggi dedicati alla pura “rendita”.
Ma la nostra Amministrazione si rifiuta di affrontare in maniera puntuale ed efficiente il tema.
Recentemente all’evento inaugurale del Venice Hotel Market 24 (organizzato dall’AVA), siamo rimasti stupefatti: il Sindaco Brugnaro con il suo piglio tra l’assertivo e l’arrogante ha sciorinato la sua soluzione per la gestione delle “locazioni turistiche” rimuovendo completamente il problema “casa” a Venezia, in particolare nella Città storica.
Non può dire “creiamo lavoro e attiriamo nuovi residenti”, cosa viene facile sottoscrivere, e poi quando parla di locazioni turistiche l’unica cosa che propone è “il regolamento di bon ton” in stile “Enjoy Respect Venice” (e si è visto l’effetto prodotto da questa genialata comunicativa!) da affidare ai locatori in questione.
Il Sindaco richiama il “decreto Pellicani”, che asserisce di aver contribuito a migliorare e a rendere praticabile, ma non lo applica perché non sa – o, meglio, non vuole – come e dove mettere le mani per regolamentare le locazioni brevi.
Sono un’attività economica che porta soldi (schei) è il principio a cui si ispira: banalmente, come qualsiasi altra attività legata al Turismo, anche se completamente deregolamentata e con un impatto devastante sulla disponibilità di abitazioni in affitto.
Sarebbe come se rendesse libera e priva di regolamentazione l’assegnazione delle licenze di ristorazione. Provasse a farlo: la categoria gli azzanna la carotide!
Non sono particolarmente legato a quel decreto Pellicani che per molti versi rende complicato gestire il problema, ma vorrei suggerire di adottare un’articolata formulazione che riprendo da una proposta presentata pubblicamente da Italia Viva veneziana nella primavera del 2020:
il Comune si doti di uno strumento urbanistico – nelle more dell’approvazione di una legge nazionale, o di un emendamento alla Legge Speciale (il titolo 1° definisce prioritario il tema della rivitalizzazione socio-economica della Città) – che espliciti la sua strategia generale di allocazione delle strutture ricettive in tutte le varie forme – di cui gli alloggi turistici sono solo una parte – dei servizi connessi e della mobilità, definisca una serie di criteri di regolamentazione degli alloggi destinati a locazioni turistiche:
- per zona, definendo un numero contingentato di alloggi turistici in relazione al numero dei residenti, con percentuali differenti tra zone del centro storico e della terraferma;
- per tipologie, favorendo unità dotate di accesso autonomo, fuori da contesti condominiali;
- per proprietà, solo alle persone fisiche, concedendo una autorizzazione per un solo immobile in proprietà da almeno 5 anni (a meno che non sia stato ereditato) oltre la propria casa di residenza, esclusivamente ai residenti nel Comune, per contenerne l’esodo.
- per fiscalità, classificando come prime case gli alloggi precedentemente affittati ad uso turistico e reimmessi nel mercato residenziale con contratti di durata uguale e/o superiore a quattro anni;
Solo se c’è la volontà politica di mettere mano al problema lo si può risolvere, altrimenti, come sembra voler fare il Sindaco, lo si lascia “marcire” e lo si lascia governare dal mercato della rendita finanziaria prima ancora che della rendita immobiliare.