A proposito di coming out
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20 Ottobre 2023Se parlassimo della prossima scadenza amministrativa del Comune di Venezia?
Qualcuno potrebbe obiettare che mancano ancora due anni e mezzo: un’infinità di tempo e un orizzonte troppo lontano.
Forse, se consideriamo i tempi di evoluzione delle questioni politiche con le quali siamo abituati a confrontarci comunemente.
Ma non necessariamente troppo tempo in relazione alla costruzione di una prospettiva solida, credibile, condivisa e stratificata nel tessuto sociale del nostro territorio che in quanto a complessità e a peculiarità è un vero campione nazionale e persino internazionale.
Dobbiamo innanzitutto partire da una constatazione, opinabile, ma basata su fatti e su percezioni: la ricandidatura di Brugnaro non è nel panorama delle cose possibili.
Il terzo mandato ai sindaci e ai presidenti di Regione, anche se non ancora ufficialmente sancito come inammissibile, non pare proprio essere nelle corde né della maggioranza, né in quelle dell’opposizione che per diversi motivi si troverebbero “fra i piedi” persone o sgradite o tuttalpiù utili ad essere ricollocati nel grande valzer delle prossime tornate elettorali (Europee e Regionali varie).
Ma per quello che ci riguarda la ri-ri-candidatura di Brugnaro è comunque arrivata al capolinea di un’esperienza che, se non è fallimentare, è straordinariamente al di sotto della sufficienza.
L’unico fiore all’occhiello sul quale ha sempre puntato e sul quale ha fatto leva per dimostrare la sua efficienza e la sua capacità di amministratore pubblico sono i risultati del Bilancio.
Se n’è fatto un vanto, ha sempre spudoratamente rigettato ogni responsabilità sulle difficoltà ereditate alle amministrazioni che l’hanno preceduto come se questi fossero stati degli scialacquatori di mestiere.
“E voria anca vedar” direbbe quello che per molti anni si è visto tagliare ogni risorsa del Governo centrale, e ha dovuto sopperire alla gestione dei servizi ai cittadini in presenza di una stretta economico-finanziaria come mai era successo in tutti gli anni dall’istituzione della legge 142/1990.
Ci sarebbe piaciuto vedere l’assessore Zuin forte della sua sicumera gestire il bilancio in regime di “Patto di stabilità”. Auguri al “ragioniere”!
Quando l’orizzonte si è schiarito Brugnaro era appena insediato e una bella pioggia di milioni è caduta su Venezia. Questa è l’unica vera medaglia che Brugnaro può appuntarsi al petto.
Sì va bene, è vero ha anche razionalizzato molto della macchina comunale, ha fatto anche qualche investimento in piste ciclabili (la sua passione), ha realizzato la mitica Control Room, così invasiva e potente nemmeno fosse la CIA, le cui ricadute peraltro non sono né evidenti né condivise.
Ma alla fine i servizi ai cittadini, nel loro complesso sono peggiorati: banalmente vogliamo parlare dei tempi per emettere una normalissima Carta d’identità?
O vogliamo buttare sul tavolo il taglio dei servizi alla sicurezza che mai come in questi anni hanno contribuito (non da soli, ovvio) alla tremenda situazione di tutta l’area centrale di Mestre, che partendo dalla Stazione ormai arriva ai bordi di Piazza Ferretto?
Vogliamo aprire una discussione sul disordine e la mancata gestione complessiva del turismo?
Della gestione del patrimonio pubblico abitativo ne facciamo un tema?
Vogliamo parlare del moto ondoso?
O dello sfascio commerciale di tutta l’area centrale di Mestre?
D’accordo che non tutto discende dalla responsabilità unica del Comune, ma strumenti e politiche locali possono comunque contribuire a gestire meglio i problemi e non vi è dubbio come invece l’assenza programmatica dell’Amm.ne Comunale abbia dato il suo bel contributo ad acuire le emergenze.
Il tutto in un contesto di discussione pubblica assolutamente inadeguato, conflittuale, improduttivo e completamente privo di una visione strategica.
E allora non è per niente prematuro aprire una discussione sul futuro della Città, sulle sue prospettive e soprattutto sui correttivi da introdurre per aggiustare le profonde inefficienze e i gravi errori di una gestione ben al di sotto delle aspettative, persino degli stessi elettori che lo hanno sostenuto per due tornate elettorali.
La sensazione è che molta parte del suo “popolo”, quello di terraferma, in particolare, quello che ha costituito il suo zoccolo duro lo abbia già mollato e stia pensando a una qualche alternativa.
Nella Venezia d’acqua, che comunque rappresenta il 30% del bacino elettorale, l’uomo e le sue politiche sono bruciati.
C’è una reale alternativa pur caratterizzata da una coalizione di Destra-Centro (non certo di Centro-destra visti i rapporti di forza all’interno di quell’area)?
E’ una buona domanda: se pensiamo che Gigio non sarà più della partita, lo scenario è comunque destinato a cambiare radicalmente.
Infatti la formazione Fucsia ne esce profondamente indebolita, anche perché il protagonismo e l’assoluto dominio brugnariano su quella lista ha prodotto il vuoto e ha in molti casi persino delegittimato alcuni dei “protagonisti” che sono rimasti schiacciati dall’invadenza e dalla prevaricazione del Nostro.
E a corredo l’esperienza di Coraggio Italia (il Fucsia su scala nazionale) si è rivelata un flop di proporzioni imbarazzanti.
Reggerà per 30 mesi ancora il trend di Fratelli d’Italia? La Lega sarà in grado di presentare uomini/donne e programmi credibili? Forza Italia a cosa si sarà ridotta nel frattempo?
Allora forse non è del tutto fuori luogo rispondere positivamente alla domanda con cui si è aperta questa riflessione.
Perché tutto l’altro fronte (è un fronte poi? Ho i miei seri dubbi), quello che è uscito sempre sconfitto dal 2014 in poi avrebbe non solo la possibilità, ma persino l’urgenza di aprire un confronto a 360° con l’obiettivo di costruire una piattaforma programmatica utile a risolvere prima di tutto le emergenze, e poi a disegnare una strategia che traguardi almeno il 2040.
E’ vero che la politica contemporanea è abituata a misurarsi sulla punta del suo naso e trascura gli obiettivi di prospettiva, ormai schiacciata dai social e dalla sondaggistica, ciò non toglie che lo sforzo vada fatto e che se ne esca con una piattaforma che guardi ai contenuti più che allo schieramento.
Che questo è il vero limite e l’insoluta contraddizione che attanaglia il cosiddetto Centro-Sinistra fin dai tempi dei governi Prodi o per converso fin dalla seconda giunta Cacciari.
Quella che va evitata è l’indeterminatezza dei contenuti che accontentino tutti e che alla fine si riducano a non essere né carne né pesce pensando di accalappiare qualche voto in libertà e di proporsi non in funzione di una proposta (cosa fare per) ma piuttosto di una contrapposizione pregiudiziale e persino ideologica.
Sicuramente il discrimine per rendersi interessanti e propositivi passa da un no al populismo facilone e superficiale oltre che da un no al massimalismo/integralismo improduttivo e irrealizzabile.
Non faccio l’elenco dei titoli degli argomenti di rilevanza strategica perché questo blog se n’è fatto interprete da molto, troppo tempo e per questo ha tutte le carte in regola per candidarsi a diventare la piattaforma civica di una discussione aperta e trasversale.
C’è qualcuno che, sottotraccia, si sta attrezzando, c’è qualcun altro che prova a mettere a disposizione tribune e sedi di confronto.
Ed è per questo che sarebbe tempo e ora di aprire le danze.