






















I Nostri Obiettivi
Un modo un po’ inusuale per presentarci è quello di intervistare il nostro direttore e dar vita a una sorta di presentazione informale, discorsiva e diretta, uscita proprio dalla sua bocca. Carlo Rubini, direttore di “Luminosi giorni”, risponde alle domande di una collaboratrice del sito e spiega il perché e il per come di questa nuova avventura, nata da una gestazione lenta e ragionata, e che ora ha spiccato il volo.
1. Perché hai sentito l’esigenza di fondare una nuova testata online? Da un sentimento di mancanza di ‘qualcosa’ nell’etere o piuttosto di voler arricchire l’etere?
Nell’etere c’è di tutto, lo sai, e non manca l’approfondimento politico. Arricchirlo comunque è sempre utile. Però manca, ma non solo nell’etere, il tipo di contenuto, che vorremmo proporre. L’ambizione è quella di proporre una novità di contenuto e di approccio critico alla politica, che contenga anche una “nuova” proposta politica, soprattutto nel metodo. In più manca, e manca anche nell’etere, un luogo che rifletta “politicamente” sulle cose della città e del territorio. Se poi la comunicazione del web se ne giova questo è, come si dice, un buon valore aggiunto che arricchisce l’obiettivo principale. La novità è poi per me, perché attraverso questo strumento sperimento una forma di partecipazione che può essere molto innovativa.
2. Chi sono i collaboratori della testata? Come li hai scelti? Aprirai in futuro a nuove collaborazioni?
I collaboratori forse all’inizio sono stati individuati, più che scelti, e poi ci siamo scelti reciprocamente, mi pare. Come ci siamo individuati? Il profilo è quello di persone autenticamente sensibili alla promozione di una politica democratica in senso anti-ideologico ma anche concretamente e non solo a parole. Persone, te compresa, che fanno del pensiero critico la loro cifra e quindi libere, indipendenti, ma non individualiste, perché si sentono dentro a una comunità. Non nascondo che li accomuna a me un giudizio di inadeguatezza del quadro politico nazionale, cittadino e non solo. Ci sono sfide decisive a tutte le scale territoriali e siamo prigionieri di un piccolo e misero cabotaggio nella politica. In più chi collabora appartiene a una generazione più giovane della mia, in grado di provocarmi sulle innovazioni in tutti i campi, fuori dagli schemi. Questi sono gli intendimenti del Centro di Cultura Politica OTTANTANOVE che promuove la testata LUMINOSI GIORNI: la ricerca di una nuova modernità politica e sociale che della modernità torni nello stesso tempo alla fonte, e ciò è riassunto in modo fin troppo scoperto nel nome stesso del Centro che promuove la testata. Non nascondo che in alcuni casi ci siamo scelti anche nella rete delle mie amicizie ed è ciò che farò anche in seguito. Nel mondo delle mie conoscenze ci sono persone con cui ho portato avanti il medesimo processo formativo. Tutte persone che però sono rimaste sempre nell’ombra inutilizzando pubblicamente le loro idee non omologate e non omologabili, sempre un po’ fuori dal coro, e le loro notevoli competenze. Ma questo di voler valorizzare competenze per elevarle al rango politico è un obiettivo dichiarato anche e soprattutto per i più giovani e per quelli che non nascono come mie amicizie che sono in partenza lamaggioranza. Anzi, per rifarmi alla prima parte della domanda un criterio di scelta è stato anche quello che le persone che mi circondano in prima istanza non avessero particolari vissuti comuni per contaminarci senza pregiudizi.
3. Il titolo della testata rimanda a un verso di una canzone di Massimo Bubola. Per te ‘luminosi giorni’ ha lo stesso significato che per il cantautore o uno tutto tuo?
La canzone è intrisa di un ottimismo non superficiale, ma consapevole, che non abbandona mai il sentimento indispensabile per andare avanti: la speranza, una speranza lucida e concreta; un invito esplicito a rimettersi sempre in gioco e se occorre anche a “morire” (non solo in senso letterale) per far vivere qualcosa che resta per sempre, perché comunque resta. Rischiare, ricominciare da capo come sto facendo io, che nella politica e nella cultura politica, ho tentato tante strade senza successo, almeno in apparenza, ma conquistando sempre qualcosa, accumulando esperienza. Ma non nascondo che la luminosità dei giorni si richiama alla luce della ragione, alla luce della conoscenza, alla luce che sconfigga le tenebre dell’irrazionalità, del fanatismo, dell’odio stupido, alla luce di una verità sempre che sconfigga il buio della menzogna. Una verità che non si trova mai per sempre, perché sempre va cercata e sempre ridiscussa. C’è un richiamo anche all’illuminismo? Forse, perché in fondo la nostra modernità politica nasce lì. Non esisterebbe la democrazia moderna se 300 anni fa non si fosse suonata la carica del riscatto umano. Ed è cominciata dal pensiero per poi… così oggi per il domani. Luminosi Giorni vorrebbe passare al vaglio le scelte politiche attraverso il filtro dellamodernità e dei diritti. Il bene e il male di una politica democratica non sono degli optional. Se c’è unchiaro e forte patto di cittadinanza, contents nelle Costituzioni e nelle Dichiarazioni dei Diritti universali, ciò che è bene è già stabilito come principio di fondo, come obiettivo e come prassi. Si tratta solo, ma non è poco, di renderlo concreto e di applicare ciò che è stato stabilito con chiarezza dagli accordi tra cittadini consenzienti.
4. Che tipo di contenuti conterrà la rivista online? Sarà una rivista di rottura, di inchiesta, di approfondimento…
Ho già risposto per i contenuti. Di rottura spero proprio nei contenuti, come ho detto, ma anche nelle forme della partecipazione che dovrebbero rimettere in gioco i contenuti in modo più leggibile e comprensibile di ciò che fanno le forme tradizionali. I nuovi collaboratori mi stanno stimolando su forme di partecipazione diretta, vedremo…
5. Come ad ogni battesimo, la rivista potrebbe essere tacciata di far parte di qualche partito o gruppo politico. E’ così?
E’ indipendente, lo si capisce, ma ciò non significa che se gruppi politici si mettono sinceramente in ascolto con volontà di rinnovarsi, questo strumento è aperto anche a loro. Se ci sarà un rapporto privilegiato con qualche gruppo politico più che con altri, sarà perché quel gruppo si è dimostrato disponibile e altri no e in linea con le ragioni sociali dichiarate del Centro “ Ottantanove”. L’offerta è per tutti e anche la risposta in linea teorica può essere di tutti quelli che si sentono in sintonia con la nostra proposta.
6. Cosa ti aspetti da questa rivista? Volerà alto o si limiterà a sopravvivere?
Dipende dalle forze in campo, questo è un altro problema. I contenuti e le idee ci sono, ma quando si comincia è difficile prevedere quanta forza operativa si riuscirà a mettere in campo. E poi dipende anche dall’audience, dalla capacità di ascolto e di riconoscimento. Non sempre il pubblico, l’utenza della politica sa riconoscerti, sa valorizzarti e non dipende solo da noi. I pregiudizi, gli schemi condizionano. Non bisognerà temere all’inizio, ma anche in fasi intermedie di alti e bassi, di sopravvivere, se ci si trova in una nicchia in attesa di rilanciarsi. Personalmente non ho nulla da perdere e quindi cercherò di volare alto, se le ali mi portano in alto.
7. Come consideri il ruolo degli utenti. Prevedi una partecipazione attiva o solo consultativa del sito?
L’obiettivo è la partecipazione attiva e il coinvolgimento, inutile nasconderlo. La sola consultazione mi sembra sterile, anche se può essere che se il ruolo poi diventa questo, si possa indirizzare lo strumento in un altro modo, tutto da inventarsi.
8. Un’ultima domanda. La grafica del sito è ricercata. Che idea di fondo c’è sotto?
Mi sono preoccupato di far sì che in un campo come quello del web, obiettivamente con molta concorrenza, lo strumento si segnalasse per qualità e rigore formale, ma anche per sobrietà e chiarezza comunicativa. Certo non è una grafica aggressiva, è molto “english” come mi è stato consigliato. Ormai mi ci sono già affezionato e non la cambierei.