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26 Settembre 2025L’accordo tra PD e M5S ha suggellato, in Toscana, la conferma della candidatura di Eugenio Giani alla carica di Presidente della regione. Il PD, di cui Giani è esponente di spicco, ha accettato il programma del M5S, piuttosto generico, in cambio dell’appoggio elettorale. Un programma essenzialmente di natura redistributiva, in cui emerge il “Reddito di cittadinanza regionale”. Il candidato Giani ha dichiarato che “….il campo largo che viene fuori in Toscana vuole essere un esempio a livello nazionale.” (Il Corriere fiorentino, 18.8.25).
Il Reddito di cittadinanza è da anni una bandiera del M5S. E’stato introdotto nel 2019 ed è stato sostituito, a decorrere dal 1° gennaio 2024 , dall’Assegno di inclusione, destinato ai nuclei familiari che abbiano almeno un componente in una delle seguenti condizioni: con disabilità, minorenne, con almeno 60 anni di età, in condizione di svantaggio (specificata in un elenco allegato) e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali . Il requisito di residenza anagrafica per gli stranieri passa da 10 a 5 anni.
Il Supporto per la formazione e lavoro, entrato in vigore nel settembre 2023, è riservato agli individui tra i 18 e i 59 anni, in disagio economico, viventi in nuclei in cui non vi siano componenti minorenni, con più di 60 anni o con disabilità. ( M.L.Maitino, L. Ravagli, N: Sciclone “Due misure al posto di una: come cambia il sostegno contro la povertà”, La Voce 22.5.23).
Con la nuova legge governativa abbiamo una diminuzione dei percettori: con il Reddito di cittadinanza, dal 2019 a luglio 2021, il numero delle famiglie beneficiarie ha raggiunto un massimo di 1,4 milioni; da agosto 2023 non potevano più riceverlo le famiglie in cui non fosse presente almeno un minore, un disabile o una persona di 60 anni e più. Alla fine del 2023 le famiglie con R. di C. erano circa 722 mila. Questo anche per effetto della ripresa economica dopo la pandemia. Il calo maggiore dei percettori verificatosi nel Centro-Nord può essere attribuito alla maggiore ripresa in queste regioni. (M. Baldini e S.Toso “Reddito di cittadinanza. I numeri di un’esperienza chiusa”, la Voce del 19.2.2024).
Il Reddito di cittadinanza ha avuto una importante funzione di sostegno durante la pandemia. In generale, dei due obiettivi che si proponeva, aiutare le famiglie in difficoltà e favorire l’avviamento al lavoro, è stato raggiunto il primo. Il secondo obiettivo, l’avviamento al lavoro, ha avuto un esito giudicato generalmente fallimentare.
Cosa non ha funzionato? E’ un aspetto poco indagato. Un elemento che ha contribuito negativamente risiede nella scarsa preparazione al lavoro, cioè uno scarso possesso di abilità da parte dei disoccupati, poco appetibili quindi da parte della domanda di lavoro . Ma quale è stato e qual è il rapporto dei disoccupati con la formazione professionale? Che avrebbero da raccontare a questo proposito i “navigators”, il cui compito, all’interno dei Centri per l’impiego, era di supportare i beneficiari del Reddito di Cittadinanza nel reinserimento lavorativo?
Oltre all’insuccesso dell’avviamento al lavoro, un altro fattore problematico nel nostro Paese è rappresentato da una consistente presenza di NEET. L’acronimo NEET deriva dall’espressione inglese Not in Education, Employment or Training e indica i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. Nel 2024, i NEET sono stimati al 15,2 per cento della popolazione, con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, a fronte di una media europea dell’11%. Sono 1,67 milioni. (Fonte Onlus Gruppo ENEL. 4.4.2025). Nel Mezzogiorno, l’incidenza è più che doppia rispetto al Centro-nord. I NEET in Italia sono raffigurati in diminuzione (fonte ISTAT, NoiItalia 2025).
L’ISTAT, nel suo ultimo rapporto annuale, ha confermato che negli ultimi cinque anni il fenomeno dei NEET è in calo nel nostro Paese, pur restando una «quota importante di giovani tra i 15 e 29 anni non più inseriti in percorsi scolastici o formativi né tantomeno impegnati in un’attività lavorativa». Circa un terzo dei NEET è disoccupato, un altro terzo è disponibile a lavorare ma non cerca attivamente un’occupazione oppure non è disponibile a lavorare immediatamente e, infine, un ultimo terzo non cerca lavoro né tantomeno è immediatamente disponibile a lavorare», spiega l’Istituto nazionale di statistica. (ISTAT, RAPPORTO ANNUALE 2025. Punto 2.4.3: I giovani e il mercato del lavoro.)
Sugli effetti del nuovo regime, cioè l’assegno di inclusione, attendiamo che emergano diverse indagini.
L’avviamento al lavoro è comunque imprescindibile, salvo i casi di oggettivo e serio impedimento. In uno schema teorico virtuoso, le persone in difficoltà devono essere aiutate e comunque accompagnate ad un lavoro. L’incremento dell’occupazione è un obiettivo da perseguire, sia per il benessere individuale che per quello nazionale. Il lavoro, secondo il dettame costituzionale, resta un diritto e pure un dovere, cui ogni cittadino è tenuto ad adempiere.
Trovando lavoro, si permette che vengano aiutate altre persone che si trovano o sono cadute in povertà: quindi, un ricambio parziale nella moltitudine dei beneficiari di aiuti, che sia Reddito di cittadinanza o Assegno di inclusione. Se non si favorisce l’occupazione, quella legale con relativa contribuzione, come alimentare il welfare su cui basare gli aiuti?
La scarsa attenzione da parte del M5S allo sviluppo produttivo a favore di politiche essenzialmente redistributive non è carenza di poco conto. E la condivisione del programma del M5S , da parte del PD, non costituisce un abbraccio programmatico promettente.