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9 Ottobre 2025Tra il ribollire dell’odio, che si manifesta nelle forme più aberranti della guerra, nel massacro di civili inermi, di bambini a cui la vita appena iniziata riserva solo sofferenze indicibili così profonde da non poter essere rimarginabili, mi vengono incontro dieci figure di donne che nel loro percorso di vita hanno costruito o stanno costruendo nuovi modi di relazione e di esercizio del potere, che pure esercitano nel quotidiano. Sono le storie che Maria Novella De Luca e Simonetta Fiori (Le appassionate, Feltrinelli 2025) hanno raccolto e sgranato con grande abilità e femminile complicità, tanto da farci entrare nel loro salotto e nel luogo di lavoro come vecchie e care amiche che s’incontrano e si raccontano. Le età variano: si va dalla più vissuta, Nunni Miolli, casalinga femminista, 99 anni, a Josephine Yole Signorelli, donna transgender, 33 anni. Dentro le loro vite ci sono racconti di tenacia, incomprensioni, sofferenze, ma anche di grande responsabilità nell’esercizio degli impegni condotti nel susseguirsi dei giorni. Le parole che ricorrono più spesso e diventano la chiave di lettura della forza femminile qui interpretata sono: empatia, dignità, studio, coraggio, capacità di emozionarsi, capacità di dirigere e fare rete.
Due di loro si sono scontrate con la violenza politica di stampo fascista.
Nunni Miolli animava una trasmissione autogestita da casalinghe di Radio Città Futura invitando le donne “a uscire dalle cucine” per parlare di aborto, di violenza, del costo della carne, di figli, di scuola, dell’eroina che insidiava la salute dei loro figli. Lei, dai lacci della casalinghità ne era uscita con due mariti e quattro figli ed era diventata animatrice di un collettivo femminista. Ma la violenza fascista aveva cercato, nell’estate del 1977, di far tacere la loro voce con un attacco terroristico, in cui rimase ferita e per il quale verrà insignita della medaglia d’oro dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, come vittima del terrorismo. Erano tempi duri per le donne, allorché la violenza subita veniva quasi sempre, se non giustificata almeno compresa, perché in qualche modo “se l’erano cercata”. Ma Nulli non molla e racconta le conquiste delle donne citando Franca Viola e le lotte femministe.
Teresa Vergalli, partigiana combattente, poi ha studiato, ha fatto la maestra, ha avuto due figli. Dall’alto dei suoi 97 anni “caracollando sulle sue gambe ancora forti e muscolose, addestrate dalle chilometriche pedalate sulla via Emilia” pretende che sia riconosciuto alle donne un ruolo fondamentale nella Resistenza che non sarebbe stata possibile senza il loro contributo, declinato in tutte le forme.
Poi ci sono le donne che con grandi sacrifici e fatica hanno raggiunto ruoli apicali e di grande responsabilità: Sandra Bonsanti, giornalista, 87 anni, che raggiunse un ruolo prestigioso nella sua carriera di giornalista, per la grande competenza, entrando in conflitto con il ruolo di madre perché ostacolata da un marito americano che desiderava la moglie casalinga come nello stereotipo della middle class tutta “gridolini giulivi e bigodini in testa” mentre aspettava il ritorno a casa del compagno, cucinando gustosi pranzetti. Il rifiuto di questo ruolo, le costò anche la sofferenza della separazione temporanea dalle figlie.
Altrettanto difficile, la strada tutta in salita per raggiungere la carriera di magistrato, di Gabriella Luccioli, 85 anni, perché percorsa dagli stessi ostacoli generati dalla mentalità maschile che legge il destino della donna a casa, moglie e madre felice se mantenuta da un orgoglioso compagno. Inoltre vi era l’opinione condivisa da parecchi uomini che le donne in determinati periodi della vita femminile (ad es. il ciclo mestruale) non potessero avere la necessaria lucidità e freddezza per formulare un giudizio obiettivo. Dopo la sentenza del 1963 della Corte Costituzionale che dichiarò illegittima la norma che escludeva le donne dalla carriera di magistrato, in virtù dell’eguaglianza dei sessi sancita dalla Costituzione, Gabriella è una delle prime 8 donne che superano il concorso per entrare in magistratura. E quello che era stato vissuto nella mentalità maschile un impedimento per svolgere il lavoro del magistrato diventa un’opportunità: “per la prima volta potevo portare la nostra differenza, ossia una specifica sensibilità, attenzione e prospettiva sulle questioni da giudicare. […] Io potevo portare la coscienza viva delle donne.”
“Le emozioni, che hanno sempre rappresentato lo stigma del genere femminile sono invece alla base di quella che io chiamo leadership emotiva, una forza che ci permette di fare la differenza” Così afferma Gaya Spolverato chirurga, 41 anni, che con uno studio “matto e disperatissimo”, svegliandosi alle 3.50 del mattino, correndo tra l’America e l’Europa, ricopre oggi un ruolo prestigioso e potente, la più giovane primaria italiana, a capo dell’Unità operativa complessa di Chirurgia generale 3 del Policlinico di Padova, specializzata nei tumori del tratto intestinale e dei sarcomi dei tessuti molli. Vero è che altre donne, in precedenza, le hanno fatto strada, perché Gaya ha due figli e una famiglia che la accompagna e l’aiuta a superare gli ostacoli.
Altra donna che esercita un grande potere, ma declinato diversamente, è Antonella Polimeni rettrice dell’università La Sapienza di Roma: “Se una volta arrivate al comando ci limitiamo a scimmiottare gli uomini non rendiamo un buon servizio. La vera rivoluzione culturale sarà quando saremo tutte capaci di elaborare uno stile di leadership femminile diverso da quello maschile. Noi interpretiamo più letteralmente il ruolo di leadership che significa guidare, ma stando accanto alle persone non mettendosi davanti”. Saper fare rete, esercitare empatia verso l’altro e spirito di servizio, tutto questo corredo diventa necessario per esercitare il potere.
L’attenzione alla propria dignità e alla dignità dell’altro è il senso del vissuto di altre tre donne che qui si raccontano: Carmen Carollo, Giovanna Del Giudice, Josephine Yole Signorelli.
Carmen Carollo, 80 anni, è la madre di Fabiano Antoniani in arte dj Fabo, che ha compiuto il gesto più drammaticamente innaturale, quale quello di accompagnare un figlio a morire. Il ragazzo aveva quarant’anni, cieco, tetraplegico, tracheotomizzato invocava la morte come liberazione da inenarrabili sofferenze. Lei, per difendere la dignità di suo figlio e il suo diritto di poter decidere della propria vita, lo accompagnerà in Svizzera nel 2017, tracciando la strada già segnata da Piergiorgio Welby e Eluana Englaro per restituire dignità al vivere e morire.
Ancora Giovanna Del Giudice, psichiatra, 79 anni, incontrando Franco Basaglia a 25 anni, lavora con lui restituendo la dignità calpestata ai malati di mente. Usa del suo potere in modo diverso: come direttrice dei dipartimenti di salute mentale “crea nuovi centri, abbatte muri divisori, abolisce i mezzi di contenzione.” E mette in atto una coraggiosa empatia. “Neanche la violenza mi ha mai spaventato perché sono sempre riuscita a trovare un contatto, quel piccolissimo pertugio attraverso il quale incontrare l’altro, ed essere a mia volta riconosciuta.”
Josephine Yole Signorelli, 33 anni, racconta una storia di grande sofferenze, incomprensioni, esperienze estreme, operazioni sbagliate e ripetute, ma anche determinazione e resurrezioni attraverso l’arte del fumetto, “Fumettibrutti” che raccontano storie di cadute e rialzi. “Vivrò e disegnerò. Finalmente donna, finalmente me.”
L’ultima è la storia di una nuova italiana, Laura Hardeep Kaur, 37 anni, nata nel nostro Paese da genitori provenienti dal Punjab, Stato indiano di religione sikh. Si sente un ponte tra due mondi, ma anche profondamene italiana. E, avendo molto studiato e sofferto la situazione di marginalità, è vicina agli invisibili che cercano un riscatto attraverso il lavoro, a cui il sindacato, dove è attiva come segretaria della Flai Cgil di Latina e Frosinone, vuole dare dignità e giustizia.
Le donne, quindi, possono cambiare il mondo? Impresa ardua; ma possono introdurre stili di vita, una cultura del rispetto, una declinazione del potere che pongano in essere dei reali cambiamenti mirati alla pratica di un’umanità più umana.