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23 Novembre 2013Penso che il vero degrado non sia l’aumentare dalla popolazione “stramba” lungo le vie di Mestre. Anzi, più stranieri ci vengono, dentro una città, più sbandati ci arrivano, a cercare qualcosa da fare… e più questa città può considerarsi come un polo che attrae, e che offre opportunità. Parigi è piena di gente in cerca di fortuna, e non è certo una città “degradata”. New York non può dirsi una città tranquilla, cristallizzata e costruita sulle fondamenta del perbenismo borghese; anzi, è un casino. Però nessuno si sognerebbe di definirla città “degradata”.
E Mestre? Che Mestre abbia un po’ di problemi, e che si senta aumentare la tensione specie in certi quartieri, è innegabile. Non vedo però situazioni che non si possano risolvere con buone pratiche di gestione della città.
C’è degrado a Mestre, allora? Può essere. Andando al senso pieno della parola, io però continuo a vedere altri modi in cui la città viene davvero “degradata”. Quando? Quando non le si riconosce il ruolo di città, ad esempio, “perché Padova è più grande – dicono – e anche Treviso”. O quando non se ne vede la centralità dentro un cruciale sistema urbano. O quando si insegue il mito della città brutta – ché Mestre sarà anche disordinata e piena di buchi, oggi, ma brutta no, non più, con la sua, Piazza, il Parco, l’Ospedale, il tram e il Vega e l’Università in via Torino e il Ponte in via dell’Elettricità… e potrebbe anche essere presto ancora più bella.
Soprattutto, Mestre viene “degradata” quando non le si riconosce l’evidenza di essere parte di Venezia.
Lo fanno i Veneziani d’acqua, quando ti guardano come se loro fossero “quelli veri”, e tu, solo perché stai a Mestre, fossi un’altra cosa. Tu puoi aver abitato al Ponte delle Guglie per vent’anni, puoi essere stato consigliere comunale di Venezia, puoi avere tre fratelli che abitano ancora nella città d’acqua; ma se ti sei trasferito a Mestre allora stop: sei Mestrino (mentre loro sono Veneziani. Anche se non hanno mai fatto niente per la città. Anche se non sanno dov’è la Scala del Bovolo…). Stai a Mestre? Zitto e pensa alla “tua” città… È così che si “degrada” Mestre: strappandole le mostrine, trasformandola in una città che non è Venezia.
Lo fanno anche i Mestrini, di “degradare” Mestre. La degradano quando – magari con l’intento di renderla più ordinata e più sicura – cercano di separare Mestre da Venezia, come se l’autogoverno fosse l’unica soluzione per chi vuole sicurezza, decoro, ordine.
Non fa il bene della città chi “degrada” Mestre a non essere Venezia, chi “degrada” i Mestrini da Veneziani a cittadini di serie B… Non fa il bene della città – né di quella che sta all’asciutto, né di quella che sta in mezzo alla laguna – chi si ostina a dividere i cittadini come se non fossimo la stessa gente, come se non appartenessimo alla stessa storia, come se non votassimo lo stesso governo civico, come se non pagassimo le stesse tasse. Come se non avessimo anche noi che, adesso stiamo a Mestre, l’acqua salsa nel sangue. Come se da Cannaregio e dal Lido non venissero anche loro, i “Veneziani DOC”, a cercar funghi nel Cadore.
Fondo un comitato contro questo tipo di degrado, più pericoloso ancora dei “Barbanera”, perché incide in profondità e indebolisce ogni sforzo di rinnovamento e progresso civico. Apro un gruppo per dire che Mestre è Venezia, che i Mestrini sono Veneziani (e amano Venezia, e possono governarla) tanto quanto i Lidensi e gli abitanti di Castello… Qualcuno mi dà una mano?



