
La riduzione del danno
9 Marzo 2016
Diritto di vivere
15 Marzo 2016Un poco di cronistoria giusto per cominciare. Gennaio 2016. Un annuncio che coglie di sorpresa molti: Mario Calabresi (ottimo) direttore de La Stampa è il nuovo direttore de La Repubblica al posto dell’altrettanto ottimo Ezio Mauro. 28 febbraio 2016. Nel suo solito (e noiosissimo) appuntamento domenicale, per la prima volta, Scalfari scrive un editoriale – Se Renzi impugna la bandiera europea di Spinelli – in cui non crocifigge l’attuale Presidente del Consiglio. 2 marzo 2016. La CIR (la holding della famiglia De Benedetti) annuncia un accordo con la FCA (la cassaforte della famiglia Agnelli) per riunire in una unica proprietà editoriale La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, L’Espresso più la miriade di quotidiani locali (tenete presente quest’ultimo elemento please) sotto l’egida della Finegil ( Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia fra gli altri). Contemporaneamente FCA annuncia di uscire dalla governance de Il Corriere della Sera (facendo, immagina chi scrive, particolarmente contento Della Valle mai innamorato, e non per motivi calcistici, degli Agnelli) Tutto chiaro sin qua? Bene. Continuiamo con la cronistoria ma facendo un passo indietro. Ottobre 2015. Mondadori annuncia l’acquisizione (127,5 miliardi) di RCS Libri. Apriti cielo. Nel giro di poche ore si susseguono lamentatio e requiem per questo matrimonio contronatura che “darebbe vita a un colosso editoriale che non avrebbe pari in tutta Europa perché dominerebbe il mercato del libro in Italia per il 40 per cento” come affermano, in un appello, un nutrito gruppo di intellettuali del calibro di Franco Battiato, Tahar Ben Jelloun, Pietrangelo Buttafuoco, Furio Colombo, Mauro Covacich, Michael Cunningham, Andrea De Carlo, Enrico Ghezzi, Paolo Giordano, Giulio Giorello, Raffaele La Capria, Toni Servillo, Susanna Tamaro, Sandro Veronesi. Novembre 2015. Addirittura si arriva alle dimissioni da direttrice editoriale Bompiani di Elisabetta Sgarbi che, poco dopo, annuncia la nascita di una nuova casa editrice, La nave di Teseo, che vuole raccogliere gli autori transfughi da quella che oramai è stata battezzata Mondrazzoli (Umberto Eco e Furio Colombo su tutti). Insomma: niente male ‘sto sconquasso per un affaire che avrebbe significato (il condizionale è d’obbligo: l’Antitrust infatti obbliga Mondadori a lasciare Bompiani e Marsilio) raggruppare in un unico gruppo il 40 per cento dell’editoria trade (narrativa e saggistica) e il 25 per cento di quella scolastica. Bene. Se tanto mi da tanto, ad un ingenuo come il sottoscritto verrebbe da pensare che il matrimonio Espresso-Repubblica con La Stampa avrebbe dovuto portare ad analoga levata di scudi. In fondo se andiamo a vedere mica è robetta da poco. Stiamo parlando di 1.500.000 lettori in più che vanno ad aggiungersi ai 5.800.000 che già leggono Repubblica, L’Espresso e i giornali locali della Finegil. Oltre alla informazione online che conta in tutto 2,5 milioni di utenti unici al giorno. Senza contare che il gruppo porta in edicola mensili come Limes e il bimestrale Micromega. E controlla Radio Deejay, Radio Capital. E senza dimenticare proprio la galassia di quotidiani locali editi dalla Finegil che rappresentano un enorme, capillare, sistema di informazione locale importantissima e, spesso, politicamente molto ma molto incisiva. Già: con queste cifre uno si immagina chissà quali veementi proteste. In modo particolare, magari, chissà, proprio da quegli intellettuali di sinistra particolarmente allergici a tutto ciò che sa o può sapere di monopolio o di dominio del mercato. Ed invece nulla. Ma proprio nulla! Niente di niente! Perché? Anche perché la sensazione è che se al posto di De Benedetti questa operazioncina l’avesse fatta il Berlusca…sai che macello? Certo: La Repubblica ha un DNA che fa parte della formazione politicoculturale, quella del liberalismo di sinistra, di tanti che vedevano il proprio progressismo avere, finalmente, una sorta di casa comune contrapponibile al conservatorismo clericale (e, almeno agli inizi, pure un tantino destrorso) e democraticocristiano di quella alta borghesia inquilina de Il Corriere della Sera. Certo: per storia personale e professionale Mario Calabresi è uomo non troppo indulgente con il radicalchic che abita tanti intellettuali e tanta sinistra da salotto (e lo sdoganamento di Renzi da parte di Scalfari che sia il primo segnale di un cambio di verso?). Ma possono queste considerazioni giustificare, spiegare questo assordante silenzio? Oppure c’è dell’altro? E che cosa se non il solito difetto proprio, tipicissimo anzi, di quella intelligencija così brava ad usare il metodo due pesi, due misure? Poiché da sempre De Benedetti (che addirittura rivendicò scherzosamente di avere la tessera n.1 del PD) è considerato vicino, quasi organico a questa sinistra radicalchic allora a lui molto è concesso. Anche di avere indubbiamente una posizione predominante in un settore delicatissimo e strategico quale è quello dell’informazione. Appunto: l’avesse fatto l’ex cavaliere…. C’è solo (solo!) da augurarci (dove quel –ci è da intendersi per noi renziani e diversamente renziani) che l’acquisizione di due testate “terziste” come La Stampa e Il Secolo“ possa controbilanciare la linea editoriale de L’espresso e La Repubblica (ma anche Micromega mica scherza) magari, chissà, frenando la tentazione dei gruppo di diventare la voce soltanto del partito Socialdemocratico di Bersani (E D’Alema? Beh D’Alema, nel frattempo, meglio si dedichi alle sue vigne che è meglio come direbbero i Puffi)…



