
Un terzo, un terzo e un terzo
9 Settembre 2016PER ANDAR OLTRE QUESTA POLITICA (ANTIPOLITICA) URLATA E BESTIALE
11 Settembre 2016Quando all’interno dell’Unione Europea le cose non sembrano andare nella giusta, o quantomeno uguale direzione (i paesi baltici infatti chiedono maggior sicurezza, i paesi del cosiddetto “gruppo di Visegrad” e quelli dell’Europa centrale non vogliono rifugiati, i nordici invocano più rigore, mentre i mediterranei si appellano alla flessibilità), sono alcuni numeri a destare preoccupazione e al contempo qualche speranza.
I numeri sono quelli relativi alle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione UE nei confronti degli stati membri.
Questo tema non è da sottovalutare, a meno di non voler accettare i rischi connessi alla trasformazione dell’Unione sovranazionale di Stati in associazione volontaria di governi più o meno convinti del progetto europeo.
In effetti basta pensare che, stando ai dati del 2015, contro l’Italia sono state avviate 89 procedure, contro la Germania 88, contro la Spagna 83, contro la Grecia 82 e contro la Francia 80. A seguire gli altri Stati tra i quali spicca la Croazia con 21.
Se il diritto comunitario per molti studenti europei resta una materia dai contenuti intricati ed a volte astrusi, insomma una colorata e multilingue bestia nera, anche per gli Stati, che fino a prova contraria compongono questa Unione, dare attuazione al diritto che ne discende sembra spesso uno sforzo immane.
Ed infatti, oltre ai casi di mancato recepimento, si vanno a sommare quelli di cattivo, se non addirittura, errato recepimento degli atti UE, in particolare delle direttive.
Solo con riferimento all’Italia, per dare un’idea di quanto appena detto, sul totale delle procedure di infrazione, 20 riguardano la tardività, mentre 69 riguardano errori o difformità nell’applicazione delle norme europee.
La Commissione Europea, nonostante l’evanescenza dimostrata in alcune occasioni, denota invece grande impegno nelle fasi di monitoraggio sul recepimento delle norme UE ed a tal proposito ha addirittura elaborato un sistema di cartellini (verde buono, giallo medio, rosso sotto la media Ue) per vigilare sul comportamento degli Stati.
Al momento, l’Italia ha collezionato un paio di cartellini rossi in tema di appalti e di mercato delle professioni e ben 4 cartellini gialli a cui però va aggiunto un cartellino verde in relazione al progetto “la tua Europa”.
Inoltre, l’attenzione nell’esaminare i processi di effettiva attuazione del Diritto Comunitario è accompagnata anche dall’introduzione di sistemi pre-contenziosi come EU Pilot, atti proprio a prevenire eventuali sanzioni da parte della Corte di Giustizia.
Forse, malgrado l’ironia che i cartellini possono suscitare, dietro questo sistema si nasconde una delle possibili soluzioni alle difficoltà che l’Unione sta incontrando ed è possibile scorgere quindi il valore di tutte queste procedure.
Infatti, dove il processo di controllo dell’attuazione del diritto UE viene affidato alle Istituzioni UE (Parlamento, Commissione, Corte di Giustizia) qualcosa si muove, qualche forma di esistenza dell’Europa si avverte, quando invece il metodo intergovernativo, in cui le decisioni sono monopolizzate verticalmente dalle istituzioni che rappresentano i governi nazionali (Consiglio e Consigli Ue), si ha la percezione concreta dell’indisponibilità degli Stati membri a trasferire alle Istituzioni comunitarie la gestione di tutti quei temi, lavoro, sicurezza e politica fiscale, da cui dovrebbe partire la costruzione di una vera Europa federale, capace di dare risposte sovranazionali a problemi che oggi non presentano più confini.