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17 Maggio 2020Come da sessant’anni a questa parte tutto sembra ruotare sempre attorno alla questione stadio. Problema superato per conseguenza di Covid19?
In effetti parlare ora di stadio a Venezia sembra una assurdità. Gli stadi, chissà per quanto tempo, rimarranno ancora chiusi al pubblico. Poi, passata la tragica emergenza, la conferma del distanziamento sociale ridurrà drasticamente il numero degli spettatori. E quindi a cosa serve un grande stadio? Invece, proprio per questo, lo stadio ampio servirà in quanto l’aumentata distanza tra spettatori sarà la più grande novità con conseguente riduzione dei posti disponibili.
Ritorniamo quindi alla solita centralità/necessità del nuovo stadio del Venezia.
E qui, forse, si innesta anche la questione della recente rotazione al comando del Club Arancioneroverde.
Joe Tacopina è arrivato in Laguna al grido di “avanti tutta!”. Serie A in tempi brevissimi, consolidamento della struttura societaria e del team sportivo, costruzione dello stadio a Tessera, ingresso nelle coppe europee.
Splendido l’inizio: doppia immediata promozione con un grande nome in panchina (Pippo Inzaghi), ingresso trionfale in Serie B, presentazione dello studio di fattibilità dello stadio (24 luglio 2018), la squadra sfiora la promozione in Serie A fermata solo in semifinale playoff. Quest’ultimo passaggio viene forse considerato più un rischio che un’opportunità. Più di qualcuno suggerisce di non temere l’eventuale promozione in A, c’è spazio per tornare a riallargare le tribune del vecchio Stadio Penzo anche con strutture noleggiate per quel paio di campionati che proieteranno il tutto verso il nuovo stadio e, se dovesse esserci una malaugurata retrocessione, vorrà dire che con i soldi del “paracadute” che la Figc garantisce a chi retrocede, saldi le esposizioni precedenti e ti rigiochi la promozione (Benevento, Crotone, Frosinone & C. insegnano). Ma il campo dice no.
A un soffio dalla massima serie la corsa si ferma.
E, quel che è peggio, si arena anche il progetto.
Tacopina, in ogni caso, ottiene consensi smisurati su ogni fronte.
Ma si paralizza la presentazione del Progetto Definitivo dello Stadio, prevista da cronoprogramma per febbraio 2019 e, per conseguenza, le autorizzazioni a procedere.
Tacopina, nel frattempo, ripiega su un programma di minima per conservare la categoria. Forse la spinta al ribasso arriva dai soci americani che sembrano non più disposti a sostenere grandi spese. La salvezza nel campionato di Serie B 18/19 arriva all’ultimo respiro e per il campionato successivo si gioca su prestiti di giocatori e su atleti giovani allenati da un altrettanto bravo giovane mister.
E qui la missione Tacopina si chiude prima ancora dell’arrivo della Pandemia. I soci americani prendono il sopravvento, forse avrebbero voluto, a fronte di investimenti importanti, vedere una continuità ai successi dei primi anni e non un ripiego su situazioni di minima e di rischio. Ma Tacopina aveva fatto un’operazione di mantenimento con contenute risorse e con uno stadio che torna ad ingessarsi.
Però Joe esce con grandi onori e ringraziamenti dalla piazza mentre si insedia il nuovo presidente Duncan Niederauer, già presente tra i soci americani.
Niederauer è un aziendalista ed economista di alto livello. Ragiona per obiettivi e risultati, più che per sogni ed entusiasmi, ma è ancora convinto che la situazione sia recuperabile in positivo. Prospetta misurata fiducia nella possibilità che entrino nuovi soci per lo stadio, ma anche onestamente ammette che la conservazione della Serie B è indispensabile. Una retrocessione potrebbe corrispondere a un doloroso abbandono. In tale contesto si inserisce la lunga lettera pubblica con cui Niederauer cerca di contribuire alla riflessione collettiva sulla ripresa o meno del campionato di Serie B dopo il primo drammatico ingresso nella Pandemia.
Duncan dice: riprendere il campionato di Serie A è, con molte perplessità, anche possibile. Ma nelle serie inferiori è solo un costosissimo azzardo in termini di rischi e di costi insostenibili.
Già da un bel po’ il Basket ha fornito un forte gesto di responsabilità sospendendo definitivamente il campionato, mentre Figc e Lega A la responsabilità la manifestano avvinghiandosi al rispetto del contratto sui i diritti tv. Anche perchè le società quei soldi li hanno già spesi ben prima che il campionato iniziasse. Chissà se questa vicenda insegnerà veramente qualcosa a quel mondo assurdamente dorato che non dimentica il soldo ma che dimentica troppo facilmente i suoi stessi interpreti e la gente a cui lo spettacolo è rivolto.