Storia e ‘necessità’ storica
23 Giugno 2018Politicamente scorrettissimo, ma ci sta
27 Giugno 2018Al compimento dei ballottaggi, il risultato generale di queste elezioni comunali di giugno 2018 hanno visto un rafforzamento del Centrodestra, con la Lega come forza trainante. Si è votato in 760 comuni, di cui 109 maggiori, con più di 15000 abitanti, e 20 capoluoghi di provincia; queste elezioni hanno interessato circa 6 milioni e mezzo di elettori. Un buon numero di sindaci è stato eletto al primo turno.
Un risultato sull’onda delle elezioni politiche del 4 marzo, con un successo per la Lega e un arretramento per Forza Italia all’interno del Centrodestra. Lo scorso anno la competizione tra Centrodestra e Centrosinistra si risolse praticamente alla pari; risultato eclatante di questa tornata elettorale, la conquista da parte del Centrodestra di città per lungo tempo “rosse” come Siena, Pisa e Terni.
Scorrendo la mappa dei risultati, quando non prevale una delle due coalizioni, Centrodestra o Centrosinistra, prevalgono le civiche; infatti il M5Stelle porta a casa solo 5 sindaci, sia pur su 7 ballottaggi, e quindi presenta una condizione di difficoltà rispetto al successo registrato alle elezioni politiche, ed anche rispetto alle precedenti comunali del 2016 e del 2017. Soprattutto al Sud le liste civiche mietono successi, con le importanti conquiste di Messina e Siracusa.
Sulla base dei dati e della ricerca pubblicati dal CISE/Luiss, possiamo considerare questa mappa elettorale in tre settori. Al Centro-Nord si registra un vantaggio del Centrodestra, in una competizione per lo più bipolare. Nel Sud abbiamo un aumento del multipolarismo, in quanto sono le liste civiche che si affermano come un polo alternativo , con 17 città conquistate su 66.
Una considerazione a parte merita la Toscana: già da tempo la Toscana non rappresenta più la zona rossa quale si era mostrata per decenni. Da parte dei politologi è già stata evidenziata questa mutazione, da quando anni fa era toccato a Prato passare al Centrodestra, Prato poi riconquistata dal Centrosinistra.
Una mutazione profonda, quella in Toscana, che investiva l’essenza di quella che veniva chiamata “subcultura rossa”; subcultura in senso sociologico, vale a dire un insieme di interessi, convinzioni, sentimenti, partecipazioni che indicavano un tipo di appartenenza e di condivisione del mondo della sinistra. Una subcultura che mostrava segni di sfaldamento, anche per la preminenza data dagli amministratori alla gestione del potere rispetto alle proposte di progettualità e sviluppo del territorio; da parte di una sinistra per di più divisa e spesso rissosa al proprio interno.
Nel 2013 Livorno fu conquistata dal M5Stelle. In queste elezioni di giugno, anche Carrara è andata al M5Stelle; mentre oltre le città di Grosseto, Arezzo, Pistoia e Massa, già passate in precedenti elezioni al Centrodestra, anche Pisa e Siena sono passate al Centrodestra. Oggi, sindaci del PD sussistono a Firenze, Prato e Lucca.
Analisi e dibattiti ci diranno i probabili motivi di questi ultimi passaggi, se si sapranno individuare.
Una brevissima riflessione, a proposito di Toscana, mi permetto di formulare riguardo a Pisa, mia città di origine. Qui non c’è dubbio che un potente motivo di arretramento della sinistra, se non il più determinante, è dovuto alla questione dell’immigrazione. Troppo esteso e profondo il disagio dei cittadini di fronte ad un fenomeno massiccio, nei cui confronti gli amministratori e la sinistra si sono mostrati sordi e impotenti, ignorando le richieste di intervento; un sindaco che – a mio parere – si è dimostrato piuttosto imbelle, a fronte di una situazione fatta di zone del centro storico in preda al degrado, con spaccio di droga in mano a bande di migranti, con frequenti risse tra di loro. Casi frequenti di scippi e aggressioni nei confronti dei cittadini, richieste piuttosto insistenti di denaro ai parcheggi; inoltre episodi in cui, in occasione di sequestri di merci contraffatte, le forze dell’ordine sono state accerchiate e malmenate. Era – ed è – palpabile e massiccia la protesta dei cittadini, che ha dato adito alla vistosa avanzata della Lega.
Anni fa c’è stato il caso di Cascina, in provincia di Pisa, ex roccaforte rossa per decenni, che ha eletto un sindaco leghista. Avrebbe dovuto rappresentare un vistoso campanello di allarme; invece, tranne poche analisi che tentavano per lo più di spiegare il trapasso a destra tirando in causa difficoltà economiche, la reazione prevalente del mondo di sinistra è stato di disprezzo nei confronti degli elettori.
E qui mi fermo ai margini di un problema che concerne quadri e militanti della sinistra, che sarebbe estremamente lungo da trattare, e riguarda essenzialmente l’atteggiamento di sufficienza nei confronti dei votanti di campo avverso, e che emerge soprattutto nei social sites. Se l’avversione è connaturata alla lotta politica, è però compito e dovere del partito, di qualsiasi partito e dei suoi militanti, individuare e capire le motivazioni della protesta e del voto contrario (invece che attribuire la responsabilità delle proprie difficoltà al segretario in carica). In casi come questo, l’arroccamento sulla professione di antirazzismo di gran parte della militanza è sterile, e fuori luogo, non consono ad una comprensione e ad una risposta nei confronti delle proteste in atto.
Un atteggiamento, quello dei militanti, che sembra in tal caso differire da quello dei votanti: a proposito di immigrazione, il sondaggio dell’Istituto Ixé del 18 giugno indica che tra i votanti il PD intervistati, ben il 46% è favorevole alla linea dura di Salvini sui migranti, contro il 45% contrario ed il 9% incerto. Anche non riponendo fiducia assoluta nei sondaggi, sono percentuali che inducono a riflessione.