COSTUME E MALCOSTUME (Dis)uguaglianza tra sessi: vox clamantis in deserto
12 Dicembre 2022Non abbiamo l’anello al naso
16 Dicembre 2022Quando, nel marzo 2021 , mi sono occupata in queste pagine del libro di Ilaria Tuti “Fiore di roccia “, non pensavo che, nel giro di poco più di un anno, avrei avuto l’occasione di leggere ed elencare le mie considerazioni a proposito di un altro suo libro che ha ancora come protagonista la Prima Guerra Mondiale, “ Come vento cucito alla terra”, uscito nella prima edizione nel maggio dei quest’anno.
E’, anche in questo caso, una vicenda che ha donne come protagoniste.
Donne che però,qui, a differenza delle portatrici anonime friulane, sono in molti casi riconoscibili con nomi e cognomi divenuti celebri per il ruolo di straordinaria importanza da loro avuto prima sul fronte francese, poi all’interno del primo ospedale militare gestito totalmente al femminile, a Londra, durante gli anni del primo conflitto mondiale.
L’autrice stessa, nelle note finali al libro, racconta come abbia letto dell’esperimento attuato nell’ospedale militare di Endell Street, di far ricamare i soldati tornati dal fronte per far loro superare diverse forme di shock post traumatico, e di come da ciò abbia ampliato le sue ricerche su questa istituzione e le responsabili di questo luogo di cura nel mezzo dell’infuriare della guerra, fino a costruire una vicenda che seguirà le vari fasi di questa avventura nel nome della cura e della chirurgia ,affidata interamente alle mani di un gruppo di professioniste coraggiose.
Se nel primo dei due libri della Tuti si può a buon diritto riconoscere un occhio di particolare attenzione alla microstoria del gruppo di anonime e coraggiose portatrici friulane, qui è la Storia dei massacri sul fronte francese prima, poi belga, fino ai bombardamenti su Londra, di cui uno conclude in qualche modo il romanzo, che fa da protagonista assoluta.
Ma di nuovo, poiché si parla comunque di forma narrativa e non di un saggio storico, emergono dal sangue, dalle ferite, dalla disperazione e dal coraggio delle donne chirurgo, dei soldati e degli ufficiali, numerose figure al maschile e al femminile, che riscaldano le pagine con i loro pensieri, la loro forza, l’energia con cui , giorno dopo giorno, sono in grado di superare a denti stretti le difficoltà più inaudite, e la prospettiva continua della morte davanti agli occhi.
E’ ineludibile un riferimento ai due altri “romanzi di guerra” dedicati al primo conflitto mondiale, che hanno accompagnato la formazione letteraria e storica di molti di noi : intendo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque, e “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu.
Qui l’autrice, lungi da voler competere con l’epopea del dolore e della distruzione inutile di vite umane presente in quei testi, resta comunque efficacissima nel raccontare il quotidiano di trincea e la forza del legame tra un gruppo di soldati inglesi, guidati dal capitano Alexander Allan Seymour, che verrà curato due volte , prima per una ferita al volto , sul fronte francese, poi a Londra , dove perderà una gamba dopo un lunghissimo viaggio per raggiungere dalla Francia con gli altri feriti l’Ospedale Militare di Londra di Endell Street.
Oltre a Flora Murray e Louisa Garrett Anderson, le reali fautrici della prima unità chirurgica interamente gestita da donne, prima in un ospedale inglese in terra francese, poi a Londra, è la figura di un chirurgo donna di origini italiane ad emergere nelle pagine con maggiore chiarezza. E’ Cate, una lady doctor dalla mano fermissima sul tavolo operatorio, e che si costruisce giorno dopo giorno la forza di combattere professionalmente contro la minaccia di morte per i suoi pazienti soldati, e di vivere la sua vicenda di madre sola e di donna sbattuta dal vento della vita e della fatica quotidiana.
Il vento c’era anche tra le gole delle montagne del Friuli, in “Fiore di roccia”, ma qui diventa metafora continua dei rivolgimenti esterni ed interiori di Cate e della sua vita, della responsabilità progressiva con cui entra nell’orrore della guerra , attraverso le corsie di ospedali rigurgitanti di uomini massacrati da fucili, bombe, gas, con cui senza pausa tenta di cucire i corpi degli uomini al fronte.
Un aspetto che l’autrice vuole soprattutto sottolineare è la difficoltà con cui le lady doctors vengono accettate dai loro pazienti, che a tratti lottano strenuamente pur di non farsi toccare da deboli mani femminili , capaci a loro avviso solo di cure domestiche, e non certo di salvare le loro vite sul tavolo operatorio.
E’ quindi quella dell’autrice un’immagine fortissima nei dettagli crudi delle battaglie, ma anche piena di una attenzione diversa all’occhio e all’animo femminile, capace di penetrare nelle mutilazioni fisiche per ripescare barlumi di umanità cancellata al fronte.
Gli spazi dentro i quali si snoda la vicenda sono dunque due: i campi di battaglia in tutta Europa, e gli spazi dell’ospedale di Londra , quasi una cittadella da cui tutti fanno fatica ad uscire, legati ai loro letti gli uni, e al loro dovere professionale le altre.
E’una Londra appena intravista , quindi, quella del libro: prima , all’inizio del racconto, nel quartiere delle prostitute, dove Cate opera in veste di chirurgo per parti difficili, poi intravista dalle finestre e dal cortile dell’ospedale, in un isolamento fisico che risponde in qualche modo alla diffidenza con cui le autorità militari e sanitarie circondano l’esperienza di lavoro chirurgico ed infermieristico delle donne dell’Ospedale Militare.
C’è l’incontro tra Alexander e Cate, c’è la progressiva sempre più profonda consapevolezza da parte di ognuno di loro della loro reale natura, in un superamento di barriere socioculturali al tempo ancora fortissime.
C’è un attore che ricama assieme alla regina a Palazzo, e che riesce a penetrare faticosamente di nuovo nei pregiudizi al maschile dei soldati feriti nei confronti dell’attività “donnesca” per eccellenza, il ricamo, e di far sì che, attraverso tale pratica, si schiariscano le nebbie della morte e del dolore dalle loro menti.
E’ un affresco doloroso e pieno di diversi orizzonti personali, politici, storici, quello che Tuti ci propone nelle sue pagine, ma ciò che sottende alle diverse vicende narrate sullo sfondo della Grande Guerra, è una grandissima fiducia nelle doti umane di guarigione, di poter uscire, anche se non più intatti nel corpo, senz’altro con cuore ed animo in grado di guardare la vita , a poco a poco, come vita che vince comunque sulla morte.
ILARIA TUTI, COME VENTO CUCITO ALLA TERRA, LONGANESI 2022