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30 Aprile 2024Penso , in quasi quattro anni di collaborazione con questa rivista, di non aver mai proposto la lettura di un libro come “I bambini si rompono facilmente” di Silvia Vecchini. La fortuna di averlo avuto tra le mani deriva dal fatto che una amica carissima me ne ha fatto dono per il mio compleanno nello scorso dicembre , pensando a ragione mi potesse interessare. Da anni infatti organizzo laboratori di drammatizzazione in una Scuola Elementare Multiculturale di Mestre.
Prima di tutto una nota sulla veste del libro, che si dipana attraverso una serie di brevissimi racconti, illustrati con disegni in bianco e nero di Sualzo, illustratore molto affermato e da anni collaboratore consueto dell’autrice, e conclusi ognuno da un breve testo poetico , che in qualche modo ribalta dal punto di vista dei bambini quanto narrato in prosa fino a quel momento.
A che categoria letteraria si possono ascrivere questi racconti? Me lo sono domandato molte volte, anche per consegnare ai miei lettori una chiave di lettura la più precisa possibile, e mi sono data una risposta fuori dai canoni consueti. L’autrice scrive infatti da sempre libri per bambini e ragazzi, ma la zona letteraria a cui appartengono queste pagine si può definire come “zona trasversale”, che si situa tra la letteratura per giovanissimi, e una scrittura sui bambini e il loro universo misterioso agli occhi degli adulti. E’ un libro filosofico, un libro poetico, dove la poesia si fa riflessione filosofica.
Già la citazione da “Gli anni in tasca” , prima ancora dell’indice, ci può dare uno spunto di lettura : “I bambini sono resistenti: sbattono dappertutto, contro la vita, ma hanno un angelo custode. E poi hanno la pelle dura”.
E questa pelle dura la sfoggiano molto spesso nei piccoli racconti dedicati a venti di loro , in una serie di storie dove di volta in volta essi ci rivelano una saggezza ed una resistenza inaspettate. Troviamo in “Il bambino del bosco” un nucleo di violenza familiare dove la difesa del più piccolo sta nell’amicizia del bosco e del cane che lo segue nella sua corsa tra gli alberi .
Od ancora lo struggente “La bambina sirena” dove i commenti superficiali ed ignoranti su questa bambina che nuota con una coda di sirena al posto del costumino, si infrangono alla fine quando si scopre che la piccola può nuotare solo in quel modo, essendo priva di una gamba. Vi consegno per intero la breve poesia alla fine del racconto:
Non dorme dentro una conchiglia
Non cavalca nessun delfino
Non è mezzo pesce ma per intero
Una bambina,
e il suo non è affatto un costume di scena
e non è una fiaba, dato che la sirena
usciva dal mare con due gambe
mentre lei entra nell’acqua
con un solo piede e all’orizzonte
non c’è nessuna nave e non si vede
principe per ora
ma verrà il tempo
che andranno dietro la sua coda
in tanti perché vorranno imparare
come si attraversa con dolcezza
un così largo e salato mare.
Ma c’è anche il bambino che riesce a contattare il 118 per salvare la mamma vittima di un mancamento, guardando il numero su di una ambulanza giocattolo della sua collezione di macchinine, o ancora il bambino arrivato dal mare con altri emigranti, che nel centro accoglienza si rifugia per dormire in cima ad un armadio, ricordando il punto sicuro, in alto, dove lo avevano messo nella nave , perché non soffocasse nel fetore e nel fumo.
E le famiglie che si disfano e si rifanno vengono rappresentate dai disegni di altri bambini, che navigano tra questi affetti fluttuanti degli adulti, che non colgono mai il loro dolore.
E’ un libro tenero e terribile, dove gli adulti, gli educatori in primis, anche con le migliori intenzioni, non riescono a scalfire se non molto in superficie il mare della sensibilità, delle paure, degli interrogativi infiniti che si risolvono a tratti addirittura in comportamenti inspiegabili, o considerati come propri di una piccola vita che sta cercando la sua strada. E un bambino si trasforma in tanti animali diversi che studia furiosamente su libri illustrati “per grandi”, per dimenticare le liti dei suoi genitori, e un altro segue come chierichetto il parroco, affannandosi nel seguire i riti per dimenticare la violenza domestica del padre. Ma c’è anche la bambina che i genitori si ostinano ad amare come bambina e non come ragazzina che sta per diventare donna, e i loro patetici tentativi di apparire come Babbo Natale o come Befana presto si infrangeranno di fronte alla prova fisica che lei bambina non è più.
Si legge in fretta questo libro, le pagine non sono tante, e ci sono i respiri dei disegni e delle poesie, ma si legge anche molto molto lentamente, ogni riga fa pensare e ribalta molte verità di noi grandi su di loro bambini , che con la loro forza e la loro inaspettata resilienza si sdoganano naturalmente dai clichè della letteratura “per l’infanzia” e diventano meravigliosi protagonisti della vita.
SILVIA VECCHINI, I bambini si rompono facilmente, Racconti Bompiani 2023