
Coronavirus: la scuola in trincea
27 Ottobre 2020
CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO!
27 Ottobre 2020C’era una volta un ospedale, un Ospedale piccolo, piccolo, quaranta posti letto, una città piccola piccola, meno di 30.000 abitanti, quando nel primo decennio del Novecento venne pensato e progettato l’Ospedale Umberto Primo, prima gli ammalati venivano ricoverati a Venezia al Civile, venne individuata l’area dove in “Illo tempore” c’era il Castello, e dove ancora oggi c’è il Ponte Vecchio.
Era l’inizio della periferia, o meglio delle campagne, non a caso la strada che lo costeggia si chiama ancora Via Circonvallazione, poi la piccola Città diventa una parte di Venezia e assorbendone gran parte della popolazione, letteralmente esplode, raggiungendo tra gli anni ’70 e ’80 ben 210.000 abitanti.
Ma L’Umberto Primo era sempre lì, soffocato e soffocante, solo dopo ben 100 anni viene sostituito con l’Ospedale All’Angelo a Zelarino, un’eccellenza per qualcuno una ciofeca per molti, e il vecchio Umberto? A suon di ruspe e caterpillar, nasce un bel Buco Nero nel bel mezzo della Città, un bel buco che doveva riempirsi di torri, alberghi, parcheggi, negozi e quant’altro, battuto all’asta per 55 Ml di Euro, poi altri Milioni per costruire, realizzare. Milioni da far tremare i polsi, e i polsi hanno tremato, si sono gonfiati fino ad esplodere, con tanto di fallimento e così, oggi nel 2020 il buco è ancora clamorosamente vuoto e decisamente nero.
Ma da quel Buco nasce un sogno, un sogno dal bel colore di “bene comune”. Mestre negli anni ’50 aveva subito uno scempio, un’incredibile devastazione nella sua area Centrale, Parco Ponci, un piccolo Central Park che avrebbe dato a Mestre una Bellezza invidiabile. Ma no, a nessuno interessava in quegli anni che Mestre fosse Bella, doveva solo essere “edificabile”. In una notte decine di Boscaioli fatti venire per l’occasione a far legna, hanno abbattuto tutto, giù gli alberi, riempito il laghetto, e su condomini e parcheggi, quindi almeno in questo caso niente buco nero. Ma la cosa non riempie certo di gioia, anzi.
Ma torniamo al nostro Buco Bene Comune. Era giusto sperare che visto il fallimento del primo tentativo e le successive aste andate a vuoto, il Comune e quindi la città se lo vedessero non dico regalare, ma almeno arrivasse con un sottocosto da non poter dire di no, ventisei milioni di Euro sono certamente un buon prezzo, ma per nulla un sottocosto, impossibile per un Comune che riassesta il suo Bilancio affrontare un tale esborso e quanto successivamente si sarebbe dovuto sborsare per realizzare qualcosa di decente e accettabile come la restituzione alla Città del suo Parco Centrale. Ed è a questo punto della storia che entra in gioco Mister Alì, fa la sua puntata e si prende il piatto
Il “Bene Comune” va quindi a schifio, schiacciato dall’Interesse di un Privato che per definizione, ammessa e non concessa, dell’interesse pubblico non gliene può fregar de meno. Quantomeno così sembra a leggere vari interventi che vanno dall’addolorato all’indignato cronico. il vade retro satana Imprenditore non ha funzionato e l’Arcangelo Amministrazione Comunale è rimasto a guardare su una nuvola sospesa sopra i Pili.
Quindi dove poteva esserci l’erba cosa ci sarà? L’intervento Privato si risolverà nella solita Cementificazione selvaggia? A leggere gli interventi del Comitato Ex Umberto Primo pare di sì, il Privato è per definizione, cieco, sordo e anche muto, non dialoga, non ascolta e si rapporta alla sola Amministrazione Comunale che come sappiamo è Capitanata da un Privato per eccellenza come il Riconfermato Sindaco Luigi Brugnaro, peste lo colga per la vox proclamatasi populi non tradotta in voti d’urna.
Eppure, al netto di molte nefandezze dettate dalla ricerca del solo profitto, cosa sarebbero le nostre Città senza Interventi Privati di pregio? il Privato non ha sempre e solamente abbattuto Parchi con la Complicità delle Amministrazioni, non ha sempre e solamente costruito blocchi di cemento a forma di alveare senza arte né parte. C’è stato anche l’altro risvolto. Se le nostre città sono tra le più belle del mondo lo sono perché i Privati con una cultura di matrice Rinascimentale che ora sembra un po’ persa, hanno costruito i Palazzi, le Chiese (anche quella della chiesa è fondamentalmente un’azione privata) i Monumenti, magari lo hanno fatto per loro maggior gloria e godimento ma ci hanno consegnato in ogni caso un ‘bene comune’ impareggiabile.
Mestre non è una città Monumentale ma ha qua e là dei bei Palazzetti costruiti dai Privati che la rendono in alcuni punti certamente più vivibile e gradevole alla vista. Mister Alì non sarà un Signorotto Rinascimentale e non ci donerà una stupenda Cattedrale, ma, prima di stapparsi i capelli e considerare inevitabile un nuovo sacco del Centro di Mestre, aspettiamo di vedere un Progetto serio, giudicabile, già il Plastico presentato contiene alcune valenze positive, in particolare il recupero della vista del Marzenego e del Ponte Vecchio e un’abbastanza ampia zona verde.
Resta in sospeso il capitolo Vecchi Padiglioni che una frase sibillina, “salvo diverse intese” contenuta nel bando d’asta, lascia aperte a troppe possibilità. L’ideale sarebbe che potessero avere un uso pubblico? Forse sì, ma forse anche no, se ci sono chiare idee su come utilizzarle e non solo un vago colore pubblico, come i critici arruolati in permanenza fanno intendere. Infatti, ci si chiede come sarebbero gestiti, come finanziarne la ristrutturazione e poi il loro uso in maniera di gravare il meno possibile sulle finanze comunali? Se le proposte alternative al riguardo sono aleatorie e ideologiche, basate sull’assunto che il Bene Comune per essere perseguito deve essere solo e sempre incarnato in un bene pubblico e che l’iniziativa privata è sempre e comunque destinata ad un uso “cattivo”, forse si confonde progettualità condivisa con progettualità ideologizzata. Che non porta quasi mai a soluzioni efficaci e economicamente sostenibili.