GLI 89 EUROPEI, UNA FORTEZZA, PRESA, UNA TORRE IN FERRO, INNALZATA, UN MURO, CROLLATO
9 Novembre 2014I maschi sono dei porci?
12 Novembre 2014‘Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a forza di botte’. Sono i versi di una celebre canzone di Fabrizio De Andrè, tratta dalla famosa rivisitazione in chiave cantautorale della Antologia di Spoone River di Edgar Lee Masters. Una raccolta di poesie sulla morte degli ultimi, degli emarginati, di quelli che De Andrè avrebbe chiamato ‘i dimenticati da Dio’. E tra queste morti quella di un uomo che parlava male della religione, di dio, lo chiamavano il blasfemo; e per metterlo a tacere l’autorità e le istituzioni sono arrivati ad emarginarlo e a zittirlo a colpi di legnate, fino ad ucciderlo.
I versi citati però richiamano alla mente purtroppo una vicenda molto meno letteraria e molto più vicina ai giorni nostri, la misteriosa morte di Stefano Cucchi, misteriosa per la giustizia, molto meno misteriosa per l’opinione pubblica che non è rimasta in silenzio. Lo scandalo di una vicenda che ultimamente è tornata agli onori della cronaca per l’incredulità di una sentenza, che avrebbe assolto completamente tutti i presunti, e in parte già condannati in primo grado, responsabili: medici, infermieri, poliziotti. Ma lo scandalo non è solo per questo. Alla giustizia che non fa giustizia (nel senso che sospende il giudizio in mancanza di prove, e quindi di fatto ‘non fa giustizia’ alla parte lesa), si aggiungono le polemiche suscitate da dichiarazioni imbarazzanti del sindacato di polizia COISP intorno alle responsabilità della famiglia e di Stefano Cucchi: in sostanza se l’è cercata perchè era un povero drogato. Non mi scandalizza personalmente la sentenza, per quanto ingiusta nel senso prima spiegato. Mi scandalizza l’omertà generale di chi sa ma copre. La faccia di bronzo di una categoria professionale, di un organo dello Stato che al posto di individuare le mele marce, le copre, cercando di autotutelarsi attaccando chi denuncia queste storture. Questo ragazzo è stato picchiato selvaggiamente, e lasciato morire di stenti. E difronte all’evidenza di questa tragedia, gli organi dello Stato accusati non fanno autocritica, ma si trincerano dietro una giustizia afasica e perdente. Ed è qui che lo stato di diritto muore e con esso la fiducia in un’istituzione che ti protegge e ti tutela. E da qui purtroppo nascono le battaglie ideologiche più stupide che schierano gli sbirri fascistoidi ( ‘figli dei poveri’ come li chiamava Pasolini, schierandosi con loro) contro gli pseudo anarchici post-borghesi, che in nome dell’Antifascismo in assenza di Fascismo, devono trovare nelle forze dell’ordine l’incarnazione del neo-squadrismo che nulla ha a che fare con la tragedia vera del fascismo storico (totale mancanza di rispetto per chi il fascismo lo ha veramente vissuto e sconfitto con la morte) per legittimare la loro azione sovversiva. Qui la cosa è molto più seria di una stupida battaglia a colpi di slogan. Qui siamo difronte ad una degenerazione, ad una totale mancanza di cultura delle istituzioni e del diritto da una parte (lo Stato è fascista in quanto Stato, e di conseguenza tutte le sue emanazioni giuridiche e istituzionali) e dall’altra (mancanza di vincoli, totale libertà di fare e non fare, di menare, di prevaricare con la propria forza sul più debole) . Se si arriva ad ammazzare qualcuno, o anche solo a menarlo arbitrariamente come è successo a due ragazzi veneziani alcuni anni fa, senza il timore di essere perseguiti da un’autorità, siamo allo sfascio generale di ogni garanzia giuridica e di ogni principio di autorità che stabilisca ciò che puoi (e anzi devi) fare e ciò che non puoi. Il mio timore è che che casi come quelli di Aldrovandi e di Cucchi (ma ce ne sono moltissimi altri meno clamorosi) siano solo il sintomo di una patologia degenerante e pericolosa, e che possano diventare col tempo vicende normali, all’ordine del giorno. Chi svolge un lavoro come quello del poliziotto deve avere un profilo, una statura professionale, una cultura del diritto che oggi manca completamente. Se si possono permettere certe libertà, ciò avviene perchè c’è la copertura da parte di chi è a capo di questo ordine e che non ha nessun intenzione di smascherare il marcio che c’è lì dentro, col risultato di rendere non credibile e autorevole l’intera categoria, facendo del male a chi invece questo mestiere lo svolge con serietà, professionalità e rischio quotidiano sul lavoro. Uno stato assente produce guerra tra poveri, ma non siamo più di fronte agli scenari pasoliniani: qui i poveri sono da entrambe le parti, quella che si permette di esercitare violenza (poveri di cultura, di spirito, di senso civico e di umanità) e quella di chi questa violenza la subisce senza avere giustizia. Chi vince? solo il più forte.