Parole come cactus. A4, canne al vento 1
14 Luglio 2012Quali eccellenze nella scuola?
17 Luglio 2012Dei giorni scorsi la notizia che un tribunale di Colonia ha dichiarato fuori legge la circoncisione, considerandola una mutilazione fisica e quindi una violenza lesiva dell’integrità della persona. La notizia colpisce per il fatto che la circoncisione è una pratica millenaria ben nota anche ai non ebrei e quindi è una prassi entrata nell’immaginario collettivo; tuttavia la ratio del provvedimento è la stessa per cui nei paesi occidentali si vieta l’infibulazione, tradizione altresì radicata in molti paesi islamici. Beninteso, quest’ultima è una ben più invasiva menomazione, tuttavia non si può negare che, in linea di principio, il tribunale tedesco ha applicato con coerenza una norma civile pur se essa confligge con una prescrizione religiosa cui milioni di persone nel mondo si attengono.
Si può ricondurre alla stessa problematica la nota querelle di anni fa in Francia quando una norma civile, dettata da una motivazione del tutto ragionevole (l’opportunità che le persone in luogo pubblico siano riconoscibili), ha vietato l’uso del chador o del burka nelle scuole che per molte musulmane rappresenta altresì un irrinunciabile adempimento religioso.
Si ripropone dunque l’eterno dilemma di Antigone, la protagonista dell’omonima tragedia di Sofocle, che affronta la morte pur di difendere un principio religioso, nella fattispecie il diritto alla sepoltura del fratello Polinice, contro l’editto di Creonte che appunto ne vieta la sepoltura. Antigone contrappone alla legge civile, al νόμος, ovvero a quello che oggi chiamiamo il diritto positivo, la legge non scritta, il θέσμος, che deriva direttamente dagli dei e come tale espressione di valori non negoziabili. Antigone cioè contesta la valenza del diritto positivo se questo invade argomenti e valori non disponibili.
In effetti, la questione di Antigone è tutt’altro che peregrina: una legge, ancorché perfettamente legale dal punto di vista formale, può essere sommamente “ingiusta”. Le leggi razziali, esempio tipico (ma ce ne sono mille altri), erano insieme legittime ma del tutto inaccettabili. Da qui il problema: esiste una linea guida, un riferimento assoluto che aiuti il legislatore ed insieme gli ponga dei paletti? La soluzione classica data dal pensiero occidentale, dai sofisti in poi, è nel diritto naturale. Si presuppone cioè che la natura abbia una sua intrinseca razionalità, si attui cioè secondo una legge di natura intellegibile da cui derivano diritti naturali individuali inalienabili e immutabili (vita, libertà, proprietà privata, ecc.) al contrario della legge degli uomini, mutevole e ondivaga perché soggetta a contingenti condizioni sociali, politiche e storiche. Tutti gli individui, senza eccezione alcuna, sono titolari dei suddetti diritti naturali che qualsiasi diritto positivo non può e non deve ledere. Sul giusnaturalismo si fonda la teoria di contratto sociale dal quale parte tutta l’elaborazione filosofica e politica che ha prodotto le democrazie occidentali. Tutto bene, dunque? No, perché, e qui torniamo all’aspetto religioso, la maggior parte delle religioni (e certamente tra queste la religione cattolica) identifica la Natura con Dio e, attribuendosi il monopolio della capacità di intelligere la legge di natura, si (im)pone come unico intermediario tra noi e la natura/Dio, come unico interprete cioè di quel che è giusto e di ciò che non lo è. Da qui, facilmente, le manifestazioni di intolleranza e di prevaricazione che spesso nel corso dei secoli hanno contraddistinto le istanze religiose.
D’altra parte, è difficile negare che l’adesione ad un culto religioso non sia un diritto naturale e quindi inalienabile e incontestabile. Né si può pretendere che la religione abdichi alla sua funzione ermeneutica del mondo e quindi rinunci all’universalità dei suoi valori.
Come si vede, siamo di fronte ad un cortocircuito logico: non se ne esce in punta di principio. L’ombra di Antigone continuerà ad aleggiare anche nel nostro tempo, anzi sempre di più, in parallelo all’affermarsi di una società multietnica. L’importante è esserne consapevoli, usare buon senso, accortezza, rispetto ed umiltà (in una parola sola: laicità) quando ci si imbatte in questioni attinenti al diverso sentire individuale. Non è facile, lo so.