
RIGENERAZIONE URBANA Soluzioni nature-based per rigenerare lo spazio urbano
10 Ottobre 2025
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10 Ottobre 2025Quando parliamo di Mestre, spesso la memoria corre al suo passato industriale, alle grandi trasformazioni urbane, o al rapporto – talvolta ingombrante – con Venezia. Ma Mestre non è solo retroguardia: è anche terreno fertile per sperimentazioni, incrocio di saperi e laboratori del futuro. In questo solco si inserisce un progetto che nelle prossime settimane vedrà la luce: “The HuB – Human Bits”, la nuova casa dell’innovazione digitale che sta crescendo negli spazi dell’ex tipografia Valentini, in via Rosa, a due passi da Corte Legrenzi.
Si tratta di un’iniziativa promossa da Prossimi Impresa Sociale ETS e da Fablab Venezia, realtà che da anni porta avanti la cultura della fabbricazione digitale e della ricerca condivisa. L’idea è semplice ma potente: costruire un luogo in cui artigianato e tecnologie, creatività e ricerca, comunità e imprese possano incontrarsi per generare progetti concreti, nuove competenze e occasioni di lavoro. Un hub non chiuso in sé, ma aperto a tutti, con uno spirito partecipativo e inclusivo.
Uno spazio che unisce passato e futuro
I 500 metri quadrati che stanno prendendo forma ospiteranno laboratori di fabbricazione digitale, spazi di coworking, aule per la formazione tecnologica, ma anche ambienti per eventi e attività culturali. Qui troveranno posto tanto le stampanti 3D quanto i saperi antichi dell’artigianato; tanto le idee dei giovani studenti quanto le esperienze di chi lavora da decenni con materiali e mani. Un incontro tra passato e futuro che restituisce senso a una parola spesso abusata: innovazione.
Non si tratta, infatti, di inseguire la tecnologia come fine a sé stessa, ma di usarla per dare risposte concrete ai bisogni delle persone: realizzare supporti tattili e didattici per la fruizione inclusiva, sviluppare ausili per persone con disabilità, progettare soluzioni di design sostenibile, fino a immaginare case stampate in 3D. Tutto questo in un ambiente in cui chiunque – cittadini, imprese, scuole, creativi – possa portare idee, testare prototipi, condividere esperienze.
Una rete che cresce con la città
“The HuB – Human Bits” non nasce isolato. Fin dall’inizio ha potuto contare sull’appoggio di associazioni di categoria, università, reti del terzo settore e oltre venti enti locali che ne sostengono la missione. Alla sua realizzazione collaborano anche più di venticinque aziende e fornitori, sia italiani che internazionali. La logica è chiara: non un progetto calato dall’alto, ma una costruzione collettiva, un ecosistema cittadino nuovo e partecipativo, come lo definiscono i promotori.
E il legame con la città è ancora più forte se pensiamo alla valenza di rigenerazione urbana. La vecchia tipografia Valentini, luogo simbolo di una Mestre operosa e industriale, rinasce ora come fabbrica di idee e di relazioni, segno tangibile di come gli spazi possano trasformarsi senza perdere la loro anima produttiva.
Mestre come crocevia di saperi
Questo progetto si inserisce perfettamente nella vocazione di Mestre, spesso sottovalutata. Non bisogna dimenticare che qui si trovano realtà universitarie di grande rilievo: dal campus scientifico di via Torino dell’Università Ca’ Foscari, al vicino IUAV di Venezia, che pur essendo sull’isola dialoga naturalmente con la terraferma. Mestre è dunque crocevia di studenti, ricercatori, giovani professionisti che vivono e lavorano quotidianamente in un contesto dinamico.
“The HuB – Human Bits” diventa così non solo un laboratorio tecnico, ma anche un simbolo di ciò che Mestre può e deve essere: una città capace di valorizzare le proprie energie, di trattenere i giovani talenti, di proporre alternative culturali e lavorative senza guardare con sudditanza a Venezia.
Un digitale “umano”
C’è un aspetto che distingue questo progetto da tanti altri: l’idea che l’innovazione non debba essere un traguardo freddo, né un correre cieco verso la tecnologia. “Human Bits” mette al centro l’uomo e la comunità, non la macchina. È un manifesto per un digitale responsabile, accessibile, inclusivo, capace di produrre impatto sociale oltre che progresso tecnico.
In questo senso, l’innovazione diventa strumento per creare partecipazione, ridurre disuguaglianze, dare opportunità. Non solo prodotti, dunque, ma relazioni: cittadini, professionisti, imprese e creativi che imparano a collaborare, a “contaminarsi” in senso positivo.
Uno sguardo oltre Mestre
Ma la casa dell’innovazione non si fermerà ai confini cittadini. L’obiettivo è dialogare con altri hub internazionali, scambiando buone pratiche e ospitando esperienze da fuori. In questo modo Mestre si inserisce in una rete globale, senza perdere la propria specificità. Anzi, rafforzandola: perché una città che sa innovare e che sa aprirsi al mondo è anche una città che acquisisce più valore e più riconoscimento.
Un’occasione da non perdere
Quando in autunno verrà inaugurato ufficialmente “The HuB – Human Bits”, Mestre farà un passo importante verso il futuro. Non sarà certo l’unica risposta ai problemi della città – dalla sicurezza alla vivibilità degli spazi pubblici – ma rappresenterà una direzione chiara: quella di una comunità che non si arrende al declino, ma sceglie di investire su conoscenza, creatività e collaborazione.
Perché Mestre ha enormi potenzialità, spesso dimenticate. La vicinanza a Venezia, le università, il tessuto produttivo, la vivacità culturale sono risorse che vanno raccontate e promosse. Questo nuovo hub ce lo ricorda: il futuro non arriva da solo, lo si costruisce insieme, pezzo dopo pezzo, progetto dopo progetto.
Ed è proprio questa la sfida: far sì che Mestre non venga vista come semplice periferia di Venezia, ma come città viva, autonoma, innovativa, capace di attrarre idee e persone. “Human Bits” è un tassello importante di questo mosaico, un laboratorio che non parla solo di tecnologia ma di comunità, di dignità e di futuro condiviso.