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27 Aprile 2023Bastano poche parole, per commentare quanto accaduto in quest’ultima settimana, in seno al nascente Terzo Polo. I prodromi di quanto stesse per succedere erano nell’aria; e chi, come me, ha vissuto gli esordi di Azione e ha partecipato alla convention dei Liberal Democratici Europei dello scorso Gennaio doveva, forse, rendersene conto da tempo.
La fase nascente di Azione è stata, per certi versi, emozionante e coinvolgente: molte persone, anche nuove all’esperienza politica, si sono incontrate per costruire proposte concrete, facendo sintesi di idee ed esperienze diverse, sempre con l’obiettivo di dare risposte a problemi sociali, politici ed economici, attraverso un metodo di lavoro comune e condiviso.
Questa fase, per me, si è esaurita quando la Direzione del partito ha iniziato a prevaricare sulle proposte del territorio, imponendo scelte che spesso si sono rivelate inadeguate e, soprattutto, contrarie ai principi che ogni partito, a maggior ragione se liberal-democratico, dovrebbe seguire.
A Gennaio dell’anno scorso, Renzi e Calenda, protagonisti del tanto acclamato “Terzo Polo” – gli stessi artefici, ahimè, dello scisma verificatasi in questi giorni -, partecipavano alla convention organizzarta dai Liberali Democratici Europei, nel tentativo – comune alla nostra associazione Liberal Forum -, di far convergere progetti condivisi in un unico movimento, che si potesse definire liberal-democratico e che portasse avanti, con la forza dell’unione, i principi di cui ha scritto anche Federico Moro in “Luminosi Giorni” (https://www.luminosigiorni.it/2023/04/dieci-passi-per-la-rivoluzione-democratica/).
In quell’occasione, l’intervento dei due leader risultò palesemente antitetico: se da un lato, infatti, il sen. Renzi blandiva la platea, a maggioranza liberale, accettando l’invito dell’Avv. Benedetto di impegnarsi nella formazione di una compagine unitaria; dall’altro, il sen. Calenda, dopo aver attaccato i liberali presenti, non esitava a ritenere già costituito il partito unico, rivendicandone a priori la leadership, con un cipiglio molto manageriale, ma poco politico.
Ha, quindi, ragione Carlo Rubini (https://www.luminosigiorni.it/2023/04/partito-unico-liberal-emocratico-la-pazienza-efinita/) quando mette in dubbio la credibilità e l’affidabilità dei due Senatori, che non sono riusciti a guidare, in termini di autorevolezza, la transizione dalla federazione al partito unitario. Ed ha altrettanta ragione quando, nell’ampio antefatto, reputa che ci sia ancora una vasta area sociale ed elettorale pronta a sostenere una proposta politica liberal-democratica. Un folto gruppo di Italiani che sono stufi di questo bipolarismo becero, che litiga e discute su temi che poco interessano ai cittadini, senza affrontare e, soprattutto, risolvere i veri problemi di una società che si sta impoverendo e sta invecchiando sempre più velocemente.
Per questo, sono convinto che vale la pena provarci ancora, “attuando una chiamata a raccolta del mondo Liberaldemocratico”. Come Liberal Forum ci siamo presi questo impegno e – come ha scritto recentemente il presidente P. Ruggi -, si cercherà di coordinare tutte le anime liberali che operano nel mondo politico, culturale e sociale Italiano, creando dalla base un percorso unitario.
Molto c’è da fare in tal senso; e non potremo esimerci dal lavorare con il neonato gruppo dei Liberali Democratici Europei, che tanto si è speso per costituire la “terza gamba” del fallito tentativo fatto con Azione e Italia Viva. Cosi’ come e’ indubbio che quanto successo in questi giorni dovrà servire da monito, nella nuova costruzione del polo liberal-democratico, anche solo per evitare gli errori commessi fin’ora.
Mi sembra ormai chiaro che un requisito fondamentale per raggiungere i nostri obiettivi sia riuscire ad abbandonare finalmente i personalismi e puntare ad una leadership autorevole e condivisa. La cosa che ha dato più fastidio in questi giorni è stato lo schierarsi di fazioni a favore dell’uno o dell’altro leader. Se vogliamo essere efficaci e convincenti, abbiamo bisogno, invece, di un gruppo dirigente che permetta un contatto diretto e tangibile con le esigenze dei cittadini che vogliamo rappresentare. Iscritti ed elettori non devono più costituire il mezzo per raggiungere obiettivi personali, ma devono essere il motore delle proposte che la nostra nuova compagine politica vorrà portare avanti, con scelte innovative, che aiutino i cittadini a sentirsi protagonisti della politica e non semplici spettatori.
Questa “spersonalizzazione” deve avere, come conseguenza, la creazione di una entità che sia democratica, scalabile e contendibile. Costruiremo un percorso che, partendo dai convegni locali, arrivi al congresso nazionale, portando alla luce le potenzialità di ogni singolo iscritto; anche di coloro che fino ad oggi sono stati estranei alla politica, ma che hanno maturato un bagaglio di esperienze e competenze in grado di rinnovare la visione del nostro Paese per i prossimi anni.
Quanto successo in Lombardia ed in altre recenti sfide elettorali, suggerisce di evitare che il nostro nuovo contenitore politico possa essere il rifugio di quanti – ormai esaurite passioni e proposte -, sperano solo in un rinnovo di cariche e posizioni. I gruppi dirigenti, locali e nazionali, dovranno assicurarsi che, chi si renderà politicamente disponibile in futuro, sia effettivamente espressione dei territori che andrà a rappresentare, senza trasformare il partito in un insieme impresentabile di inutili “riciclati”.