Le ragioni di un reset
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Nell’ultimo articolo ho proposto la creazione della Città Metropolitana della Laguna di Venezia, comprendente Città Antica – Città Moderna – Gronda Lagunare (da Altino a Chioggia) – Litorale, quale organo politico decentrato e di amministrazione diretta del territorio. Potrebbe rappresentare il primo punto di un possibile “Programma Civico” per le prossime, e ormai non troppo lontane, elezioni amministrative.
Ho quindi accennato alla necessità di proporre una visione del presente che si proietti nel futuro sulla base del motto “quale Venezia per quali veneziani”. Bene, la Venezia che propongo è al tempo stesso Porta e Ponte, come già scritto, cioè Porta sul Mondo e Ponte tra Mondi. E ho indicato nella Cultura la materia prima rinnovabile, disponibile in quantità illimitate, capace di alimentarne vita e funzioni.
In concreto.
Per diventare “Porta”, dev’essere dotata di vie d’accesso e possibilità di transito. Entrambe sono date da Aeroporto, Porto, Ferrovia, Strade di terra e liquide.
Aeroporto: il suo futuro auspicabile è quello di scalo intercontinentale con due piste. Necessarie a supportare sia il traffico passeggeri che merci. Si deve discutere su quale territorio le piste debbano coinvolgere, si può anche immaginare di spostare l’intera infrastruttura, perché no?, ma sempre di un aeroporto con due piste si deve trattare. Un aeroporto con una pista sola è destinato a rimanere secondario.
Porto: l’Adriatico si avvia a superare il Tirreno come “via d’acqua” merci e passeggeri. Inevitabile dato che si tratta per l’Europa Centrale del punto più vicino al mare. Così è sempre stato nella Storia, tranne il periodo in cui la “cortina di ferro” ha tagliato il Continente facendo correre il confine della “Guerra Fredda” subito a est di Trieste. Il Porto di Venezia, però, ha dal XVII secolo un problema d’acqua. La laguna non è profonda abbastanza per le navi. Finora si è risolto scavando canali. Con i problemi e le conseguenze che sappiamo. Tra l’altro, al centro della laguna si trova la Città Antica, meglio, allora, pensare a spostare il Porto in Alto Mare. Il progetto Porto d’Altura risolverebbe in un colpo le questioni Canale dei petroli e Grandi Navi, ridarebbe centralità allo scalo veneziano e lo trasformerebbe in un vero hub continentale. Quindi, è d’importanza capitale per la futura Città Metropolitana della Laguna.
Ferrovia. La rotaia sta vivendo una seconda giovinezza. Consente collegamenti rapidi, certi nei tempi, meno invasivi del traffico automobilistico. In più, sugli stessi binari possono viaggiare le merci. La rotaia è importante tanto per le lunghe distanze che per le medio-brevi. Alta Velocità, dunque, lungo i due corridoi, 1 e 5, che scendono dal Baltico il primo e da Kiev il secondo. Interconnessa con il nuovo Aeroporto e il Porto d’Altura. Tutti e tre, però, collegati con il Smfr per “svuotare” le strade di traffico auto+Tir a vantaggio di salute, sicurezza, risparmio.
Strade. Realizzato il Passante e decisa la terza corsia della A4 fino a Trieste, l’attenzione andrebbe spostata sulle “vie d’acqua” e la viabilità minore. Le prime permettono di spostare su barca merci tolte alla strada, ben collegate con il Porto d’Altura, lo scalo ferroviario e l’aeroporto consentirebbero di eliminare una delle principali fonti d’inquinamento e incidenti dell’area urbana. La viabilità minore, unita a uno sviluppo coerente e articolato di “ciclabili” e percorsi pedonali, darebbe una mobilità oggi impensabile a tutti, residenti e in transito.
Gestione unitaria del ciclo dei rifiuti per l’intera nuova Città Metropolitana, realizzazione di sistemi integrati di depurazione delle acque, in modo da eliminare ogni “scarico a mare”, attenzione alla generazione “solare” dell’energia sono altri punti essenziali.
Smaltimento e riciclaggio dei rifiuti sono emergenza e potenziale risorsa. Serve pensare in grande. Occorre eliminare sprechi e sotterramento in discarica.
L'”oro blu” rischia di diventare scarso. Inoltre l’inquinamento delle falde e del mare rappresenta di per sé un problema.
Energia: occorre cominciare a “solarizzare” ogni possibile consumo, partendo là dove esistono le tecnologie disponibili e a partire dall’intera illuminazione pubblica, i sistemi di segnalazione (semafori), gli edifici di nuova costruzione o in via di ristrutturazione. L’adozione di strumenti urbanistici adeguati e premianti per chi inserisca sistemi di risparmio e/o produzione energetica deve diventare una priorità. Insieme all’abbattimento di quanto obsoleto e privo di evidenti pregi artistici: talvolta si può anche e senza rimpianti “radere al suolo”.
Cultura come materia prima rinnovabile significa lavorare in sinergia con tutte le istituzioni e gli organismi già presenti sul territorio, coordinandone gli sforzi in modo che le iniziative non si sovrappongano e ottengano, al contrario, spazio, riconoscimento, valorizzazione e… mezzi. Vuol dire cambiare l’approccio al mondo della scuola, primaria, secondaria, superiore, università e post-università, in modo da immaginare ogni singolo edificio scolastico come un presidio culturale piantato al centro della realtà sociale. Significa consentire alla creatività e alla ricerca di avere incubatori dedicati e possibilità di accedere a finanziamenti sufficienti.
Bisogna immaginare la Città Metropolitana come un unico, dove tutti devono ricevere ascolto e aiuto a risolvere i problemi. La Sanità, per esempio, e l’assistenza non sono questioni “affidate alla Regione”, “allo Stato” o “al volontariato”, bensì temi centrali dell’agenda politica e amministrativa. Quale sanità per quali veneziani, quale assistenza per i problemi che le dinamiche demografiche finiranno per sollevare. Domani.
Infine, vediamo di comprendere per bene quale incredibile risorsa sia avere come spazio vitale “il più grande centro storico del mondo”, ancora stracolmo di opere di ogni tipo nonostante spoliazioni, vendite e furti. Davvero il Progetto più inutile degli ultimi tempi è il cosiddetto M9 a Mestre: un assurdo “museo virtuale” là dove sono presenti già infiniti musei “veri”. Visitare il Museo Archeologico Virtuale (MAV) di Ercolano sarebbe un buon vaccino per chiunque non avesse ben capito cosa s’intende fare realizzando M9. Un carrozzone senza futuro, un buco nero dove gettare le scarse risorse disponibili che tanto meglio sarebbero impiegabili altrove. E restando a Mestre, il pensiero corre inevitabilmente alla ferita di Forte Marghera. Perché M9 a questo punto? Forte Marghera è raggiungibile via acqua e strada, collegabile via rotaia, a un passo dalla zona universitaria di via Torino, dove ha sede Urbanistica… serve altro per farne il perno di una progettualità volta al recupero e al futuro?
Adesso la parola ai lettori.