Ora o mai più
2 Settembre 2016Eccesso di democrazia ?
2 Settembre 2016«Grande è la confusione sotto il cielo,» diceva il Grande Timoniere Mao Tze Tung o Maozedong, come si preferisce, e proseguiva «perciò la situazione è favorevole.»
Parto da qui per affrontare un tema di scottante attualità che continua a essere eluso: quale rapporto tra la Politica e la Città? In generale, è chiaro, ma in particolare a Venezia.
Eluso non significa ignorato, attenzione. Eluso nelle risposte, non certo nella domanda, la quale, anzi!, è una delle più riproposte, in laguna e no.
Potrei dire che sono anni, decenni, che ci s’interroga su questo nodo complicato. Il paese intero ne ha discusso, senza per altro fornire soluzione, con un accanimento formidabile. La domanda, però, rimane. Quindi, «grande è la confusione sotto cielo» e noi dobbiamo esserne contenti.
Ve lo confesso, non ho mai creduto alla scempiaggine della «morte delle ideologie». Infatti stiamo combattendo una guerra furibonda nella quale l’ideologia, sotto le forme di cultura occidentale e islamica, rappresenta assai più di una «sovrastruttura». Permea talmente l’immaginario dei combattenti di ogni parte da diventare sul serio la «testa del serpente». D’altronde è dalla notte dei tempi, dal Sun Tze dell’Arte della Guerra al von Clausewitz del Della Guerra, che il «fattore morale» è inserito a pieno titolo tra gli elementi più potenti da mobilitare, per spingere chiunque a mettere in gioco la propria vita. Cioè per fargli superare i vincoli posti dall’istinto primario della specie, quello di sopravvivenza.
Ideologia, dunque. Nella forma di religione, di valori intangibili o comunque la si voglia vestire. Questo vale anche nella guerra quotidiana chiamata politica cittadina.
Quale l’ideologia dominante, oggi? Senz’altro quella del «cambiamento». In sé e per sé. Per avere successo il singolo politico o una qualunque formazione deve presentarsi come alfiere di questo misterioso cambiamento, meglio se totale. Ricordate la fregnaccia di Beppe Grillo sul Parlamento «scatoletta di tonno»? Ecco, M5S rappresenta quasi la perfezione in materia. Nessun contenuto, nessuna idea, solo «cambiare».
Un esempio? Di Battista che a Chioggia schiuma contro il deposito del gpl… vale a dire del carburante più pulito ed ecologico che esista. Ovviamente per usarlo andrà ben stoccato da qualche parte. O no? Cosa c’è di male, in sé, in un deposito di gpl? Solo NIMBY… non nel mio giardino. Va benissimo ovunque, basta sia lontano da casa.
Perché Di Battista non ha detto che il deposito non va bene lì, meglio là, bensì: no e basta, senza sé e senza ma. Sempre. Il cambiamento, in questo caso, è essere «contro» a prescindere. Vale a dire, quanto rilevava Carlo Rubini in un paio di editoriali sul ruolo del Pd in consiglio comunale a Venezia: deve o no votare una proposta del sindaco Brugnaro, se questa è valida? E deve augurarsi che Brugnaro governi male al solo scopo di consumare un’ipotetica rivincita, domani?
Nessun cittadino intelligente e con un briciolo di serietà si porrebbe nemmeno queste domande. Noi, sfortunatamente, ci muoviamo però nel campo dell’ideologia. Quindi, non importa se qualcosa sia valido o meno, ma la parte che lo propone. Per far trionfare la nostra di parte siamo pronti a tutto. In nome del «cambiamento», è chiaro.
Del resto, l’attuale primo ministro, è al suo posto anche grazie allo slogan «l’Italia cambia verso». Forse sarebbe bastato cominciare a rispettare le regole, che già ci sono e forse sono pure troppe, e occuparsi del funzionamento spicciolo della macchina pubblica per «cambiare verso» sul serio. Sai la rivoluzione?
L’ideologia, però, impone la sua legge.
Non solo cambiamento. Un altro suo punto fermo è la «partecipazione dal basso», che ha condotto a una quantità quasi illimitata di «tavoli di discussione», «gruppi di lavoro», «comitati» tutti rigorosamente trasversali, apartitici e illuminati dalla buona volontà dei singoli di mettersi a disposizione della collettività. Fenomeno aggravato dalla facilità con cui ciò può avvenire grazie alle tecnologie digitali.
Ideologia? Sì e della peggior specie. Fatti e non parole, per favore. La buona Agatha Christie diceva che «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.» Vediamoli, allora, questi indizi.
- Belgio: 541 giorni senza governo alcuno. Risultato? Boom economico, crollo della disoccupazione, nessun problema di ordine pubblico. Poi è arrivato un governo…
- Spagna: dal dicembre 2015 è senza governo. Risultato? Pil che viaggia a ritmi asiatici, disoccupazione in calo, spread dei titoli pubblici rispetto ai bund tedeschi migliore di quello italiano, ottimismo che dilaga. A questo punto si augurano che Rajoy non ce la faccia…
Ci manca solo il terzo indizio. Forse tra poco lo troviamo. Vuoi vedere che avevano ragione gli scellerati anarchici? Il miglior governo? Quello che non c’è. La migliore «partecipazione»? Quella quotidiana nelle attività che si svolgono. Il rapporto Politica-Città? Abolire la politica e tornare a concentrarsi sul qui e ora della propria vita. Perché anche l’essere «altrove» fa parte dell’ideologia del momento.
Questo sì sarebbe «cambiamento», altro che le «scatolette di tonno»!