NORME IN DEROGA E “SPECIALI” PER LA CITTA’ STORICA DI VENEZIA E LA LAGUNA
20 Maggio 2016Lolite
22 Maggio 2016Anticipare il congresso di qualche mese (prima cioè della sua “data naturale” fissata al 2017) come contropartita per ottenere, dalle opposizioni interne (si rigorosamente al plurale, che’ non si creda ne esista una sola) l’appoggio esplicito sul referendum costituzionale. Questo l’esito dell’ultima direzione del PD svoltasi pochi giorni dopo la nota vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco di Lodi.
Una prima riflessione: esiste all’interno del PD una questione morale? No. Secco, semplice, lineare. No, non esiste perché gli indagati del PD sono in massima parte indagati per illeciti amministrativi (e al di là di quel che fanno i diversi esiti giudiziari – credetemi! – per un sindaco è tutto sommato relativamente probabile beccarsi almeno un avviso di garanzia per attività connesse al proprio mandato) e non per corruzione.
No, non esiste perché il loro numero è, con buona pace degli strilloni pentastellati, proporzionalmente molto minore di quelli che militano fra i 5 stelle.
Infine no perché molti di questi indagati sono stati, nel prosieguo del l’iter giudiziario, prosciolti/assolti.
Seconda riflessione: il risultato delle elezioni amministrative sarà influenzato da queste vicende giudiziarie (a proposito: come mai la vicenda che ha coinvolto seppure marginalmente l’ex ministra Guidi è sparita dai mezzi di informazione?)? No. No perché nelle elezioni amministrative contano, e molto, i pesi specifici dei rispettivi candidati. E su Milano e Roma il PD non ha certamente giocato al ribasso. Ci sarà pure un effetto (specialmente su Roma) della approvazione della legge sulle unioni civili dove il cattolico (e pure boyscout) Renzi ha mostrato di non avere certo alcun timore reverenziale nei confronti della gerarchia vaticana giungendo addirittura ad imporre la fiducia e dirompente appare quel suo dire “ho giurato sulla Costituzione non sul Vangelo” (parole che manco il più liberale fra tutti i liberali e il più sinistrorso tra tutti i sinistrorsi avrebbero mai avuto l’ardire di pronunciare).
Insomma: il quadro sembra (meglio sempre dire sembra in politica) meno cupo di quel che a prima vista le cronache mostrano. E i sondaggi. I quali, lo sanno tutti ma nessuno lo dice, hanno lo stesso valore del totocalcio estivo: zero. Lo stesso congresso del PD, per dire, è legato inesorabilmente all’esito referendario (questo il senso della frase dì Cuperlo “il referendum è il congresso”) : come è già stato scritto più volte proprio su Luminosi Giorni se i si vincono, la maggioranza renziana si rafforzerà ulteriormente specialmente perché il buon Speranza pare un candidato debole e non in grado di coalizzare attorno a se le molteplici sfaccettature delle diverse minoranze interne al partito (del resto fosse stato un candidato forte probabilmente non l’avrebbero mica candidato).
Però…c’è un però. Esistono due debolezze in Renzi. L’una all’altra legate e l’una consequenziale all’altra.
La prima: proprio in questi ultimi mesi e con l’occhio già rivolto al referendum di ottobre si palesa in tutta la sua evidenza l’insostenibilità del doppio ruolo segretario/premier. Un PD in continua fibrillazione, dove spesso vengono deliberatamente ignorate anche le più elementari regole della vita interna di un partito chiede una segreteria forte, paradossalmente distinta (e certo non distante) dal governo. Renzi di questo ne è, immagina chi scrive, totalmente consapevole. Al punto che potrebbe persino porre/imporre la candidatura di Maria Elena Boschi alla guida del,partito e, in prospettiva, del Paese.
La seconda: ciò che Renzi sembra faccia fatica a costruire è una nuova classe dirigente del,partito. Ed è questa che impensierisce. Lotti, Boschi, Migliore, Orfini, Guerini, Serracchiani. Dopo di loro il nulla, il vuoto, O quasi. Ed è un paradosso, se vogliamo, che colui che ha preso in mano le redini del paese all’insegna di una rottamazione vista come necessità inderogabile di un ricambio generazionale, oggi dietro di lui e del suo “cerchio magico” non veda nessuno in grado di consolidarne il lavoro. Anche la proposta (assurda agli occhi di chi scrive) di rinviare il congresso regionale del Veneto mostra come, in una regione chiave per i destini del centrosinistra, manchi una seria dialettica politica ma soprattutto manchi quel leader capace di vincere un congresso.
È questo dunque il limite che Renzi ha di fronte a se. Questo,probabilmente il vero motivo di un possibile logoramento della sua leadership. Ecco perché anche i comitati locali, promossi per sostenere le ragioni del sì, possono assolvere alla stessa funzione che, negli anni, ha svolto la Leopolda . I comitati, insomma, visti non solo come cassa di risonanza referendaria ma anche come luogo, trasversale, in cui possano emergere nuove classi dirigenti. Perché il vero dilemma che sta attraversando (o dovrebbe attraversare) chi si dice renziano o diversamente renziano è quello di chiedersi se le trasformazioni che il Paese sta conoscendo siano irreversibili o meno. Se lo sono, la mancanza di una nuova classe dirigente del PD è meno pesante. Se invece così non fosse diventa oramai ineludibile porsi come obiettivo dirimente non solo del futuro del PD ma anche dell’Italia intera la realizzazione e il consolidamento di una rete, una struttura capace di condurre questo rinnovamento fino ai nodi più profondi e più delicati delle diverse articolazioni del partito. Questo è il sostanziale limite di chiunque ricopra la carica di segretario (o presidente) di un partito e nello stesso tempo di Presidente del Consiglio: se si occupa del secondo, difficilmente riesce ad occuparsi efficacemente del primo. Ma non occuparsene significa dare la stura ai piccoli giochi di potere e contro potere che non hanno alcun peso specifico se non quello di condannare il premier ad un lento e continuo logoramento che alla fine ne indebolisce, e molto, l’azione di governo.
Renzi, persona squisitamente intelligente, questo lo ha capito. E la decisione di anticipare il congresso ne è il segnale più evidente. Vincere il referendum significherebbe andare a congresso avendo di fronte a se una prateria vergine anche se le elezioni amministrative non dovessero andare bene (ma cosa significa non andare bene? Se si perde Roma e si vince Milano è un successo o no? E se accade il contrario?). Ma significherebbe soprattutto creare le condizioni per trasformare il renzismo in uno strutturale modo di governare il Paese…