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28 Novembre 2021di SERGIO BENEVENUTO Ammetto di aver preso, anni fa, un abbaglio politico. In effetti, dopo il primo grande successo elettorale del Movimento 5 Stelle alle politiche del 2013, mi lasciai andare a una facile profezia: dissi che quel movimento avrebbe avuto una vita breve, che in tre o quattro anni sarebbe finito, dato che rappresentava una confusa protesta contro il mondo politico, e questo tipo di protesta non dura. Che errore! Il M5S sarebbe finito, ma nel giro di sette anni!
È mio difetto tendere ad accorciare i tempi storici. Esprime una mia fretta che metto in tutte le cose. Nel XVII secolo il declino dell’impero ottomano, per esempio, era già visibile, eppure ci sarebbero voluti circa tre secoli per vederne la fine definitiva. È il bello della storia: anche quando è prevedibile, si può dimostrare o troppo veloce rispetto alle previsioni, oppure troppo lenta rispetto a esse. Talvolta un sistema politico o religioso può attraversare una vecchiaia smisurata, come la sibilla Cumana della leggenda.
Un altro esempio di mia mancanza di kairos. Già alla metà degli anni 1980 dicevo e scrivevo che la questione ecologica sarebbe diventata la questione principale, anche politica, del futuro. Del resto negli anni 1980 già erano fioriti alcuni partiti ecologisti in Occidente, anche se in posizione marginale. Eppure da allora è passato quasi mezzo secolo affinché questa mia previsione divenisse concreta. Oggi le misure per salvare il pianeta sono divenute il perno del dibattito politico, e ho l’impressione che stia venendo fuori una generazione profondamente ecologica. Spero che non sia un fuoco di paglia. Ma quanto tempo c’è voluto perché quello che mi sembrava chiaro oltre 40 anni fa divenisse chiaro a una buona fetta dell’umanità!
Il voto per il M5S era un voto di protesta puro, di rigetto radicale del “sistema”. Ci sono molte persone, in tutti i paesi, che sono radicalmente scontente di chi governa, non importa chi sia, se sia di sinistra o di destra, se governi bene o male. È un po’ quel che è accaduto nel 2019 col movimento di protesta dei gilets jaunes in Francia, che le opposizioni di sinistra e di destra hanno cercato di cavalcare. Che cosa volevano i gilets jaunes? Non si sa. Il movimento dei gilets jaunes iniziò come una protesta anti-ecologista per l’aumento del prezzo della benzina, misura adottata dal governo Edouard Philippe per invogliare all’uso delle auto elettriche. Poi, alcuni protestavano per certe cose, altri per altre. La cosa venne interpretata globalmente come opposizione al governo di Macron, ma con ogni probabilità se al posto di Macron ci fosse stato qualcun altro, la protesta sarebbe divampata lo stesso. C’è un fondo brontolone in ogni paese, un mugugno che nessun miglioramento veramente spegne, qualcosa che Freud metterebbe sul conto dell’Unbehagen in der Kultur, del disagio nella vita sociale. È ciò che chiamerei l’interpretazione persecutoria del malessere del vivere in società. Non meglio precisati “poteri forti” sono presi di mira come responsabili di questo malessere, che si esprime come reazione a eventi spesso minimi e pretestuosi. Ogni società è un immenso cahier de doléances, come la massa di lamentele che nel 1789 furono portate al governo francese e che furono prodromo della Rivoluzione.
Certa sinistra afferma che questa lagna diffusa è il sintomo del disagio in una società capitalista. Non credo proprio. Negli anni 1970 feci un viaggio nell’allora Jugoslavia, e mi colpì il lamento generale delle persone, in particolare contro le tasse, “Ci mettono una gabella anche sul nostro respiro!” era il Leit Motiv. La Jugoslavia di Tito era all’avanguardia della sperimentazione socialista all’epoca.
Ogni tanto questo mugugno generale si fissa su un partito che appare il corifeo della protesta diffusa. Il movimento di Grillo e Casaleggio per un po’ ha magnetizzato questa protesta diffusa, da qui il risultato delle elezioni del 2018, nelle quali il M5S è risultato primo partito italiano. Ma il fatto di diventare così partito di governo ha distrutto completamente la sua aura di partito della protesta. Non importa che abbia governato bene o male: il guaio è governare! In effetti, dopo un anno di governo molte persone (anche intellettuali sofisticati) che avevano votato per M5S erano deluse da quel movimento. Perché lo erano? Loro stessi non sapevano dirmelo, fluttuavano in una delusione ineffabile. Eppure, facevo notare, il M5S aveva mantenuto gran parte delle proprie promesse elettorali, come il reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero sulle pensioni, ecc. La verità è che avevano votato M5S non per il suo programma politico, di cui non gliene importava nulla: era solo per Protesta contro il potere politico. Ma quando chi protesta diventa potere politico, è la fine. Il voto di protesta si sposterà altrove.
(Continua a leggere in SOLO RIFORMISTIhttps://www.soloriformisti.it/lirresistibile-scomparsa-del-m5s/)