Nativi digitali o selvaggi digitali?
16 Novembre 2016LA UTILE ”CONTA” DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE. COMUNQUE VADA.
20 Novembre 2016Ma ditemi voi. Arriva la domenica (quella del 13 novembre giusto per capirci) ed uno pregusta quel paio di orette che vive ogni domenica già pensando al turno di notte che lo aspetta: la lettura del Corriere in edizione online; poi, in edizione cartacea, “La Lettura”, “Il Sole24ore” (limitatamente all’inserto culturale perché se c’è stato chi ha avvertito la necessità di scrivere un libro titolato “Come si legge il Sole24ore” un motivo ci dovrà pur essere) e La Repubblica (anche se non ho ancora capito perché devo pure essere costretto a sorbirmi L’Espresso) specie per la strepitosa rubrica di quella penna felice che è Antonio Gnoli. E che si trova? In uno, Il Corriere, una intervista a baffino D’Alema e nell’altro una sorta di lettera aperta di Bersani. E cosa dicono entrambi? Che se dovesse vincere (ma non vincerà state tranquilli) il NO mica Renzi dovrebbe dimettersi. “I’m not a chicken”…eravamo un centinaio di persone, quel giorno, a Marcon ad ascoltare Valter Veltroni pochissime ore dopo le sue dimissioni da segretario del PD. Sguardo furbo, sorriso ironico rispose così per spiegare le ragioni di quel gesto. “Non sono un pollo” e a noi che, chi più chi meno, avevamo la capacità di leggere ciò che stava accadendo quella frase spiegava davvero tutto. Nemmeno Renzi lo è (un pollo intendo). Ed è bene dirlo e ricordarlo. Eh si perché il giochetto ora si sta disvelando. Piano, piano ma si sta disvelando. E siccome tutto di Renzi si può dire tranne che sia un pennuto, lui lo ha ben capito. Ed ecco la stoccata, sul finire della Leopolda. Quel suo sostanzialmente confermare ciò che già a suo tempo ebbe modo di dire: se vince il NO (e non vince, state sereni) lui dritto filato sale fin al Quirinale e rassegna le dimissioni. E poi? Poi andrà nella direzione del PD e chiederà di andare subito ad elezioni. E siccome in Direzione ha la maggioranza, che sarà pure un tantino incacchiata, a Mattarella sarà ben difficile comporre la crisi per le vie parlamentari. Ma anche se ci riuscisse, chiunque presidierà il governo, lo farà avendo a che fare con una sorta di convitato di pietra e limitatamente (magari) alla adozione di una nuova legge elettorale. E poi? Poi siccome ai sensi dello Statuto del PD il segretario è anche candidato premier, Matteo si ripresenterà. Anche perché oggettivamente non ci sono ne i tempi ne i modi per organizzare un nuovo congresso che il buon Bersani ora vorrebbe aperto “solo” agli iscritti (a Bettola si sa son tutti furbi). Insomma D’Alema e Bersani rafforzano quella specie di sottotitolo, allo slogan del NO che suona più o meno così “ma no, se vinciamo perché Renzi si deve dimettere? abbiamo sempre detto che il voto era sulla riforma mica su di lui”. Belli loro. Se non li conosci quasi quasi sei pure portato a credergli. Peccato sia esattamente ciò che vogliono. Vogliono (ed è strategia da sempre seguita dalla sinistra perdente che cerca millanta scorciatoie per tornare a vincere), fortissimamente vogliono, ingabbiare quel ragazzetto da Rignano sull’Arno che, ai loro occhi, ha commesso un peccato più che mortale: fare ciò che loro avrebbero sempre voluto fare senza riuscirci. E dunque lasciare Renzi alla guida del governo significa renderlo burattino manovrabile dai loro fili. Ma voi ce lo vedete Renzi in questo ruolo? Ma soprattutto credete davvero sia talmente sciocco da non esserci già arrivato? Ho un amico che, ai miei occhi, ha due difetti. Il primo, per me insopportabile, è di essere tifoso di quella squadra che gioca il derby col grande Torino. Il secondo è di essere politicamente di centrodestra. Però è intelligente (tutti i miei amici lo sono) e qualche giorno fa scriveva “Chi vota No e connota di significato politico l’esito del referendum deve dire anche che ha come obiettivo il mandare a casa il governo PD-AP. Non solo Renzi. Deve dire con chi si presenterà’ alle conseguenti, prossime, imminenti elezioni politiche e con quale candidato Premier (Salvetti? Grillo?). E deve dire che era contrario alle riforme costituzionali proposte negli anni dalla bicamerale di D’Alema in poi, passando per Berlusconi. E deve dire che mai e poi mai sosterrà’ modifiche alla costituzione simili o sovrapponibili a quelle approvate e soggette a prossima consultazione referendaria” Ora a parte che trovo simpatico chiamare Salvini come il compianto inventore del Festivalbar, a me questo ragionamento convince. Perché guardate che gli scenari sull’eventuale “dopo Renzi” non sono poi molti. Anzi si riducono sostanzialmente a due: o elezioni subito (così facciamo pure contenti quelli che ci sfrancugliano gli zebedei con la sciocchezza del Premier non eletto dal popolo che poi sono gli stessi che difendono una cosa, la Costituzione, che non conoscono giacché l’Italia NON è una Repubblica Presidenziale) oppure un “governicchio” che faccia una legge elettorale (ma già qui mettere d’accordo grillini, centrodestra e centrosinistra hai voglia) e nuove elezioni. In entrambi gli scenari il protagonista continuerà ad essere lui, Matteo Renzi. Perché “he isn’t a chicken” appunto….