Favole, polemiche e.. il Conte zio
13 Febbraio 2014Aiuto!
20 Febbraio 2014La politica è l’Arte di governare la Città, quindi può indirizzarne le trasformazioni. Da queste dipendono il presente e il futuro di tutti noi. Che la Città, poi, sia effettivamente la nostra piccola/grande Venezia oppure l’Italia o l’Europa poco importa: la politica a ogni livello produce effetti formidabili sulle esistenze quotidiane di ciascuno. Ragione per cui è impossibile ignorarla.
Di più, occuparsi di politica è indispensabile se vogliamo avere una qualche voce in capitolo sull’oggi e il domani.
Come farlo? Analisi, ricerche, commenti sono senz’altro utili ma, confinati a un ruolo puramente verbale, rischiano di sparire quando davvero si decide. A quanto pare non ci sono alternative all’impegnarsi in prima persona.
Si tratta di una tesi che ho sostenuto in diverse occasioni, sulle pagine di Luminosi Giorni e in altre sedi. Solo la partecipazione diretta apre la porta alla speranza d’incidere sul governo della Città. Occorre, quindi, passare dalla critica alla politica alla presenza in politica. Le forme possono essere diverse. Ognuno può trovare la propria sul piano individuale, tuttavia ritengo da sempre che soltanto una forma collettiva, nella quale le diverse intelligenze ed energie s’incontrano e si moltiplichino grazie a una sintesi comune, permetta di raggiungere la forza necessaria a qualche risultato effettivo.
In un precedente articolo ho avanzato la proposta di una Lista Civica Nazionale come possibile risposta alla domanda e adesso che fare? Una scelta pensata per un orizzonte più ampio e di un quadro politico allora molto confuso che, oggi, di fronte a una situazione terremotata dalla crisi e dal fenomeno Renzi va ricalibrata. L’orizzonte sul quale muoversi, infatti, cessa di essere quello nazionale, dando io per scontato il successo del tentativo di Renzi e la sua durata fino al previsto 2018, e torna a una dimensione locale. Il movimento generato dall’esplosione di Renzi ha cambiato le carte in tavola anche qui, nel Veneto e a Venezia. Persone e prospettive sono radicalmente diverse da quanto appariva ancora poco tempo fa e giustificano un diverso approccio e nuove speranze.
A Venezia, in particolare, si voterà nella primavera del 2015. Per questa scadenza ritengo quanto mai opportuna la presenza di una Lista Civica, o comunque si voglia chiamarla, espressione di tutti quanti facciano proprio l’appello a una partecipazione diretta al governo della Città: non una Lista qualunque, quindi, meno che mai un caotico contenitore di proteste confuse, bensì un gruppo di persone con la volontà e il piacere di portare il loro contributo alla politica di Venezia. Cioè al governo della Città. Idea folle?
Gli esiti degli ultimi tentativi in merito sembrerebbero scoraggiare l’esperimento. Tuttavia… la nuova Lista dovrebbe avere alcune caratteristiche profondamente diverse da quante le hanno precedute. Mi spiego.
Sul piano dei contenuti dovrebbe assumere come ormai ovvie le osservazioni critiche su quanto non funziona oggi a Venezia. Partendo da questa base, la sua funzione sarebbe solo ed esclusivamente quella di offrire soluzioni. Un programma tutto in positivo, dunque, realistico quanto basta ma anche carico di utopia futuribile, sola molla capace di innescare il cambiamento. Sognare l’impossibile, in fondo, è il modo migliore per cambiare il presente.
In precedenti articoli, da Innovatori e conservatori a Una Lista Civica Nazionale finendo con Diritto alla salute e alla qualità della vita cui rimando, ho schizzato alcune proposte. Oggi vorrei concentrarmi sull’aspetto più propriamente realizzativo: un programma bellissimo incapace di tradursi in prassi amministrativa non interessa a nessuno, evidentemente. Io credo che esista una strada maestra e cioè quello della Lista laboratorio di proposte collegata in forma strutturale alla maggiore forza politica cittadina e cioè il Partito Democratico rigenerato dalla nuova dirigenza, nazionale e locale.
Oggi il PD con Matteo Renzi sta tentando di introdurre nella politica italiana quegli elementi di pragmatico approccio ai problemi visti all’opera nella Gran Bretagna di Tony Blair e del New Labour. Il quale non per caso, come il suo successore Ed Milliband, ha subito applaudito alla svolta italiana. Io mi auguro che l’operazione abbia pieno successo, liberando il paese dalle scorie di un ideologismo aprioristico ben lontano dalla vera ideologia, che si nutre di filosofia e di storia. Nel mazzo ci metto pure il ribellismo insulso e cieco, incapace di costruire e di realizzare, una delle tare da sempre delle vicende italiane. La nostra Lista dovrebbe cercare d’importare in laguna questo modello per cercare d’influenzare in modo positivo la scelta della rotta da seguire.
Insomma, credo sia giunto il momento di smettere con le lagne e di passare ad accumulare legna per far ben funzionare il camino comune: solo così allontaneremo il gelo della decadenza che la crisi ha introdotto nelle case. Di tutti. Anche le nostre.