Teorema Venezia
19 Novembre 2013Politica e uguaglianza
21 Novembre 2013Per riformare un sistema scolastico non si può prescindere dal considerare quale idea di società e di sviluppo compatibile caratterizza un paese in un determinato momento storico.
Un paese che non attua politiche intelligenti di sviluppo sostenibile in senso democratico non è in grado di crede fortemente all’importanza del capitale conoscenza e attuare provvedimenti di qualità per migliorare l’offerta formativa.
Uno sviluppo compatibile non può prescindere da una politica capace di governare e non subire i cambiamenti veloci e le sfide del mondo globalizzato.
In Italia i provvedimenti inseguono le emergenze, compresa l’emergenza educativa.
Si “naviga a vista”senza una visione olistica e lungimirante.
Per un cambiamento migliorativo in senso democratico, capace di attuare i fondamentali della carta costituzionale, si dovrebbe avere il coraggio di convertire le politiche industriali e produttive per un economia basata sulla conoscenza, considerandola un investimento.
Le strategie di cambiamento devono tener conto delle procedure decisionali in voga in un determinato contesto socio – politico, non si possono ignorare le peculiarità di un sistema scolastico che si vuole cambiare, i rapporti di forza che lo strutturano, i gruppi di potere annidati nel sistema, come non si possono ignorare le resistenze sul piano culturale, sociale, politico. Si tratta di individuare gli ostacoli reali o potenziali contemporaneamente sui due piani, che sono interdipendenti.
Le strategie di riforma non sono esportabili da un paese all’altro, ogni sistema scolastico è frutto di una storia politica determinata da specifici rapporti di potere, è plasmato da una determinata filosofia dello stato, quindi da una politica scolastica peculiare, con apparati amministrativi e gestionali “sui generis”.Tuttavia è utile comparare i sistemi scolastici che riescono a trasformarsi in sintonia con i cambiamenti sociali, culturali economici. Le scelte di una politica coraggiosa e lungimirante sono quindi determinati per la riuscita o il fallimento delle trasformazioni.
Le riforme scolastiche devono essere condivise dai territori e dal mondo della scuola. In Italia la riforme calata dall’alto dal governo della destra ha prodotto tagli indiscriminati non compresi dalla popolazione scolastica, ma i tentativi di arginazione delle falle tentati dal governo delle “strette intese”sono deboli e insufficienti.
Basterebbe attuare la legge sull’autonomia scolastica, che restituisca alle specificità di ogni territorio la possibilità di sperimentare in autonomia e con procedure graduali, da monitorare continuamente, le strategie educative e formative mirate allo sviluppo della persona.
Attivando percorsi didattici individualizzati che consentirebbero l’integrazione degli alunni diversamente abili, quelli con disturbi di apprendimento, con disagio di varia origine(culturale, sociale, psicologico, familiare..) coniugabili con la possibilità di garantire il successo formativo per le eccellenze, ampliando l’offerta formativa che premi il merito a prescindere dal portafoglio o dalle raccomandazioni. Adeguare gli interventi educativi ai vari contesti , alle richieste delle famiglie e dell’economia del territorio, al fine di garantire il successo formativo.
Progettazione, formativa, ricerca valutativa, formazione, aggiornamento, innovazione,ricerca didattica, convenzioni con università e agenzie formative e culturali da operare in rete per favorire la diffusione delle esperienze e delle buone pratiche.
Reti di competenze territoriali, per trasformare scuola e università in”comunità nelle comunità” e i territori officine di sapere e di civiltà che arricchiscono il paese.
Una sfida possibile?