Medici di base, compiti, disservizi, contraddizioni
17 Novembre 2022Contributo d’accesso. Posizioni a confronto
20 Novembre 2022Questo progetto, per una nuova Venezia “Marittima”, rientra in un ciclo di esperimenti didattici condotti dal 2016 dal sottoscritto (Urbanistica), con l’architetto Elena Olivo (Architettura) e l’ingegner Giorgio Verri (Idraulica), sostituito in questo caso dall’ingegner Matteo Nicolini, presso il Laboratorio integrato di progettazione urbanistica dell’Università di Udine, Laurea Magistrale in Architettura. I nostri progetti riguardano grandi quartieri per il ridisegno delle città a grappolo di borghi, in negazione al concetto di periferia. Da realizzare in tempi lunghi (anche secolari). Essi hanno riguardato tre volte Venezia (Sant’Erasmo, Aracne Ed., 2017, Waterfront Marghera, in pubblicazione con Generis Publishing, e, Marittima), due volte Treviso (S. Paolo e S. Liberale, TRIA 24 n.1/2020, e Area sud della Stazione), Udine Sud (Aracne Ed., 2019), Trieste Porto Vecchio e Chioggia (Isola dell’Unione, in pubblicazione con Aracne). Tutti i progetti vengono accompagnati da studi del Corso di Territorial Engineering, Magistrale in Ingegneria Civile, che studia i sistemi di trasporto più opportuni e applica la Teoria della Base Economica per trovare le funzioni con le quali sostenere i progetti.
Dietro a questi esperimenti stanno le seguenti ipotesi: a) ritrovare modelli di sviluppo urbano coerenti con la storia del nostro Paese e della città compatta; b) ridurre il consumo di suolo attraverso una rinata cultura della città che attragga le dispersioni dell’urbanesimo novecentesco; c) produrre modelli utili per buone pratiche in caso di ripartenza dello sviluppo inflattivo; d) ripensare l’urbanistica partendo dal progetto urbano per arrivare al piano; e) integrare pubblico e privato per attuare sia il recupero che la espansione a fini rigenerativi della città.
Il caso di Venezia è interessante. A fronte di una marcata decadenza recente essa si presenta come un grappolo di quartieri-città (Mestre, Marghera, Lido, Città antica, Murano, …) allargabile fino al concetto relativamente recente di PaTreVe, dalle tre Province relativamente integrabili in un sistema orario del lavoro, con numerosi centri minori interni al triangolo dei capoluoghi. Questo arcipelago, casuale ma insito nelle origini di Venezia, potrebbe produrre un modello di città per borghi integrati compatti, capace di rispondere a molte delle sfide dell’urbanistica contemporanea e futura. In particolare, la presenza di due grandi stazioni ferroviarie, Venezia Mestre e Venezia Santa Lucia, crea i presupposti di un policentrismo efficace se opportunamente efficienti risultassero i trasporti su cui si innesta.
“Il modello TOD (Peter Calthorpe, 1993, ossia Transit Oriented Development, “sviluppo urbano orientato al trasporto pubblico”) riassume un insieme di teorie nate negli Stati Uniti secondo le quali le aree di stazione possono essere considerate come luoghi strategici per l’inserimento e la progettazione di nuove attività urbane, con l’obiettivo di fondo di favorire gli spostamenti con i mezzi pubblici, soprattutto riferendosi alla ferrovia per gli spostamenti interregionali.” (da Karin Drosghig, La rigenerazione urbana dell’asse urbano e ferroviario di Udine, Tesi di laurea, A.A. 2019/2020). “Lo sviluppo orientato al trasporto (pubblico) è l’entusiasmante tendenza in rapida crescita nella creazione di comunità vivaci, vivibili e sostenibili. Anche conosciuta come TOD, si tratta della creazione di comunità compatte, pedonali, orientate ai pedoni, ad uso misto, attorno a infrastrutture ferroviarie di alta qualità … (il TOD) rende possibile una vita meno stressante senza la stretta dipendenza dall’automobile per gli spostamenti e la (propria) sopravvivenza.” (http://www.tod.org/home/about. html).
In Europa (GB), il modello TOD è stato trasformato in Transit Development Areas (TDA), ovvero delle aree di qualità dello sviluppo integrato tra trasporti, residenza densa, uffici e welfare, che ben sembra riassumere la logica della città tradizionale italiana. L’area circostante Venezia Mestre, con prospettive di raccordo tra Mestre e Marghera, da rivedere in modo più deciso come suggerisce l’articolo di Gianfranco Gramola su questa rivista (23 08 2022), e quella circostante Venezia Santa Lucia, attorno alla quale si stanno agglomerando uffici amministrativi regionali, sembrano offrire una ghiotta occasione di rilancio urbano proprio in situazioni di grandi apporti trasportistici, coadiuvati da importanti terminal urbani di interconnessione (tra terra e acqua nel caso di Piazzale Roma più garages).
L’area della Stazione Marittima,in corrispondenza di uno di questi grandi attrattori di rigenerazione insediativa, dispone, in modo facilmente raggiungibile sia da Venezia S. Lucia che da Piazzale Roma che dal Tronchetto (people mover), di ampi spazi di trasformazione.
Ciò senza necessariamente intaccare gli ingenti investimenti operati sul Porto Crociere, recentemente limitato dal decreto che ne vieta l’utilizzo per le navi di stazza maggiore, da rilocalizzare altrove, comunque in corrispondenza di grandi sistemi per i trasporti pubblici e luoghi di ingente ricettività alberghiera, servizi turistici, e servizi portuali, anche laddove dovessero essere realizzati ex novo nel mare. Ci si chiede quale sia la perdita di residenti nell’area veneziana dovuta a questo decreto, che certo non si pone problemi di base economica.
Il progetto didattico che conta centinaia di disegni fino alla scala 1:100, è stato diviso in tre parti, per tre differenti gruppi di studenti. Un quarto gruppo di Territorial Engineerig, composto da Valentina Barassi, Ihssane Nahid, Elena Ros e Giulia Tornello, si è occupato delle Funzioni di base da inserire nel progetto architettonico per renderlo efficace.
L’ambito 1, sviluppato da Camilla Ceretelli, Daniel Monte ed Elisa Redrejo Santiago, riguarda il molo ovest.
Sulla punta un grande Acquario, diviso in numerose vasche ed ambienti come nel caso dell’acquario di Valencia in Spagna di Felix Candela, mostra una enorme cupola, che imita Jean Nouvel per il Louvre di Abu Dhabi. Esso conclude una teoria di spazi per la movida veneziana notturna, da spostare in questa parte di città per le funzioni più chiassose. Un quartiere di bar e ristoranti, e un quartiere di locali notturni, entrambi a servizio dello stesso Porto, che mantiene le sue banchine recintate verso la darsena da un alto muro rosso, il quale, verso nord, ospita anche strutture di servizio e ristorazione, di fronte al Mercato ittico. Proseguendo verso nord si incontra un grande teatro, polifunzionale, composto da numerose sale ed arena esterna. Esso ha anche lo scopo di separare l’area della movida dall’area residenziale del nuovo quartiere che si prevede più a nord, verso l’ambito 2. Quartiere utile per i funzionari e addetti degli uffici qui previsti.
L’ambito 2, sviluppato da Letizia Criscuolo, Martina Deotto, Darija Maric e Alessio Peruggia, riguarda l’area centrale, dove si situano strutture direzionali nella logica del TOD. Le modalità di accesso al Tronchetto, al Mercato Ittico e al Porto non vengono sostanzialmente modificate. L’area ex Locomotive ospita il quartiere direzionale con al centro una grande piazza soprelevata su due livelli di parcheggi che si riducono ad uno a sud del people mover, verso la Stazione marittima. Al centro il vuoto della piazza ellittica ribassata, con servizi e caffè, conduce ai piani per parcheggi. Mercato Ittico e Scalo di interscambio merci per i residenti vengono mantenuti. Attorno alla piazza si trovano, oltre al grande arco di accesso e inquadratura del paesaggio veneziano costituito dal Centro congressi verso nord, uffici amministrativi, direzionali, informatici navali e di produzione e marketing, nonché l’Agenzia nazionale ed europea per la sostenibilità ambientale, che potrebbe ragionevolmente trovare sede a Venezia. In seconda fila troviamo archivi artistici, una scuola elementare e media, polizia di frontiera, ambulatori, residenze, giardini pubblici e la Stazione marittima.
L’ambito 3, sviluppato da Gabriele Chivilò, Camilla Del Negro, Massimo Pischiutta e Liberata Somma, si occupa del quartiere di cucitura tra Marittima e Dorsoduro, a cavallo del Canale della Scomenzera. Qui un parco urbano, sul modello di Sant’Elena accompagna il canale, sfociando con un mercato sul Canale della Giudecca, mentre sul lato opposto si sviluppa un quartiere incubatore di ateliers e residenze per artisti, contenuto dal nuovo muro del Porto e collegato al parco e all’area urbana retrostante da una passerella soprelevata attrezzata con servizi alla base e da due nuovi ponti, diretti rispettivanente verso il nuovo centro direzionale a nord e il nuovo Edificio delle esposizioni, realizzato in punta al molo est di Marittima, che assieme all’acquario crea un nuovo elemento scenografico di accesso alla darsena portuale. Il vecchio Campo Marte, ex area Italgas, si compone di un nuovo quartiere urbano che ricuce lo strappo con Venezia storica, con campo, scuola e chiesa, nonché un nuovo canale interno collegato proprio alla Scomenzera. La linea tramviaria si prolunga attraverso l’ex manifattura tabacchi, oggi Tribunale, verso San Basilio, da dove potrebbe proseguire in sublagunare verso altre mete.
Sullo sfondo di tutto ciò vi è il tentativo di invertire il modello urbanistico tradizionale passando dal progetto planivolumetrico al piano. Cosa sviluppata dai nostri studenti, con tanto di Verifica del dimensionamento degli Standard urbanistici, che porta a 1563 abitanti teorici complessivi. Ma questa è un’altra questione, che richiederebbe ben più ampia dissertazione.