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26 Luglio 2022Milleottocentodiciotto. Sono gli abitanti che l’isola di Pellestrina ha perso negli ultimi 40 anni. Parliamo di un terzo della popolazione. Nel 1981 l’isola poteva vantare 5375 abitanti, mentre a fine 2021 ne erano rimasti 3557. In altri termini un abitante su tre non c’è più. Ad analizzare i dati messi a disposizione dall’Ufficio Statistica del Comune di Venezia non c’è da star sereni per chi abita o ha a cuore il litorale veneziano. Lo spopolamento procede spedito verso l’irreversibilità a tassi che nulla hanno da invidiare alla città storica, della quale, comprensibilmente, si parla assai.
Al Lido di Venezia in quarant’anni è “evaporato” un quarto degli abitanti.
Esaminando invece la distribuzione degli abitanti per fasce d’età si comprende come il futuro possa esser considerato tutt’altro che roseo. Circa un terzo degli attuali abitanti del litorale veneziano ha oltre 65 anni, a fronte di circa un decimo degli abitanti con meno di 14 anni. Il rapporto quattro decenni fa era quasi diametralmente invertito.
Ma quali sono le cause principali, dal punto di vista tecnico, di questo pauroso spopolamento? Anzitutto il saldo tra nascite e morti, ma anche, sebbene in misura leggermente inferiore, il saldo tra emigrati e immigrati.
A fronte di dati oltremodo preoccupanti urge anche una riflessione sulle cause profonde di questo trend. Mentre in tutto il mondo civilizzato le distanze vanno riducendosi i collegamenti dalle isole verso il centro veneziano, verso la terraferma e verso Chioggia, sono rimasti fondamentalmente immutati. I nonni degli attuali pendolari potevano contare sempre su una motonave per Chioggia (da un decennio sostituita con più economici ma piccoli battelli foranei), su un ferry tra il Lido e Pellestrina e su due ferry tra il Lido e il Tronchetto (in diversi casi lo stesso ferry, letteralmente, di 50 anni fa), e sui classici vaporetti per il centro veneziano.
Tale lentezza di movimento, per quanto possa apparire romantica agli occhi di alcuni non residenti, implica che il raggio di un possibile impiego di un residente al Lido o a Pellestrina si limita alle immediate vicinanze quali Venezia, Chioggia, Mestre (non senza difficoltà). Sono limitazioni fortissime, che poi vanno ad incidere nelle sliding doors di una vita personale o familiare. Ecco anche perché al momento dell’uscita dalla famiglia d’origine molti giovani scelgono da subito di trasferirsi in terraferma, per non veder precluso, a prescindere, un panorama più ampio di possibilità lavorative. Ma non solo. Altrettanto pesante nelle valutazioni è l’inaccessibilità del mercato immobiliare delle due isole litoranee, il quale, nonostante lo spinto spopolamento, non accenna a dare segni di cedimento rendendo, de facto, impossibile per molti giovani scegliere di continuare a risiedere nelle isole in cui sono cresciuti oppure trasferirvisi da altri luoghi. E se per il mercato immobiliare la situazione dipende anche da fattori “esterni” quali l’appetibilità del territorio per aspiranti facoltosi acquirenti di seconde case da utilizzare come case-vacanza, per i trasporti invece è tutta una partita veneziana e veneta le cui decisioni dipendono dalle istituzioni. Nel corso dei decenni si sono succedute una miriade di proposte, alcune concrete e sensate, altre più folkloristiche, con l’unico obiettivo di avvicinare i residenti nelle isole al resto del territorio.
Elenchiamo le più rilevanti: linee dirette Lido-P.le Roma; un ferry boat Pellestrina-Chioggia; un ferry boat Lido-Fusina (o Giare, Comune di Mira); un ferry per Punta Sabbioni (ora con 4 sole corse alla settimana); una linea acquea diretta Pellestrina-San Marco; un ferry boat Lido-San Basilio.
Ecco, tra le varie soluzioni forse quella del ferry boat che colleghi il Lido a San Basilio è quella che ha resistito maggiormente al dibattito dell’opinione pubblica. Chiaramente sarebbe un qualcosa di funzionale solo in caso di un terminal ACTV in zona San Basilio con interscambio vaporetto/autobus (o tram). Una riduzione delle tempistiche di circa il 20% rispetto alle tradizionali tratte Lido-P.le Roma o Lido-Tronchetto che consentirebbe un incremento della frequenza delle linee senza incremento di spesa. Una soluzione di questo tipo potrebbe essere utile per i residenti a Pellestrina, al Lido, ma anche per quelli di tutta la zona Est di Venezia. Parliamo di un potenziale totale di circa 30-40 mila residenti. In generale serve tenere in considerazione i principali fattori di valutazione di un trasporto pubblico: la durata del percorso, la frequenza dei mezzi, la qualità del viaggio, i costi da sostenere e le ricadute per il territorio in termini sociali e ambientali.
Ma servirebbe aprire un ampio dibattito in città, che possa tener conto delle esigenze di tutti, compresi i cittadini che abitano nelle zone che dovrebbero essere coinvolte da tali interventi. Invece sembra che si ragioni solo per breve gittata, senza prospettive, cercando come obiettivo la (pur legittima) corsa in più.
Più si andrà avanti e più sarà difficile trovare soluzioni che possano invertire il trend demografico attuale. È chiaro che la popolazione residente ha l’obbligo di ragionare in termini innovativi, e non è cosa scontata. L’idealizzazione per un passato che non c’è più, con forti nervature nostalgiche, non aiuta. Il tradizionale isolamento geografico rende i confronti più difficili. E lo stesso per l’età media della popolazione, in particolare se rapportata al tenore di vita e alle esigenze di spostamento. Si può dire che il combinato disposto di isolamento geografico, reddito mediamente più elevato, ed età media avanzata abbia creato un substrato di conservatorismo che si riflette in più ambiti. E non lo si intenda come conservatorismo politico (più che lecito, ci mancherebbe!) ma di un conservatorismo quasi antropologico che rende irto e accidentato il percorso verso il futuro. Urge pertanto un forte attivismo delle giovani generazioni, che saranno le più coinvolte dalle conseguenze dell’attuale situazione.