Brutti, sporchi e incompetenti in L2
3 Aprile 2013Lavori Pubblici e progettualità a Venezia
11 Aprile 2013Cosa non funzioni in Laguna lo sentiamo e leggiamo quasi ogni giorno. Basta entrare in un bar, prendere un vaporetto o un bus, scambiare due chiacchiere con chiunque, anche di passaggio per le due città, l’Antica sull’acqua e la Moderna, in terraferma. Ognuno di noi, singolarmente preso, sarebbe in grado di stendere un lungo elenco di lamentele: sarebbe il momento di passare dalle lacrime alle proposte.
E per non perdere tempo avanzo subito qualche suggerimento.
Una premessa: quando parlo di Venezia intendo sempre “Laguna di Venezia”, cioè Città Antica, Città Moderna, Gronda da Altino a Chioggia, un tutto inscindibile dal suo rapporto con mare e Regione retrostante. Si tratta, quindi, di approccio “olistico”, tanto dal punto di vista geografico che delle proposte. Il primo passo, dunque, è l’istituzione della Città Metropolitana della Laguna di Venezia.
Quale il problema di base di quest’area? Manca un’idea forte di città, cioè una “visione” di presente che si proietti nel futuro sintetizzabile nella formula “quale Venezia per quali veneziani”. Per passare al “Progetto”, bisogna prima decidere dove vogliamo andare a parare, una rotta si traccia quando siano noti porto di partenza e di arrivo.
Una città è fatta dagli abitanti. Sono questi la vera “ricchezza” della città. Gli abitanti hanno bisogno di case e lavoro, poi di vedere soddisfatte le esigenze della vita quotidiana, materiale e spirituale. Il tutto in un territorio sano e che sia su “misura” per loro.
La Città Metropolitana della Laguna di Venezia dovrà dotarsi di un Piano di Assetto Territoriale che parta dai residenti e dalle loro necessità.
Il nuovo PAT deve stabilire innanzitutto la “vocazione” della città: sulla base della storia e della geografia, ritengo quella di Venezia di “Porta” e di “Ponte”. Porta sul Mondo, Ponte tra Mondi.
La Cultura ne è la materia prima. Se non altro per l’immenso giacimento storico-artistico a disposizione. La Cultura è potenzialmente inesauribile, dipende dalla creatività degli individui, la sua “estrazione” è pulita come le produzioni. La Cultura, quindi, è al tempo stesso “vocazione” della Città Metropolitana Lagunare e prospettiva occupazionale per i suoi abitanti: nel concreto, il PAT dovrà preordinare luoghi e modi della produzione.
“Porta” e “Ponte” per uomini significa anche per le merci, però: quindi aeroporto, porto, reti ferroviarie e stradali, vie d’acqua e d’asfalto ripensate in modo unitario. Un PAT che si “dimentichi” di aeroporto e porto è incomprensibile. Tram, metropolitana e Alta Velocità non sono separati in una visione generale del trasporto. Qualità della vita è qualità del movimento.
Un porto d’altura e un aeroporto interconnessi con un sistema ferroviario e metropolitano capace di far spostare persone e cose in modo veloce, confortevole e compatibile con l’ambiente sono possibili: bisogna pensarli insieme.
Senza dimenticare lo spostamento merci all’interno della città, connesso com’è a traffico e inquinamento. Si potrebbe immaginare un “Centro Distribuzione Merci” per ridurre tutto, a partire dai costi, sotto una regia pubblica, unica vera portatrice di istanze che non siano solo private.
Già, il “privato”. Dobbiamo rinsavire dopo anni di sbornia: il Mercato va regolamentato. “Profitto&rendita” è il binomio che sta annientando Venezia, trasformata in un luna-park a uso e consumo di turisti frettolosi, e Mestre, che si avvia a diventare dormitorio circondato da Centri Commerciali e del divertimento. Bisogna innanzitutto un freno alla sua azione devastatrice. Come?
Serve una politica per la residenza. Interventi con la finalità di creare un circuito calmierato dell’affitto, per chi abita e per le piccole attività “di vicinato”, indispensabile tessuto connettivo di ogni area cittadina.
Come?
Il soggetto abilitato a sviluppare una “politica sociale per la casa” è il Comune, colui che dovrebbe agire in prima persona a difesa del Bene Comune.
I concetti base attorno ai quali sviluppare tale politica sono: “Affitto sociale”, “Bottega Storica” e “Supermercato diffuso dei negozi di vicinato” per salvaguardare residenti e attività esistenti, ma anche per rendere interessante in prospettiva il “vivere a Venezia”, oggi, purtroppo più che altro un atto di volontà spesso pagato a caro prezzo.
Per il momento mi fermo qui con la segreta speranza di aver gettato un sasso nello stagno che apra una discussione concreta su presente e futura della Città: cosa ne pensano i lettori di Luminosi Giorni?