La questione “gender”. Onestà intellettuale cercasi
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DI RIGUARDO PER IL TUO CHITARRISTA (I. Graziani) Come dico spesso, io vengo dalla campagna. In verità, dirlo, è più una questione metafisica che altro poiché cio che un tempo era campagna, ora sono piccoli fazzoletti di verde al confine con Venezia. Vivo però in una zona densamente “popolata” da ristoranti (alcuni, credetemi, eccellenti) pizzerie, paninoteche. Qualcuno sorge in posizione non proprio felicissima: pochi parcheggi, molti divieti di sosta. Se per caso lasci l’auto in una di queste zone il minimo che ti capita è di leggere, affisso alla porta del locale ove ti stai dirigendo, un cartello che ti invita a parcheggiare nei luoghi deputati; talvolta è il solerte proprietario del locale o un cameriere ad avvertirti del rischio che stai correndo. In fondo, immagino, nessuno vuole che i propri clienti piglino una multa e si scontentino e magari non tornino più. La foto che vedete l’ho scattata (col cellulare e dunque non è perfetta) a Venezia un giorno qualunque di agosto. La scena: una coppia di americani che come tutti (molti) americani sono alti, muscolosi, abbronzati, biondi (lei più bionda di lui ma meno muscolosa a dir la verità) passeggiano tranquillamente lungo una calle veneziana. Insomma: una situazione che a Venezia è frequentissima. Solo che questa coppia era ciclomunita: due belle biciclette sportive con tanto di carrettino portabagagli fissato dietro. Arrivati davanti ad una tipica osteria veneziana, appoggiano ad un muro le loro biciclette ed entrano a pranzare. Il tutto senza che l’oste abbia detto loro alcunché. Senza che nemmeno abbia fatto notare loro che il muro ove avevano appoggiato le bici apparteneva ad un’altra abitazione. Quindici giorni dopo l’inchiesta di Reset che mostra come Venezia sia stracolma di appartamenti affittati (molti in nero) a turisti. E allora mi chiedo e vi chiedo (e lo faccio da persona, credetemi!, innamorata ogni giorno di più di Venezia): ma il degrado di questa città davvero dipende solo dai turisti scostumati che la invadono in costume da bagno, che dormono sui ponti o mangiano sotto le logge di Palazzo Ducale? O forse il turismo che oggi impera a Venezia è frutto di una grande, gigantesca, speculazione di cui i veneziani sono tutt’altro che inconsapevoli? Penso a quei veneziani che, ad esempio, preferiscono (per qualche scheo in più ) affittare un negozio a cinesi piuttosto che a italiani. Penso a quei veneziani che trasformano i loro appartamenti in residenze per turisti anziché in appartamenti da affittare a giovani coppie. Davvero è colpa solo e soltanto del turismo di massa se a Venezia le librerie chiudono per lasciare spazio a qualche maison d’haute couture? Anche perché, ammettiamolo suvvia, questi turisti un po’ di pena me (ce?) la fanno. Ma chi ha detto loro che a Venezia (giustamente) non si può fare ciò che in qualunque altra città del mondo non solo è possibile ma spesso addirittura incentivato come usare la bici? Chi ha detto loro che la presenza di acqua non fa necessariamente di Venezia una città balneare?’ Chi, soprattutto, ha detto loro che l’acqua dei rii o quella che sale improvvisa e sommerge collie campielli non è propriamente pulita?Chi ha detto loro che ciò che in molte città è possibile fare, e cioè sedersi all’ombra e mangiare un panino, in Piazza San Marco è (giustamente) vietato? Si a me i turisti un po’ fanno pena. Mi fanno pena anche quelli che fan la pipì dietro alle colonne: sapete dirmi in quante piantine turistiche di Venezia son segnalati i bagni pubblici? Sarà mica colpa loro se io per andare a Piazzale Roma e rientrare a casa devo spintonare manco fossi uno degli All Blacks in mischia? È davvero colpa loro se in una calle già stretta di suo a destra spuntano tavolini di bar a iosa e a sinistra le vetrine mobili di chincaglieria? E vorrai mica che questi poveri disgraziati non si fermino (perché voi quando siete in vacanza che fate? Testa bassa e via dritti? Ma mi faccia il piacere direbbe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio insomma Toto’)anche se ciò rende difficile a pendolari e residenti il transito? E se volete assistere ad uno spettacolo di cabaret vi consiglio di trascorrere un po di tempo, la sera, in uno degli autobus ACTV diretti in Riviera del Brenta, ricchissima di alberghi e campeggi. Ebbene: passi che per il vocabolario dell’azienda locale di trasporto pubblico il concetto di alta stagione probabilmente debba ancora essere scritto (impensabile sperare in raddoppi di corse in talune fasce orarie) ma in qualunque città del mondo nei mezzi pubblici ci sono display che segnalano la successione delle fermate. Negli autobus, no (ma nei vaporetti si grazie ad una femminile voce elettronica ….mistero). Risultato? Partiti da Piazzale Roma già in via Righi ‘sti poveri turisti cominciano a prenotare la fermata anche se in realtà ne mancano 20/25 alla loro destinazione. Oppure fanno in su e in giù lungo il corridoio (ovviamente con gli zaini sulle spalle perché il cartello che ne vieta l’indosso quando c’è è minuscolo) al punto che spesso l’autista in corrispondenza delle fermate “calde” inizia ad urlare i diversi alberghi, camping da lì raggiungibili. Guardate che davvero fanno pena: li vedi spaesati, tirare il collo in cerca del minimo indizio possibile per capire dove sono, oppure compulsare freneticamente lo smartphone alla ricerca di google maps o Google street (ed intanto magari la fermata è già andata…). Suvvia, siam stati giovani tutti. E come la stragrande maggioranza dei giovani, quando andavamo in vacanza risparmiavamo fino all’osso. Sia lode agli ostelli della gioventù direte voi. Già: quanti ostelli della gioventù ci sono a Venezia? E allora questi giovani, che sono giovani esattamente come lo eravamo noi, che debbono fare? Se in ostello non c’è posto o firmano una cambiale o…dormono sui ponti. E allora mi chiedo: non è che per caso sia proprio Venezia la massima responsabile di ciò che quotidianamente accade a….Venezia?Se quell’oste, con la massima gentilezza possibile, avesse rifiutato quei due turisti dicendo loro che a Venezia in bicicletta non si può andare avrebbe perduto due coperti ma forse insegnato qualcosa a persone totalmente ignare che Venezia non è Veniceland……quella gli americani già ce l’hanno e anche i francesi, i coreani, i russi, i tedeschi etc.etc….. A noi per favore lasciateci Venezia, ma quella vera però.