COSTUME E MALCOSTUME Donald Trump e l’opinione pubblica italiana
27 Gennaio 2017IL MONDO SI E’ ROVESCIATO. Destra o sinistra pari son?
30 Gennaio 2017Vabbè che “destra e sinistra” non sono più categorie così in voga, almeno nella vulgata quotidiana.
Vabbè che il populismo è programmaticamente passato da sinistra a destra, nonostante la Treccani: “Atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi”
E che bisognerebbe considerare che nel suo significato non ancora banalizzato (come sta avvenendo nelle titolazioni giornalistiche di questi mesi) è in sostanza l’idea – ma soprattutto la propaganda in questo senso – che “il popolo” abbia sempre ragione, e che affidarsi al popolo – soprattutto attraverso applicazioni di democrazia diretta invece che rappresentativa, o referendum – sia l’approccio migliore alle decisioni politiche. Non va confuso con la democrazia in generale, che funziona sulla base dell’idea che il popolo debba comunque decidere, ma senza implicare che decida per il meglio, o che abbia ragione (per alcuni – e fra questi mi ci metto anch’io – la democrazia può essere solo rappresentativa, non diretta). Diciamo che la democrazia è un meccanismo, il populismo è un’ideologia.
Se questo è vero, come mi pare sia alla luce dell’evoluzione politica sui vari scenari, allora non deve stupire come alcune “parole d’ordine” o meglio ancora come alcune visioni strategiche della politica, anche quella alta, quella che ha cercato di segnare la storia di questi ultimi decenni post bellici – il riferimento temporale è alla Seconda Guerra Mondiale, perché alle guerre il Mondo non ha mai rinunciato in questo settantennio di Pace Relativa – alla fine siano passate nel grande contenitore “dell’usa e getta” e siano, con apparenti scopi diversi, utilizzate come paradigmi negativi sia dal “populismo” più antagonista e più becero che da qualche spezzone non del tutto irrilevante della sinistra storica.
Come d’altra parte interpretare l’atteggiamento nei confronti della Globalizzazione se non come un rovesciamento di paradigmi?
Da sempre mainstream del liberismo più radicale (la destra reganiana e tacheriana come antesignani), via via entrata a far parte del bagaglio cultural-economico del riformismo più illuminato, pur con tante precauzioni e con molte controindicazioni, adesso è l’oggetto della contrapposizione più netta e più estrema agitato dalla destra prevalente in USA (Trump ne è il campione indiscusso e vincente) e di tutti i populismi targati esplicitamente di destra (Le Pen, Salvini, Farage e compagnia cantante) qui nel Vecchio Mondo.
Ma poi anche dalla frangia antagonista appartenente alla cultura della sinistra più radicale: gli opposti che si incrociano!?
E dell’Europeismo che dire dopo Brexit? Una Brexit fortemente voluta dai Tories, in particolare dall’attuale Primo Ministro britannico May e da Boris Johnson, ma che è stata cavalcata con grande determinazione anche da quello che si è presentato nello scenario politico inglese come il vincitore del Labour, quel Jeremy Corbyn che si dichiara a sinistra della sinistra.
Sono solo i due esempi più eclatanti – per le ripercussioni che determineranno nello scenario politico internazionale e che avranno riflessi, non del tutto marginali, anche nella nostra realtà italiana – ma che ben rappresentano come la spregiudicatezza della politica, soprattutto se giocata in chiave domestica sia spesso generosa nel disvelare la fragilità dei valori, la pochezza delle affermazioni, l’evanescenza delle dichiarazioni, l’inconsistenza di alcuni interpreti. Buoni solo come agitatori di quel popolo che si nutre di populismo.
Se non fosse paradossale mi verrebbe da dare ragione a Grillo e alla sua setta che nel brodo di cultura del “non c’è più destra e sinistra” trovano le ragioni del loro successo e riescono a nascondere tutta la loro inconsistenza e la loro inaffidabilità.
Ma è un problema della Politica, che dovrebbe saper rimettere al centro della discussione l’idea che i Cittadini (non il popolo) devono essere protagonisti e devono poter e saper prendere le decisioni, con la partecipazione attiva e informata e poi con il voto, per il Bene Comune.
Certo che le parole d’ordine, le idee (non necessariamente le ideologie) devono trovare un riscontro nella realtà dei fatti per saperli interpretare e per saperli modificare a vantaggio della collettività.
Mi accontenterei che fosse a vantaggio della maggioranza dei cittadini perché pretendere che sia a vantaggio di tutti vorrebbe dire tornare a fare del populismo.