
SALVARSI DA AUTOREFERENZIALITA’ E IDEOLOGIE
7 Aprile 2019
È questa l’Italia che sogniamo?
17 Aprile 2019
Giugno 2018. Un anno fa, pochi mesi dopo la batosta elettorale del 4 marzo. Con l’amico Ettore Tamà scrissi una riflessione sul perché il Partito Democratico (ancora precongressuale) poteva ripartire dal Veneto. Sul perché sognare fosse molto più costruttivo della solita seduta di autocoscienza post sconfitta alle urne. Mi fa quasi tenerezza rileggere quelle righe, a distanza di un anno, perché in questi mesi si è fatto tutt’altro. Eppure..
Nonostante il clima di sfiducia, di preoccupazione per quanto sta accadendo al nostro bel Paese, sono ancora convinto che per i riformisti italiani il vero El Dorado sarà il Nordest, e più in particolare il Veneto. Se n’è accorto Carlo Calenda, che ha puntato sulla propria candidatura alle Europee in questa circoscrizione. Se n’è accorto Matteo Renzi, che fa spesso riferimento alla questione nel suo ultimo libro e non perde occasione di farla emergere, nelle sue sempre più frequenti ed affollate presentazioni.
Darsi una prospettiva, un orizzonte lungo, potrebbe essere più utile che non arroccarsi nelle proprie storie, nel proprio passato, nelle proprie correnti. Capire le necessità di una regione che vive di export, di infrastrutture, di turismo, di relazioni industriali con i nostri partner europei – Germania in primis, potrebbe essere la rivoluzione copernicana per i riformisti innovatori, per sfondare in terra leghista.
Possibile che una Regione che per decenni è stata feudo DC e terra di moderati, tutto d’un tratto sia diventata casa di idee radicali che rifiutano il dialogo? Forse non è proprio così. La stragrande maggioranza dei cittadini è composta da grandi lavoratori (“cori che el sol magna le ore”), impegnati nel sociale, nell’associazionismo, nello sport. Terra fertile per chi cerca un riscatto popolare.
La Lega vive una fase di contraddizione lacerante, dovrà a breve scegliere se proseguire nel solco salviniano della destra nazionalista, sperando di far accettare misure impopolari al suo bacino tradizionale quale il reddito di cittadinanza pur di coesistere con Di Maio al governo, oppure invertire la rotta verso la sua base di amministratori locali del Nord, con figure come Zaia, ora in difficoltà per la melina del suo stesso partito sull’autonomia. In entrambi i casi, i riformisti innovatori hanno un ampio spazio. E in politica gli spazi prima o poi vanno riempiti.
Per troppi anni il PD nazionale si è affannato a coltivare i tradizionali bacini elettorali (con la sana eccezione di Milano) tralasciando uno dei territori più importanti d’Italia ed Europa, sia per crescita1 sia per produzione industriale. Con una disoccupazione nel 2017 al 6,3%2, quanto a Stoccolma, ben al di sotto della media nazionale. Territorio che è stato aizzato dal suo Governatore per avere un plebiscito sul “paroni a casa nostra”, facendo credere che la Lega avrebbe invertito il residuo fiscale (ora intorno ai 15 miliardi l’anno), salvo poi scoprire (ma va!) che, anche se le 23 deleghe che la Regione ha chiesto allo Stato le fossero affidate, il residuo non si modificherebbe3.
Il tessuto economico veneto ha saputo, pur soffrendo, trovare una sua strada, soprattutto sui mercati esteri. Chi lavora capisce che la Lega può andar bene per garantire l’esistente, ma non ha la forza e la capacità innovativa di offrire al Veneto una sfida per il futuro. Quello di cui c’è un clamoroso bisogno. Ancora una volta, in politica gli spazi si riempiono.
Il PD nazionale, dopo il fugace risveglio con il primo Renzi, quando effettivamente una fetta consistente di veneti ha iniziato ad ascoltare con interesse questo centrosinistra che si voleva svecchiare e raccontava una sua proposta per il futuro, non ha saputo continuare a essere un interlocutore. La gente se n’è accorta. E non ci ha dato il voto. Nei paesi come nelle città.
Il riformismo innovatore può ripartire da qui perché è dove si perde che bisogna investire, perché è solo dal fallimento che si può risalire. Può ripartire da qui se sa essere pragmatico. Se sa, pragmaticamente, sognare. Ecco perché il Veneto può risultare il punto migliore per il riscatto nazionale, quando tra pochi mesi la propaganda della maggioranza gialloverde finirà la sua efficacia perché dovranno mettere pesantemente le mani in tasca agli italiani. Qui ci sono le condizioni ma bisogna cambiare la visione che si è avuta fino ad adesso.
Forse può funzionare non solo in Veneto. Potremmo stupirci. Ora partiamo, però, che di parole ne ho scritte anche troppe. Un’altra strada va percorsa, gambe in spalla!
- http://www.ansa.it/veneto/notizie/2018/04/20/veneto-pil-2017-a-17-prosegue-2018_5d167051-eeca-468e-9f72-0fb2d5f5dc6f.html
- Eurostat, 2017, http://ec.europa.eu/eurostat/cache/RCI/#?vis=nuts2.labourmarket&lang=en
- http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-10-23/i-referendum-parole-d-ordine-e-realta-il-residuo-fiscale-non-cambia-un-euro-113846.shtml?uuid=AEbElytC e http://www.lavoce.info/archives/49109/residui-fiscali-cosa-dicono-numeri/