Gli insegnamenti della storia per superare lo scontro tra sovranismo e europeismo
18 Gennaio 2017C’è da aver paura?
22 Gennaio 2017Matteo Salvini, leader della Lega, dopo le recenti scosse di terremoto in Centro Italia, aggravate da nevicate abbondanti che hanno accresciuto la paura e la drammaticità dell’evento, si è immediatamente precipitato nelle zone colpite dal sisma per farsi vedere ovunque e per approfittare mediaticamente dell’occasione denunciando a destra e a manca disservizi e responsabilità politiche (naturalmente degli altri).
E’ciò che viene comunemente chiamato efficacemente ‘sciacallaggio’, vale a dire approfittare di una situazione drammatica per avere delle rendite e speculare politicamente su un fatto drammatico. Insomma lo sciacallaggio è una forma particolare di speculazione politica. Quest’ultima, la speculazione, è la regola in politica anche su fatti non drammatici, l’unica costante che attraversa i decenni e i secoli immutata. Approfittare di una disavventura o di un fatto negativo dell’avversario per fare propaganda avversa e a favore di chi denuncia. Chi fa politica infatti raramente pensa solo al bene comune e si concentra invece sulla propria parte per avvantaggiarla; è in definitiva una campagna popolare elettorale permanente, favorita per paradosso dal sistema della democrazia rappresentativa ( il che fa pensare).
Lo sciacallaggio invece è un salto di qualità e scatta quando si approfitta politicamente di un evento drammatico che vorrebbe solo la collaborazione tra le forze sociali e politiche e molta, molta coesione sociale ( cosa che sarebbe peraltro necessaria come il pane anche per eventi ordinari non drammatici). Collaborazione e coesione sociale e politica? Ma quando mai? Per carità: è ‘inciucio’ estraneo ai duri e puri. Nello sciacallaggio si specializzano i movimenti e i partiti populistici e in questo la Lega e Salvini sono maestri. Perché è chiaro che il loro interlocutore è direttamente il popolo, massa sociale portatore, secondo loro, di tutte le virtù a prescindere, perché reietto e calpestato, come infatti è comprensibile si sentano persone sottoposte a un fatto drammatico per quanto innescato dalle forze della natura. I populisti del popolo se ne intestano di solito sempre la rappresentanza. E’ la cosiddetta ‘democrazia dal basso’. Cosiddetta da loro, dai populisti. I Referendum di ogni tipo e colore per questa, chiamiamola, cultura sono il rito, la celebrazione, sono il momento della resa dei conti. Anche il Veneto e Venezia saranno presto investiti da una doppietta di queste celebrazioni, che, manco a dirlo, hanno obiettivi divisivi, di esclusione, all’insegna della formula che è la quintessenza del populismo: “paroni a casa nostra”
Il Movimento Cinque stelle segue a ruota in materia di populismo e miete consensi maggiori dei leghisti per essere trasversale geograficamente e più avveduto nel mescolare populismi con venature di sinistra a quelli con venature di destra. Per entrambi che il Palazzo si riformi è crei una democrazia rappresentativa più efficiente è contro il loro interesse perché con la democrazia inefficiente loro ci inzuppano il pane e vanno a nozze.
Evidente che le recenti riforme bocciate nel Referendum costituzionale a loro andassero storte esattamente per la ragione di cui sopra e difatti si sono schierati per il NO contribuendo a farlo vincere. C’è da notare che un variegato popolo di sinistra-sinistra è andato loro dietro e comincia ad essere ricorrente questo legame tra culture politiche antisistema che un tempo erano distantissime e che da un po’ di tempo si uniscono e confluiscono (L’antieuropeismo è un altro esempio).
Però, senza mettere nel conto le destre dichiarate (i populisti non si dichiarano mai nemmeno di destra) in Italia se sommo solo Lega e 5 stelle si arriva a qualcosa come il 45% del corpo elettorale e si sfiora il 50% se si aggiungono populismi e antisistema sparsi anche altrove.
Nel resto dell’Europa e poi recentemente con Trump negli States le percentuali di questi fronti vanno attestandosi un po’ dappertutto su queste dimensioni
C’è da rimanere disarmati e impotenti di fronte a questi numeri. E’per esempio quasi impossibile riuscire a pensare a una politica che cerchi di rappresentare gli interessi generali e la coesione nazionale, quella dei cittadini, non del popolo, fondata su una Carta Costituzionale di tutti, possibilmente aggiornata. La Democrazia basata sulla vigente carta, non riformata a maggioranza, non ha funzionato in Italia proprio perché costruita e ritagliata su un malinteso principio che fonda la democrazia su un complicato equilibrio di garanzie per tutti, insomma una carta ritagliata in difesa del popolo sovrano da tutelare (ancora lui il popolo) che si è tramutata in qualcosa che è sempre andata contro quel “cittadino consapevole” che avrebbe dovuto invece promuovere. Non ha fatto legiferare bene e tanto quanto sarebbe stato necessario, cioè non riforma e immobilizza, crea instabilità politica, favorisce corruzione e malaffare; effetti perversi questi di cui i populisti per le loro denunce hanno invece vitale bisogno.
Queste righe non possono concludersi con una proposta come cerco di fare quasi sempre. Al momento non se ne vedono se non nella consapevolezza del pericolo letale rappresentato da questi movimenti che pur hanno tra le loro fila e tra i loro elettori persone in buona fede.
C’è solo per ora da approfondire questo tentativo di analisi che qui è solo necessariamente abbozzata, arricchirla, capire quel che sta succedendo. Forse bisognerebbe far confluire le migliori intelligenze e competenze nella politica, quelle che per ora e comprensibilmente si spendono in altri campi consentendo alla società di andare avanti lo stesso, a volte anche bene e meglio che con la politica (e anche questo è un dato su cui riflettere).
In negativo si può solo dire che punto di partenza è il guardarsi dal far leva sulle virtù del popolo, spesso portatore delle peggiori qualità che poco hanno a che vedere con la Nazione e la “cittadinanza consapevole”. “Questo” tipo di popolo evocato, sovente accecato dal furore verso tutto e tutti può essere infatti portatore di profonde iniquità proprio per la sua natura di massa priva di capacità critica e di cultura. E non da oggi. In fondo è stato pur sempre “questo” tipo di popolo a liberare il bandito Barabba e a condannare l’uomo giusto Gesù di Nazareth.