
CONO DI LUCE Recensioni
3 Maggio 2023
Chiare fresche e dolci acque. Referendum e investimenti
9 Maggio 2023Prendo a prestito il titolo di un famoso romanzo per inserirmi in una questione circa la quale Luminosi Giorni ha già ospitato molti interventi (Rubini, Moro, Compostella), tutti peraltro guadagnatisi molte visualizzazioni, a testimonianza dell’interesse generale della questione, perlomeno tra i lettori di questa testata. Alla luce del disastroso epilogo della (fallita) costruzione del partito unitario tra Azione e Italia Viva vale la pena di tentare di capire la situazione in cui ci troviamo.
Partiamo dalla constatazione che vi è una generale condivisione del fatto che esiste nel nostro Paese un’area di pensiero, di sentire, di approccio alla realtà e alla politica che non è rappresentata né dal blocco di destra, né dal PD “a trazione Schlein”, né (tantomeno) dai cinquestelle.
È un mondo variegato e spesso disilluso dalla politica, che ha altro e di meglio da fare che sporcarsi le mani col “sangue e merda” che notoriamente la caratterizza, che non si riconosce in una contrapposizione tra due blocchi che si combattono a furia di propaganda, stretti stretti al loro elettorato di riferimento e che si guardano bene anche solo dal porsi concretamente il tema di affrontare problemi complessi come quelli che abbiamo di fronte. Donne e uomini che sono antifascisti senza bisogno di doverlo sbandierare, europeisti per convinzione ideale prima ancora che per convenienza, che danno per scontato che la parità uomo – donna, la libertà di culto e di vissuto della sessualità individuale siano valori indisponibili e intoccabili senza doverlo sbandierare come elemento costitutivo di una identità politica; sono cittadini che gradirebbero veder affrontati i problemi con pragmatismo, competenza e razionalità. E che vorrebbero davvero cambiare questo Paese con coraggio e riforme incisive (in questo senso l’aggettivo riformista è pienamente centrato). Sono cittadini che potrebbero essere rappresentati da quel Partito X che avevo tentato di delineare qualche mese fa in questo articolo https://www.luminosigiorni.it/2022/07/e-basta-parlare-di-centro/ .
Ed è pure la stessa area che Carlo Rubini nel suo https://www.luminosigiorni.it/2023/04/partito-unico-liberal-emocratico-la-pazienza-efinita/ delinea felicemente come segue: una vasta area sociale teoricamente disponibile a una linea politica aperta, democratica, liberale ma molto attenta al sociale (nei limiti del possibile), pragmatica e non settaria/ideologica; europeista per convinzione ma, per come si stanno mettendo le cose internazionali, anche per realismo; un’area ridotta al silenzio, ‘silenziosa’ appunto, perché, dopo averlo trovato in Draghi, si trova in totale assenza di un riferimento credibile che le dia piena rappresentanza.
Chi scrive ha convintamente creduto che la rappresentanza di quest’area potesse essere assunta dai due partiti Azione e Italia Viva e che questi fossero necessitati a fondersi in un solo soggetto. La necessità derivante in primis dalla constatazione che il posizionamento su tutti i principali temi, l’elettorato dei due partiti e l’identità riformista degli stessi sono assolutamente sovrapponibili. Ma soprattutto determinata dall’ambizione di raccogliere i consensi in un’area politica ben più vasta dell’angusto (ancorché non trascurabile) 8% raccolto alle Politiche. E per farlo era ed è necessario assumere una dimensione con una “forza gravitazionale” tale da far superare all’elettore la remora (oggettiva) del voto utile, il rischio dell’irrilevanza dovuto alla legge elettorale. Il termine Terzo Polo aveva dunque in tal senso la logica precisa di fornire, al vasto mondo sopra descritto, la possibilità di optare per una soluzione che non fosse la rassegnata adesione, magari turandosi il naso, a uno dei due schieramenti principali. L’interruzione fragorosa, e nel peggiore dei modi quanto a forma, del processo di formazione di un’unica entità politica che sembrava procedere spedito, rappresenta un colpo durissimo a questa promettente prospettiva. È uno stop grave da ascrivere a entrambe le dirigenze (o forse sarebbe più il caso di dire entrambi i leader) ed è esercizio inutile stabilire chi dei due porti la maggiore responsabilità. Personalmente ritengo che sia abbastanza bilanciata ma non è rilevante, resta il vulnus inferto alla prospettiva politica che si stava aprendo. Con un’aggravante non da poco: anche sul territorio, nelle strutture periferiche, accanto a iscritti che assistevano basiti e scorati all’evoluzione degli eventi, ve ne sono stati altrettanti che, in nome di un patriottismo di partito erano in realtà contenti (scelleratamente contenti, aggiungo io) del mantenimento della propria “bandierina”.
Che fare dunque? Niccolò Compostella su queste pagine https://www.luminosigiorni.it/2023/04/il-terzo-polo-e-morto-evviva-il-terzo-polo/ auspica una palingenesi totale. Un nuovo partito di fatto, da fondare sulla base del Liberal Forum già costituito. Francamente, penso che non ci sia lo spazio e nemmeno il necessario entusiasmo per ripartire ancora una volta da zero. Ci sono già due soggetti strutturati in campo (appunto Azione e Italia Viva) che oggi abbastanza irragionevolmente fanno mostra di credere di poter essere loro da soli a rappresentare tutto il mondo liberale e riformista. Io continuo a sperare che, anche in funzione del prossimo traguardo elettorale delle Europee, prevalga chi, nei due partiti, lavora per costruire ponti. Che se non il partito unico (forse, chissà, i tempi non erano ancora maturi) si lavori a una federazione, quantomeno a una unità di intenti. Abbastanza clamorosamente, i sondaggi dicono che i due partiti complessivamente non hanno perso sostanzialmente consenso (a riprova che davvero esiste un mondo che comunque non si rassegna a votare l’invotabile). Si tratta di tessere una tela paziente, partendo dal territorio (qui a Venezia, per esempio, si era intrapreso un ottimo lavoro comune), cercando ove possibile convergenze alle amministrative; convergenze dal basso, sulla base di unità di intenti reali e non con l’obbligo imposto dall’alto e quindi magari indigeste. Verrà, io spero, anche il tempo delle colombe, dopo le dolorose fratture che hanno esaltato i falchi.
E infine io spero che entrambe le formazioni politiche siano consapevoli che è necessario allargare lo sguardo oltre i propri confini partitici, accogliere forze nuove, libere da condizionamenti di convenienza, fare rete con le migliori energie e competenze.
Certo, dopo il disastro, anche dal punto di vista comunicativo, che si è compiuto la prospettiva è a dir poco impervia. Ma si può e si deve tentare.