Una questione di identità
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16 Agosto 2021E’ qualcosa di più di un frase celebre e inflazionata.
Quando la storia (correva l’anno 1880 nella Prussia di Federico il Grande), si interseca con la leggenda (il mugnaio Arnold di Sans-Souci) ecco che nasce il mito, in questo caso quello della Giustizia.
Davanti ai soprusi del Barone Von Gersdorf, Sans-Souci non si arrende alle prepotenze né tantomeno ai giudici corrotti, approdando al cospetto del Supremo Giudice da cui ottiene ragione.
Mito o realtà che sia, la ricerca del Giudice a Berlino ben rappresenta la cifra, il senso del cittadino medio europeo per la Giustizia, la sicurezza accompagnata a fiducia e consapevolezza di vivere in un contesto dove abusi e prevaricazioni non sono consentiti.
Si dirà che non è così, subito rilevando la mole di casi che non hanno trovato e ancora non trovano quell’agognato Giudice in tante parti del Vecchio Continente.
Queste obiezioni hanno un ragionevole fondamento e dipendono da un errore di fondo di noi europei: vale a dire quello di dare per scontata l’esistenza di quel Giudice, di quel diritto, di quella tutela incondizionata, della dovuta e invocata imparzialità delle decisioni.
Al contrario, la presenza di un Giudice a Berlino, richiede pazienza, studio, dedizione alla legalità e alla a cura dello stato dei diritti, con l’intento di consolidare e rafforzare il ruolo di chi è chiamato alla tutela della giustizia.
A ben vedere cioè, si tratta di tutto tranne che di qualcosa che si può dare per scontato assodato e immutabile. E’ un percorso di costruzione costante, probabilmente senza una fine, che mira a far sì che per qualsiasi Mugnaio possa sempre esistere un Giudice, pronto ad arginare eventuali soprusi.
In Europa, di Giudici a Berlino ne esistono molti, e aggiungerei per fortuna. Spesso, anche su questa testata, ne abbiamo parlato, evidenziando i molti tentativi della Corte di Giustizia dell’Unione Europea di dare vita ad un diritto comune per tutti gli Stati membri, non mancando di porre un freno anche alle non poche fughe in avanti di alcuni Stati nel tentativo di sottrarsi all’applicazione del Diritto dell’Unione.
Rientra in questo contesto e in quello di cura della Giustizia, la cooperazione rafforzata per l’istituzione di una Procura europea (operativa dal 1 giugno di quest’anno) che si affianca e non sostituisce la già esistente Eurojust.
Infatti, è grazie all’istituto della cooperazione rafforzata (servono almeno 9 stati) così come prevista dall’art. 86 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che prende vita l’Organismo che in virtù del Regolamento comunitario 2017/1939 sarà competente ad indagare e perseguire gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione davanti alle ordinarie giurisdizioni nazionali degli Stati partecipanti e secondo le regole processuali previste in questi Stati.
Il lavoro della Procura avrà ad oggetto reati come le frodi IVA di rilevante entità, il riciclaggio di proventi derivanti da frodi UE, lesive degli interessi finanziari dell’Unione, nonché quelle di partecipazione ad un’organizzazione criminale.
L’Italia, grazie alle competenze maturate nella lotta al terrorismo (materia cui potrebbero estendersi le competenze di questa Procura) e alla criminalità organizzata si candida ad essere un Paese guida di questa forma di cooperazione il cui merito è quello di porsi come il punto di partenza nella lotta ai reati transfrontalieri così da fare in modo che un Giudice non esista solo a Berlino. 3 – Continua