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7 Luglio 2019La nostra squadra femminile è fuori dal torneo francese, ma la sua grande vittoria è consistita nel far conoscere agli italiani il calcio femminile. Il torneo è stato molto seguito in Italia, la partita contro il Brasile è stata seguita in tv, sulla RAI, da 6 milioni e mezzo di telespettatori, un vero record.
Gli italiani si sono accorti che anche le donne – l’altra metà del cielo, secondo la famosa definizione di Mao Tse-Tung – sono bravissime a tirare in porta.
Nel calcio, lo sport che in Italia conta il numero maggiore di tesserati – con 1.056.824 atleti – solo il 2% sono donne. Poche, ma in crescita: nel 2018 le donne tesserate sono state 23.903, vent’anni fa erano circa 8.000. Attendiamoci allora che le buone prestazioni della nostra nazionale ai mondiali di calcio alzino le quotazioni del calcio femminile, oggi ancora schiacciante appannaggio dei maschi. (Il gender gap c’è anche nello sport, CENSIS, 5/7/2019).
Il pensiero corre ai primi esperimenti di calcio femminile, nati in Inghilterra e durati solo pochi anni, in quanto la federazione calcistica inglese dichiarò il gioco del calcio come inadatto alle donne.
Anche in Italia i primi esperimenti furono presto proibiti dal regime fascista, in quanto il calcio non era utile “..alla integrazione morale e fisica delle migliori qualità muliebri.” Mentre lo erano alcune prove di atletica leggera, il fioretto, il pattinaggio artistico, la ginnastica collettiva, alcune prove di nuoto e tennis (Il Corriere della Sera, F.Seneghini, “Così il fascismo vietò alle donne di giocare a calcio”).
Certo, essendo stato per decenni il calcio dominato dalle squadre maschili, sono ancora diffusi diffidenza e sufficienza nei confronti della pratica femminile. Come non ricordare le definizioni e dichiarazioni di alcuni dirigenti della Lega Nazionale Dilettanti, alcuni anni fa: “Si pensava che le donne fossero handicappate rispetto al maschio, ma abbiamo riscontrato che sono molto simili”, frase ambigua e misogena; oppure il famoso “Queste quattro lesbiche”. E inoltre, l’episodio recentemente accaduto a Mestre con parole e gesti sessisti da parte di padri e figli nei confronti di un arbitro donna.
Tra i club sportivi femminili, non solo del calcio, si trovano atlete che non fanno mistero della loro omosessualità; questa sincerità torna a loro onore. Abbiamo visto le immagini del bacio tra la giocatrice svedese e quella danese, avversarie e fidanzate: chissà che reazioni se succedesse tra giocatori uomini! La denigrazione dei club femminili, per la presenza di ragazze lesbiche, è inaccettabile e fuori luogo, essendo la loro sessualità un fatto privato.
Inoltre, è criticabile e di cattivo gusto anche la vignetta della rivista satirica francese Charlie Hebdo, vignetta che mostra una donna nuda con un piccolo pallone incastrato nella vagina. E’ un preludio alle volgarità che spessissimo caratterizzano il calcio maschile?
Speriamo che le ragazze non acquisiscano comportamenti volgari o difetti dei calciatori : a questo proposito, ”Sentire le bestemmie in campo è stato uno spettacolo indecoroso” (Carolina Morale, allenatrice del Milan femminile, a proposito della partita con il Pink Bari, La Repubblica del 7/1/2019).
Queste ragazze della nazionale italiana si meritano il professionismo, ha affermato l’allenatrice Milena Bertolini. Altri frenano, in quanto il carico fiscale sulle società sportive che diventano professioniste potrebbe scoraggiare o eliminare dalla competizione diversi club. Ogni cosa a suo tempo, quindi.
Naturalmente è importante, più che accrescere le schiere dei tifosi, accrescere le schiere delle atlete; come in altri sport, per esempio la pallavolo, in cui le donne sono numerose; quanto più indirizzano loro energie verso lo sport, tanto di positivo. Per ora è encomiabile avere suscitato interesse ed entusiasmo.