Venezia e Mestre, teatro e politica
25 Marzo 2013Brutti, sporchi e incompetenti in L2
3 Aprile 2013Cos’è la cultura? Azzardo… “Mentalità suscettibile di diventare stile di vita”. E la civiltà? Secondo azzardo…“Il modo concreto con il quale una società affronta i problemi.” Se la politica è l’arte di coordinare gli interessi per far emergere tra i tanti particolari quello “generale”, alla politica spetta il compito di trovare le risposte, cioè la “civiltà” a partire dalla “cultura” di cui è portatrice. Per questo la poleis-tecnè richiede visione, progettualità, energia e un sano pragmatismo. A qualunque livello si eserciti.
Probabilmente, anche nella vita politica e non solo in quella personale, ci sono periodi migliori e peggiori. I greci, quelli antichi s’intende, sostenevano che la miglior dote di un politico fosse la fortuna: risultare graditi agli Dèi rappresentava il viatico necessario a una carriera carica di soddisfazioni e in grado di conquistarsi l’attenzione dei posteri. La sorte conta, niente da dire. Ciò non toglie che vada aiutata da talento e voglia di lavorare.
La Storia di Venezia è piena di esempi interessanti su questo fronte. Purtroppo, al di là della propaganda e dei Miti a essa connessi, in realtà è una grande sconosciuta. Vale in Italia per tutta la Storia che va a braccetto con l’altra grande negletta, la Geografia. Le conoscessimo meglio, forse ci eviteremmo prese di posizione fuori luogo e guai a cascata.
Una politica cosciente di “dove” vive e su quale territorio ricadono le sue decisioni si dovrebbe porre domande e fornire risposte sin dalla stesura del primo programma “di governo”.
Solo concetti generali? Mica tanto…
Venezia oggi rappresenta la dimostrazione di quanto poco la politica si curi di Storia e di Geografia e questo perché manca di “cultura” e quindi è alla fine incapace di proporre un modello di “civiltà”: vale a dire, non sa fare il suo mestiere. Quello vero, autentico, di sintesi degli interessi particolari. In realtà si limita a vivacchiare amministrando alla meglio l’esistente.
A Venezia oggi la politica misura quanto “sfortunata” sia: infatti, il momento non permette di tirare avanti in qualche modo, provando a fare meno danni possibili. Ci troviamo davanti a sfide decisive, siamo costretti a immaginare soluzioni fondamentali, quindi chi governa DEVE trovare risposte adeguate.
Il nodo del problema è questo: dal Palais Lumiere all’M9, dall’area ex Umberto I al Palazzo del Cinema, dall’Ospedale al Mare alla Cittadella della Giustizia, dal Tronchetto al Mercato Generale, dall’Università alle scuole, dalla desertificazione commerciale delle vie del centro alla microcriminalità, dalla monocultura di un turismo di rapina alle Grandi Navi e all’agonia dell’industria e a Forte Marghera per finire con l’Aeroporto e la salvaguardia del territorio… a mancare è una visione del futuro, un’idea di Venezia e della Laguna, una prospettiva che fornisca il quadro di riferimento entro il quale le scelte specifiche trovino collocazione e senso.
Cosa vogliamo fare della Città? In quale genere di Mondo ci piacerebbe vivere? Che idea abbiamo del futuro, nostro e dei nostri figli? Insomma, quale “cultura” abbiamo che spieghi le scelte di “civiltà” e trasformi ogni singolo atto in un “processo” decisionale coerente e con finalità generali sottraendolo alla penosa impressione dell’episodico, del casuale, dello scoordinato?
Serve una vera cultura, nutrita dalla Storia e che viva nella Geografia, capace di prendere atto della trasformazione umana e territoriale avvenuta in questi anni e soprattutto…
… che tenga presente il grande dramma nel quale il Pianeta sta precipitando: nel 2050 saremo 9 miliardi, circa, e consumeremo ai ritmi attuali le risorse di due Terre e mezza… già adesso abbiamo superato la possibilità della Natura di ricostituire le scorte di quanto noi bruciamo ogni anno… ce ne rendiamo conto? In termini di grandi scelte, siamo coscienti che 37 anni sono un soffio?
La Rosa dei Venti delle domande è scatenata, serve una Bussola. La politica deve fornirla: al Mondo, all’Italia, a Venezia… ciascuno per la sua parte, senza mai dimenticare che nessuno se la caverà “da solo” ma l’unica risposta è salire sulla barca tutti insieme.