
Quante vittime ancora?
30 Giugno 2025
Una scelta di valore per il futuro di Venezia. Da fare adesso
2 Luglio 2025Dopo tanta incertezza adesso è sicuro: i presidenti di regione già in carica per due mandati consecutivi non potranno correre per un terzo. Al di là delle parole, e di un sostegno di pura facciata, era per altro evidente che nessuna delle forze politiche nazionali, le sole in grado di modificare la legge in vigore, aveva la minima intenzione di concedere ai presidenti del Nord, Zaia e Fedriga, e al loro alleato meridionale De Luca, l’opportunità di radicare ancora di più il proprio potere locale. Perché di questo si tratta: le Regioni oggi sono il vero motore della spesa pubblica, manovrando la quale si crea il necessario consenso sul territorio. Cioè la vera ragione dell’ostinata battaglia per il c.d. “terzo mandato”, nel caso di Zaia poi addirittura quarto o tre e mezzo se si preferisce, e l’altrettanto netto rifiuto dei loro stessi segretari politici, a partire da Salvini. Il quale è stato tanto abile da tenere la faccenda in sospeso fin quando ha incassato il sostegno dei “governatori” al proprio di mandato e subito dopo li ha abbandonati al loro destino. Era prevedibile, del resto, e un po’ stupisce che politici navigati come Zaia e Fedriga, non se ne siano resi conto in tempo: Salvini li ha sempre percepiti come i più pericolosi avversari interni e come tali li ha trattati. Da qui anche la marcata svolta a destra di una Lega un tempo su ben diverse posizioni: ricordiamo che è nata federalista e nient’affatto anti-europea come l’ha fatta diventare un segretario capace di portarla dal 33 all’8% e dal primo al terzo posto nella stessa coalizione di Centrodestra. Quale segretario politico non sarebbe stato mandato a casa con risultati simili? Non succede nella Lega, con ogni evidenza. E adesso la Liga Veneta si agita e sembra intenzionata a presentarsi in forma autonoma almeno alle prossime elezioni regionali: Marcato si è già indicato candidato presidente. Evidentemente sa di poterlo fare. Si profila una resa dei conti nel Centrodestra? Più che probabile. Lì si misurerà il reciproco consenso e si vedrà come andrà a finire. Peccato ci sia un terzo incomodo.
Giovanni Manildo è l’uomo che è riuscito a far convergere su di sé il consenso dell’intero “campo largo” del Centrosinistra. Nel suo recente passato brilla l’aver sconfitto niente meno che lo zar Gentilini proprio nella sua Treviso. Vale a dire nel cuore del cuore leghista del Nord. Evidentemente l’uomo ha delle qualità. Tali da farlo scegliere per l’impresa che la stessa Schlein considera impossibile: perché il Veneto non è mai stato davvero ritenuto contendibile, meno ancora da quando è caduta persino l’isola rossa di Venezia. Riuscirà Manildo nell’impresa? All’apparenza sembrerebbe di no, lo certificano i dati di ogni elezione, recente o meno, e lo confermano i sondaggi, ultimo dei quali quello di SWG per conto dell’agenzia giornalistica AGI. Non ci sono speranze per il Centrosinistra nel Veneto. Sicuri?
Il dubbio proviene da una fonte che meriterebbe qualche attenzione: nello sciorinare le cifre per cui le quattro o cinque liste a vario titolo “zaiane” dovrebbero comunque vincere, persino al primo turno, nel confronto con qualunque candidato Fratelli e Forza Italia volessero schierare, proprio Marcato ha arruolato a prescindere anche il 3,5-4% di Azione Veneto. Dato per scontato che Italia Viva e +Europa siano ormai stabilizzate dall’altra parte. Vale a dire che chiunque voglia arrivare al ballottaggio ha bisogno dei suoi voti. Una volta si sarebbe chiamata “minoranza di sbarramento”. O “rendita di posizione”, se si preferisce.
Nell’ipotesi che Liga Veneta decida di contarsi per stabilire chi è più forte nel Centrodestra al primo turno, dunque, è chiaro che il “peso specifico” di Azione Veneto diventa formidabile. Orientandosi su uno o l’altro dei tre candidati può effettivamente decretarne il successo o l’affondamento. Marcato l’ha ben capito e l’ha, in sostanza, certificato. Del resto la liberal-democrazia è quasi l’”ideologia” dell’Occidente comunemente inteso e non per niente da qui sono usciti molti dei nomi più importanti che hanno fatto la storia d’Italia e d’Europa. Non solo, in un momento in cui i vari “sovranismi” hanno rimesso in pista la vecchia “competizione tra gli stati”, basata sull’uso di qualunque strumento di coercizione della volontà altrui per far prevalere, a prescindere, la propria, sul Pianeta si avverte più che mai il bisogno del ritorno della razionalità, del dialogo pacifico, della visione di un Bene Comune capace di tenere insieme interessi diversi perché solo così ognuno può davvero realizzare quelli “nazionali”. Una robusta iniezione di liberal-democrazia farebbe bene anche alla Regione, dove si è sempre infiltrata un po’ di soppiatto, contrabbandata in forme occulte, quanto necessarie per comprendere e governare la modernità. Credo sia arrivata l’ora di aprirle le porte e le prossime elezioni potrebbero rappresentare l’occasione giusta: in fondo, spalancare le finestre è il primo passo per cambiare aria alla casa. E la nostra si chiama Veneto.



