‘ROTTAMAZIONE‘, VALORE DI QUALITA’ POLITICA
4 Novembre 2012Parole come cactus. Uomini dorati
19 Novembre 2012Autrice e interprete della nuova pièce sull’educazione sentimentale nei seminari degli anni ’50 e ‘60.
L’analisi sociologica, il lavoro di ricerca e l’impegno politico raccontati da Giuliana Musso, artista a tutto tondo – da tempo sui palcoscenici nazionali – che i suoi spettacoli li scrive e li interpreta, a partire da tematiche d’interesse comune. Il calendario delle rappresentazioni si trova in http://www.giulianamusso.it
1) Nei suoi lavori ha affrontato molti taboo, dal sesso, alla nascita, alla morte. L’educazione sentimentale dei preti, tema del suo ultimo spettacolo “La fabbrica dei Preti”, ci pare nuovo, anche se Moretti nel suo film “Habemus papam” ci aveva fatto ridere parecchio riprendendo i cardinali mentre si sfidavano a pallavolo…. perché l’esigenza di questo lavoro?
Tutto il vivente, tutto ciò che non è astratto, i corpi e i sentimenti, è taboo. L’educazione impartita dalla chiesa è paradigmatica di un sistema educativo che vale per tutti, non solo per i seminaristi. In questo spettacolo, ci tengo a precisarlo, non tratto direttamente di temi che riguardano la fede, la spiritualità o la religione ma parlo di un sistema educativo ideato dagli uomini, nella fattispecie dai maschi, all’interno dei quali dei ragazzini (all’epoca entravano in seminario a 11 anni) si formavano e venivano educati. Come mi disse un sacerdote che, da un certo punto di vista, ha avuto un’ottima esperienza in seminario: “Ottima formazione intellettuale, poverissima educazione al benessere della persona”. Non posso quindi che essere critica davanti a questo sistema, e nei confronti della società in generale, quando esso mette in campo delle verità assolute e astratte a discapito dei bisogni primari degli individui.
2) Da un po’ di anni si assiste a un problema di vocazioni con conseguente importazione di preti e suore dai Paesi poveri dove le vocazioni non mancano. Sarà perché la Chiesa ha sempre assicurato un piatto caldo a tutti?
Non lo so, non si mi sono occupata di questo aspetto per lo spettacolo. Che la Chiesa assicurasse un piatto caldo è un dato di fatto, una constatazione. Cinquant’anni fa le condizioni economiche erano più gravi di oggi e la Chiesa ha accolto anche chi non aveva un tetto o i figli delle famiglie di chi desiderava per la propria prole una buona istruzione.
3) Basandosi sul suo lavoro di ricerca, cosa ci può dire dell’evoluzione dei seminari dall’era pre-conciliare ai giorni nostri?
Mi sono posta la domanda ma non offro una risposta al pubblico. Sono convinta che lo spettacolo voglia porre l’accento su quella parte che è in continuità tra l’era pre e post conciliare e che, ribadisco, non è solo della chiesa ma, in generale, della società: una potente svalutazione dei bisogni primari dell’essere umano, del valore dei sentimenti e delle relazioni affettive. Sicuramente l’organizzazione dei seminari è molto cambiata nel tempo ma non sono cambiate ad esempio le norme sulla morale del corpo, sulla sessualità, sul rapporto della chiesa con le donne.
4) Un altro taboo è quello del rapporto dei preti con la sessualità, talvolta con tristi conseguenze, tra cui la pedofilia, non celate dai media, specie quelli scandalistici. Questo argomento è trattato nello spettacolo?
Nello spettacolo c’è solo una breve citazione rispetto alla pedofilia. Lo spettacolo tende, come tutti gli altri miei lavori, a non mettere al centro le mie idee personali sulle questioni ma le idee dei testimoni. Per questo spettacolo mi sono avvalsa di molti testimoni, e poi ho creato tre personaggi, uno solo dei quali ha avuto la dispensa e si è sposato . Si può dire che ho usato dei casi limite ma cercando di essere molto onesta. Io ritengo che ci sia stato qualcosa di profondamente orrendo nella cultura del corpo e della sessualità in questo tipo di educazione religiosa, intrisa così com’è di una mentalità radicalmente maschilista. Lo lascia parlare i sacerdoti, della loro grande difficoltà nel tenere insieme i pezzi di una vita che è stata educata per essere scissa: da un lato la spiritualità e dall’altro le necessità affettive… da un lato la necessità di obbedienza a un sistema fortemente gerarchico e dall’altro il bisogno di trovare se stessi e la propria autonomia di pensiero. Fornisco degli esempi che raccontano di questa battaglia umana (anche tenera, anche fragile) per tenere assieme i pezzi.
5) Un lavoro che ci è piaciuto è quello sul parto in casa (“Nati in casa”), incentrato sulla figura della levatrice. Oggi la nascita ha un sapore di ospedale e ha perso molto del suo essere un atto che avviene secondo natura. In cosa abbiamo sbagliato?
Il processo di un eccesso di medicalizzazione è iniziato con il passaggio dalla nascita in casa all’ospedale, intorno agli anni ’60. Oggi abbiamo un quadro di evidenze che ci dicono come questo eccesso di pratiche ospedaliere conducano a malattie iatrogene, ossia derivanti da procedure mediche. A forza di intervenire sui parti siamo arrivati al 60% di tagli cesarii in alcune regioni italiane. Insomma l’essere vivente non è la priorità del sistema, nemmeno di quello medico scientifico. Io lo so qual è percentuale di episiotomie durante il parto e l’evidenza scientifica ci dice che si tratta di cifre folli. Dobbiamo tornare coi piedi per terra e mettere mano alle pratiche, con coraggio e creatività, sapendo che il cambiamento è sempre una crisi ed è dolorosa. Ci sono primari che hanno dimostrato che non solo è possibile, ma è anche facile. Inoltre, la nascita a domicilio è infinitamente meno costosa di un parto ipermedicalizzato. Lo so, il costo non dovrebbe essere l’unico discrimine ma è un dato comnque di cui tenere conto. Di recente hanno cambiato i protocolli per l’assistenza durante la gravidanza affidandola all’ostetrica: una donna può essere seguita durante la gravidanza solo dall’ostetrica ma non hanno pensato di stabilire la continuità assistenziale al momento del parto. Per concludere, le pratiche organizzative del sistema troppo spesso vengono prima dei bisogni delle persone.
6) Cosa ci può dire del rapporto tra pubblico e teatro, in un periodo di teatri vuoti e scarsa fruizione culturale?
Quest’estate in forma di studio ho proposto la lettura del copione di “La fabbrica dei Preti” nell’ambito di un micro festival all’aperto alla filanda di Salzano, accogliendo quasi 400 persone. Il pubblico è stanco di essere escluso. Bisogna fare spettacoli che parlino di noi anche con i linguaggi più diversi, ma che ci includano. Abbiamo bisogno che il teatro torni ad emozionarci, così da risvegliare la nostra intelligenza emotiva. L’intelligenza emotiva è la più alta forma di comprensione del reale. Se invece ci abituiamo ad escludere le emozioni apriamo la porta alla pratica delle menzogne.
7) Infine vorremmo analizzare il suo rapporto con la politica, non in termini di espressione di preferenze ma di vicinanza e partecipazione…
Credo che la politica sia un fondamentale. La maggior parte della politica è fondata sulla menzogna, mentre c’è bisogno di stanare la verità. Dato la sfascio attuale, è fisiologico che la delusione provochi un allontanamento; mi auguro tuttavia che la partecipazione, caldeggiata dalle liste civiche e dai movimenti, cresca. Io non escludo di prendermi degli impegni più diretti in quanto sento per me necessario un impegno civile. La prima urgenza è di dirci nuovamente cos’è la democrazia, come si fa e come si costruisce nelle istituzioni.