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1 Giugno 2015Sabato 24 u.s. l’Associazione no profit Pass4Venice ha finalmente presentato al pubblico il progetto omonimo di cui da tempo si parlava. Per motivi di spazio, tralascio le complesse tecnicalità di Pass4Venice, che sono facilmente reperibili in rete (http://www.pass4venice.org/), e cerco di descriverne l’anima. Il progetto si pone due obiettivi fondamentali 1) regolare (e mediamente diminuire) l’afflusso dei turisti in modo da evitare picchi di affollamento insopportabili; 2) trarre dal turismo, finora gallina dalle uova d’oro per una ristretta cerchia di operatori e jattura per i resto dei cittadini, le risorse necessarie per l’indipendenza economica della città e per fare fronte ai costi della salvaguardia della stessa.
I capisaldi del progetto sono:
- Pagamento obbligatorio di un pass per tutti i visitatori turistici (escluse quindi tutte le categorie quali residenti, studenti, lavoratori, congressisti ecc.) tramite la creazione di 7 varchi obbligati (gli “hub”)
- Costo del pass variabile commisurato a vari parametri (visitatore mordi e fuggi o pernottante, durata della permanenza, anticipo con cui si acquista il pass, ecc.) ma soprattutto (e questo è il punto chiave) correlato al numero di presenze in città. Si stima un costo minimo fino alla soglia di 33000 visitatori con una crescita esponenziale finanche a 100 € oltre i 100.000 visitatori
- Pass che garantisce l’utilizzo gratuito dei mezzi pubblici, l’ingresso ai musei ed esposizioni temporanee.
Gli ottimi relatori (Alessio Vianello, Presidente dell’Associazione, Andrea Casadei, anima e padre dell’idea, e il dottor sottile Francesco Versace) hanno dimostrato di aver molto accuratamente studiato gli aspetti legali e di
fattibilità potenzialmente critici legati al rischio di confliggere con il diritto alla libera circolazione delle persone sancito dall’Unione Europea. La tesi dei proponenti è che il diritto alla libera circolazione va subordinato al diritto/dovere, sempre sancito dall’UE, della tutela del patrimonio storico e culturale della città. Patrimonio davvero a rischio se si continua a superare la soglia di visitatori ragionevolmente accettabile. A ciò si aggiunga che la libera circolazione è formalmente garantita dalla possibilità di recarsi a piedi lungo il Ponte della Libertà senza pagare alcunché e dal fatto che, ancora formalmente, non si verifica mai una “chiusura” totale della città (diventa carissima ma non impossibile). Lo strumento legislativo attraverso cui si attuerebbe il progetto è una Legge Speciale che non chieda fondi a Roma bensì sancisca la possibilità di destinare alla propria tutela i proventi dell’operazione. E qui si apre un altro aspetto delicato dal punto di vista giuridico e formale (che sarà da negoziare con la UE). I proventi sono appunto da destinare esclusivamente alla tutela ed alla salvaguardia e non alla gestione corrente. Si tratta però di almeno 500 milioni all’anno ed è una stima conservativa accurata (considerando tutti i costi operativi, ivi compresi gli ammortamenti dell’investimento iniziale degli hub, stimato in un miliardo e mezzo). È chiaro che questa massa di denaro non può essere limitata alla pura conservazione e restauro fisico delle pietre ma il concetto di salvaguardia dev’essere inteso nel senso più ampio, comprendendo le finalità atte a tutelare la società e la cittadinanza intese appunto come parti integranti del bene da salvaguardare.
Insomma un progetto ambizioso, molto complesso, certo perfettibile (per esempio ad occhio va premiato maggiormente chi pernotta in città) ma tale da fornire una soluzione radicale a due problemi fondamentali della città. Se implementato può davvero rappresentare una svolta epocale in positivo per tutta la città (tutta la città: anche la sua parte di Terraferma). Progetto che l’Associazione offre idealmente a tutti i candidati sindaco ed alle forze politiche che li appoggiano, appositamente invitati alla presentazione. E qui merita spendere due parole sui riscontri ricevuti.
Scontata la convintissima adesione di Civica2015 (e quindi di Zaccariotto) che del progetto è anzi in qualche modo ispiratrice e che da sempre l’ha considerato uno dei cardini del proprio programma. Concetto ribadito dal sottosegretario Zanetti e da Teresa Lo Torto, capolista alle Comunali. Interesse concreto e, pare, genuino da parte dei 5stelle (Scano è stato l’unico candidato Sindaco ad intervenire di persona e gliene va dato atto) e della lista Brugnaro (tramite Simone Venturini). A sinistra, l’unico a presentarsi è stato un rappresentante di VeneziaCambia che ha detto che hanno altre idee, che i problemi dell’affollamento si risolvono con una non meglio specificata programmazione e quanto ai problemi finanziari la soluzione (impercorribile ma che importa..) è trattenere un punto di IVA. Nessuno della lista Casson o del PD. Per quest’ultimo è per la verità intervenuta Alessandra Poggiani, candidata però alle Regionali, la quale ha fatto un intervento completamente fuori tema, dimostrando di non aver voluto capire nulla del senso del progetto.
Insomma, lato PD e Casson, totale disinteresse. Non un’idea che sia una. Il programma di Casson si può riassumere in queste poche parole: “non si deve scavare il Contorta”. Questo è l’unico punto su cui ha fatto chiarezza (peraltro invadendo una competenza non del tutto sua). Tutto il resto lo scopriremo solo vivendo (nell’ipotesi che lui vinca, ben s’intende).