10 ragioni per me posson bastare.. N° 2 – Lo stallo
10 Novembre 2019L’altro Matteo, ovvero l’ego della bilancia
12 Novembre 2019Quando timidamente si cerca di far notare che la separazione, riducendo il Comune di Venezia a 80000 abitanti, metterebbe a rischio, nel medio termine, il ruolo del Comune di Venezia quale Capoluogo di Regione, la macchina propagandistica dei separatisti obietta immediatamente che non c’è alcun automatismo in materia (vero) e, a riprova, citano il caso dell’Abruzzo dove il capoluogo è l’Aquila (mentre la città più popolosa è Pescara). Per la verità ci sarebbe anche un altro caso (Calabria – Catanzaro – Reggio) ma chissà perché non lo citano mai.
L’argomentazione che l’Aquila è capoluogo nonostante sia più piccola di Pescara però non chiude affatto la questione. Innanzitutto c’è comunque una questione dimensionale: Pescara è meno del doppio (idem Reggio vs. Catanzaro); nel Veneto Verona sarebbe più del triplo. E non solo, nei due casi citati il capoluogo è comunque il secondo Comune, nel Veneto sarebbe il sesto. Inoltre il Veneto è una terra di campanili, di grossi paesi, Venezia è già per molti aspetti (anche di colore politico) una cosa altra, in qualche modo percepita come estranea. In più Venezia non è baricentrica (questo è un punto di forza di Padova), poi è scomoda… tutti elementi di debolezza che facilmente possano costituire l’humus propizio per tentare il blitz di spostare il Capoluogo. Ma c’è di più: un rischio davvero altissimo e concreto è la perdita de facto del Capoluogo. Perché se de jure in effetti potrebbe essere complicato, stante la storia, l’immaginario collettivo ecc., facilissima sarebbe la spoliazione, pezzetto per pezzetto, delle prerogative di capoluogo, in silenzio senza spostare nominalisticamente la sede del Capoluogo ma lasciando in città solo una parvenza, solo l’ombra delle funzioni. Pensate a che ricco menù: l’Avvocatura, la Giunta, Il Consiglio regionale, l’Ufficio Scolastico Regionale, la Direzione Sviluppo Economico, la Direzione Affari Legislativi. Un pezzo a Verona, un altro a Padova, un contentino a Treviso, a Venezia lasciamo il Consiglio Regionale e che gli basti.. Il modello perfetto per il veneto dei campanili.. avremmo tutti contro, tutti con l’oggettivo interesse a partecipare alla spartizione. A riprova, già oggi nello strombazzato Abruzzo accade esattamente questo; più della metà delle istituzioni prerogativa del Capoluogo di Regione sono a Pescara. Prova provata che non stiamo affatto parlando di vuote congetture.
Naturalmente sono sempre congetture, concrete ma non certezze. Contrariamente ai separatisti che spacciano per certezze quelle che sono possibilità anche vaghissime o inesistenti, ammettiamo di essere nell’ambito probabilistico. Ma appunto, anche i numeri hanno un loro significato. Vorrà pur dire qualcosa che su 21 tra Regioni e Province Autonome solo in 2 casi il capoluogo non è il centro maggiore? Immaginate di andare dal dottore e questi vi dica che siete a rischio di infarto. E che voi gli chiediate “ma è sicuro o solo possibile?”. Se questi vi rispondesse “guarda, su 21 pazienti nelle tue condizioni, due non hanno avuto l’infarto” voi che fareste? Usciti dallo studio medico, comincereste a tener d’occhio il colesterolo o correreste a prendervi un hamburger con doppia pancetta?
Perché queste note
Queste note nascono dalla constatazione che un dialogo con i separatisti non è possibile. Perché ogni tentativo di fare informazione seria si vanifica in un estenuante batti e ribatti con considerazioni surreali esposte sovente in modo aggressivo.
L’ho chiamata “Dieci ragioni per me posson bastare” in omaggio al grande Lucio: una ragione diversa per dieci giorni esposta brevemente (ove possibile) per cui sostengo che la separazione sarebbe sbagliata e anzi una jattura. Per la città d’acqua e per quella di terra.
Anche solo riuscissi a far meditare uno dei lettori, non sarebbe stato sforzo vano.