
I Geniali di Moscovia – prima parte-
10 Aprile 2018
PER GUARDARE IL PD DOPO IL 4 MARZO. OLTRE IL PD
10 Aprile 2018Il 16 marzo scorso la Nuova Venezia pubblicava l’articolo “Trenta associazioni e comitati: le rete delle autonomie”, nel quale si elencavano ben 23 associazioni, asseritamente a favore del SI alla separazione del Comune, più varie adesioni individuali, a stento trattenendo l’entusiasmo per la gioiosa macchina da guerra che si starebbe mettendo in piedi per l’appuntamento del 30 settembre (TAR e Consulta permettendo). Il giorno successivo, lo stesso giornale (e stesso autore) riportava ben sette smentite (in realtà mancava l’ottava, dell’Associazione Metri Cubi, non pervenuta in tempo). Un terzo del totale.. La Nuova, con stupefacente nonchalance, faceva magicamente diventare quello che il giorno prima sembrava frutto di una meticolosa inchiesta un relata refero (“alcuni promotori del referendum diffondono la lista delle associazioni autonomiste”..).
lmbarazzante topica della Nuova a parte, resta comunque il fatto che i due terzi delle associazioni citate non hanno smentito, quindi confermano il loro sentire separatista. Ovvero, il vasto mondo dell’associazionismo nel nostro Comune, pur non essendo totalmente sovrapponibile ai separatisti (e questo è da tenere presente) tendenzialmente guarda con favore alla creazione dei separati Comuni di Venezia e Mestre nonostante gli evidenti prezzi da pagare di una simile scelta; si consideri per esempio il solo aspetto della rilevanza nazionale (si legga a proposito l’ottimo Giovanni Montanaro https://www.7luglio.org/4609/venezia-perche-no-alla-separazione/). Ora, le associazioni mediamente non sono composte da sprovveduti: e non essendo sprovveduti non possono non vedere le controindicazioni della scelta separatista. Il che significa che ritengono che i vantaggi di una simile scelta siano tali da più che compensare le controindicazioni.
Dal lato terraferma, in realtà, le pulsioni separatiste sono dettate soprattutto da questioni identitarie e “romantiche” (il Comune di Mestre..) e al cuor non si comanda. Poco da dire quindi, il separatista mestrino medio non si pone il problema di un razionale calcolo costi/benefici ma fa una scelta di cuore.
Lato città d’acqua, dove peraltro l’associazionismo è più diffuso e vitale, invece un fondamento razionale c’è: ci sono problemi specifici della sola città d’acqua (uno su tutti: il calo della popolazione residente che sempre più si lega alla perdita di patrimonio immobiliare, che si sta inesorabilmente convertendo da residenziale e turistico ricettivo). In più, essendo gli elettori della città d’acqua minoritari rispetto a quelli di terraferma, “pesano” oggettivamente meno e quindi c’è sempre il sospetto che l’amministrazione di turno pensi più ai temi che portano consenso elettorale. E, detto en passant, l’Amministrazione Brugnaro, con la sua visione “metropolitana” all’estremo, sembra fare apposta a consolidare questo sospetto. E se Brugnaro pecca in un senso, mediamente le Associazioni peccano del contrario, ovvero nutrono un sentire veneziano-centrico ormai fuori dalla realtà. E la realtà, appunto è ahimè complessa e non si presta a soluzioni semplici e tranchant: non è una soluzione la separazione per una serie di motivi già ampiamente dibattuti. Non è una soluzione altresì pensare semplicemente che Venezia, essendo per molti versi “una parte del tutto”, non abbisogni di politiche e di attenzioni specifiche per i suoi problemi specifici, anche a livello legislativo (e non si tratta solo di denari). Non è una soluzione pensare che il Mercato metta tutto a posto, non lo è nemmeno pensare di ingessare la città con i NO a tutto.
Si deve esercitare il mestiere faticoso delle scelte, caso per caso, anche quando siano contropelo per molti elettori. E senza soluzioni taumaturgiche. Si chiama Politica.